Cent'anni fa

Gavroche e lo stravolgimento degli inni e della storia

Le notizie del 13 dicembre 1925
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
13.12.2025 06:00

La Nota
Per la festa dell’Escalade di Ginevra il signor Oltramare, capo del Dipartimento di Educazione, ha ordinato a tutti i docenti di astenersi dal far cantare agli scolari le canzoni patriottiche il cui testo accenni a fatti d’arme, imprese guerresche eccetera eccetera. Buona idea! Revisione completa di tutte le canzoni patriottiche o sociali, per dare, s’intende, ai ragazzi la illusione che non ci siano mai state guerre, che l’umanità, prima d’ora, abbia sempre vissuto in una marmellata e di fratellanza.

Ed incominciamo dall’Inno Patrio. Ci chiami o Patria, Uniti impavidi… Alt! Invece di Snudiam l’acciar, si canterà: Parliam d’affar, oppure Che bel cantar… o anche: Che gran d’affar. E più avanti: Ti farem argine, Coi petti indomiti; si potrà dire, invece: Ti farem costruire, o Elvezia, una strada carrozzabile, o altro.

E, s’intende, revisione della storia universale. Ai ragazzi si racconterà che Caino ed Abele erano due buoni fratelli; un giorno Caino invitò Abele a berne un mezzo; al momento di pagare nacque una disputa cortese si chi dovesse mettere mano al portamonete, la spuntò Abele, il quale pagò tutto il conto.

Giulio Cesare era un impresario di una compagnia di Operette che girava il mondo dando spettacoli gratuiti alla gente. Carlo Magno era un imperatore che fabbricava le sveglie e andò a farsi frate.

La Rivoluzione francese potrà essere raccontata brevemente così: «Un giorno il popolo parigino scese in piazza a fare una dimostrazione di fratellanza; tutti amici; tutti fratelli; gettò le braccia al collo ai nobili; nella foga dell’abbracciare qualcuno si trovò delle teste fra le mani; il Re, tutto commosso, volle fare un regalo al popolo e non sapendo che cosa scegliere di meglio, scelse la propria testa, alla quale il popolo parigino fece una gran festa». L’epopea napoleonica può essere così riassunta: «Napoleone era il figlio di un farmacista, il quale morì a Sant’Elena».

La guerra mondiale può essere soppressa nei libri di storia, oppure raccontata ai ragazzi così: «Nel periodo che corre dal 1914 al 1925 ci fu a Locarno una conferenza in cui si parlò della pace e si tenne un banchetto d’occasione». La rivoluzione bolscevica: «Un giorno la Russia pensò di cambiare il colore della bandiera e sostituì alla bandiera gialla una bandiera rossa». E la storia la faremo star tutta in un volumetto di cinque pagine, con grande delizia degli scolari diligenti e studiosi.

Ci tengo però ad avvertire il signor Oltramare, capo del Dipartimento dell’Istruzione ginevrina, che venti secoli fa un certo prof. Tacito scriveva nella Vita di Agricola queste parole: «Avremmo anche perduto la memoria (dei fatti avvenuti), se fosse possibile all’uomo il dimenticare come lo è il piacere».

Gavroche

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