Cent'anni fa

Gavroche, l'elemosina e la coscienza

Le notizie del 1. aprile 1923
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
01.04.2023 06:00

La Nota
Vi confesso la verità che quando ho visto quel mendicante al quale, mosso dalle pietose lamentele, avevo fatto un po’ di elemosina, tranquillamente seduto al tavolo di una osteria con davanti mezzo litro di vino e con negli occhi accesi e instupiditi i segni di un altro mezzo già succhiato, mi è saltata la mosca al naso.

Il mio signor Io, che abita al primo piano nobile, tiene uno spaccio di morale, di dignità e di rettitudine ad uso e consumo degli altri, e per dilettantismo ama forse anche il quaresimalista, è andato subito in furia. «Ma guarda dove va a finire la mia elemosina! All’osteria! Aspetta che mi lasci cogliere ancora nel laccio della pietà! Tutti imbroglioni codesti mendicanti».

La coscienza, che sta nel bugigattolo della serva, per un po’ lo ha lasciato sfogare, il mio Io, poi si è messa a dargli voce. La coscienza ha del buon senso, ha l’abitudine di vedere delle cose non solo la superficie che molte volte è ingannevole, ma anche il fondo.

Ha però la disgrazia di non essere ascoltata e di dover sempre vivere giù in basso nel bugigattolo della serva, lontana dall’Io che sta in alto e la fa da padrone di casa. La coscienza dunque ha così parlato: «Mio caro, capisco che ti dia sui nervi vedere il tuo mendicante seduto all’osteria ad ubbriacarsi con le tue e le altrui elemosine; quel mendicante fa male e forse meriterebbe fior di legnate invece dell’elemosina che sarebbe più utile per tanta altra povera gente che ha veramente bisogno. Tu hai fatto l’elemosina ed hai compiuto il tuo dovere; dove l’elemosina sia andata a finire questo non ti deve preoccupare; si dà perchè è dovere morale di dare; se si dovesse, prima di fare l’elemosina, aprire una inchiesta per sapere se l’elemosina sarà spesa bene o male, la nostra diventerebbe una carità pelosa, e sarebbe per troppi un buon pretesto per non dare. E d’altronde pensiamo all’uso che noi stessi facciamo delle doti, dei beni materiali e morali, della intelligenza, della agiatezza, dell’educazione, dell’istruzione, della salute che ci sono stati dati in dono e ci persuaderemo subito che il mendicante che va all’osteria a bersi le elemosine ha ben diritto alla indulgenza da parte di chi, come noi, fa cose molto più alte e preziose del modesto soldino, lo stesso se non peggio di lui».

Così ha parlato la coscienza, ma il mio Io, che la sa più lunga, l’ha mandata come il solito a quel paese.

Gavroche

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