L’intervista

Gian Andrea Costa: «La RSI è sempre in prima linea a sostegno della musica»

Nostra intervista al responsabile della produzione e gestione di eventi, iniziative sul territorio e dell’offerta musicale della Radiotelevisione della Svizzera italiana. Che ribadisce: «Non è previsto alcun disimpegno nelle produzioni, anzi...»
Gian Andrea Costa, 37 anni.
Red. Online
20.10.2020 06:00

È un periodo di cambiamenti per la Radiotelevisione della Svizzera italiana: la necessità di attuare delle misure di risparmio, ma anche di adattarsi ai mutamenti dell’universo massmediatico, obbligano il servizio pubblico ad una riorganizazione. Che a Comano è iniziata anche attraverso l’accorpamento di alcuni settori all’interno del nuovo dipartimento Cultura & Società tra i cui responsabili c’è Gian Andrea Costa, specificatamente per quanto riguarda la produzione e gestione di eventi, iniziative sul territorio e dell’offerta musicale della struttura radio-televisiva: un ruolo importante, in considerazione dell’incidenza che la RSI ha quale promotore e sostenitore di iniziative artistico-culturali sul nostro territorio. Lo abbiamo intervistato.

La RSI è da sempre il motore musicale della Svizzera italiana: lo sarà anche alla luce della riorganizzazione in atto al suo interno?
«Sì, anche perché la sua offerta, pandemia permettendo, proseguirà senza alcun ridimensionamento e nel segno della continuità. Ovvero continuando ad innescare il dibattito culturale ma soprattutto raccontando ciò che succede nel Paese e operando in collaborazione con tutti gli attori presenti sul territorio. Che sono tanti: nel corso dell’ultimo trentennio, con il concorso della RSI ma anche in modo autonomo, la Svizzera italiana ha visto nascere e svilupparsi moltissime iniziative alle quali, in quanto servizio pubblico, dobbiamo fare da megafono, da amplificatore, oltre che da collaboratore. Un esempio è la rassegna «Tra jazz e nuove musiche», nata all’interno della RSI, ma che negli anni ha cominciato a collaborare con gli altri protagonisti del jazz ticinese e a supportarli. Tanto che oggi più della metà di questi concerti si svolgono in quelle dei nostri partner (Jazz in Bess, il Teatro del Gatto, il Cinema Teatro di Chiasso...)».

I tre pilastri della strategia aziendale della SSR dei prossimi anni puntano ad un’offerta musicale più differenziata, più digitale e più svizzera, ma senza per questo diminuire l’offerta sui media tradizionali

Le voci che preconizzano un disimpegno della RSI nelle produzioni musicali sono dunque da considerarsi infondate?
«Direi di sì e i fatti lo dimostrano. Non ci sarà infatti alcun taglio nel settore per il 2021. È chiaro che in merito agli anni successivi non possiamo esprimerci: dipende dall’evoluzione generale delle cose, ma la direzione ad oggi non ha manifestato intenzione ad operare cambiamenti in tal senso. È chiaro che se facciamo un paragone con le decadi passate la situazione è diversa, così com’erano diversi gli scenari economici, sociali e culturali. Ma da qui a parlare di disimpegno... Basti pensare che nel 2019 abbiamo registrato e trasmesso 236 concerti. Ciò significa che in media ogni 36 ore la RSI ha proposto un concerto inedito, una proposta fresca del territorio. Nella primavera di quest’anno, non appena ci siamo potuti riappropriare degli studi dopo il confinamento, garantendo la massima sicurezza ai musicisti abbiamo lanciato la rassegna, “MusicaViva” proprio per dare un po’ di ossigeno ad un settore letteralmente in ginocchio e far risuonare attraverso i nostri canali più musica dal vivo possibile. Ad oggi conta una trentina di appuntamenti senza confini di genere che spaziano dai Barocchisti (con un repertorio che il Maestro Fasolis ha appositamente selezionato tracciando un parallelismo con le sfide a cui ci confronta la pandemia) a Rossana Taddei, passando per il Vent Negru trio o la giovane cantante zurighese R&B Naomi Lareine. Alle dirette radio dell’OSI al LAC abbiamo inoltre aggiunto il videostreaming, permettendo così a chi non può recarsi in sala, di godersi i concerti a casa, tra l’altro in qualsiasi momento perché rimangono disponibili nelle settimane a seguire».

E a chi ritiene che la RSI stia sacrificando le produzioni classiche a favore del pop, cosa risponde?
«Che non c’è stato alcun dirottamento di risorse in tal senso. RSI ha una tradizione ed una storia che la legano alla musica d’arte (è la storia della nostra regione) e che io sostengo e difendo a spada tratta. Mi piacerebbe essere uno scrittore più avvincente e narrare di grandi rivoluzioni, ma anche in questo caso il termine più proprio è continuità».

Come l’offerta musicale della RSI si adatterà alle nuove tecnologie? Il web diventerà prioritario rispetto alla radio e alla tv tradizionali?
«I tre pilastri della strategia aziendale della SSR dei prossimi anni puntano ad un’offerta più differenziata, più digitale e più svizzera. Il digitale avrà quindi un peso sempre maggiore, come conferma anche il lancio lo scorso 18 settembre del nuovo canale tematico musicale sul sito della RSI (rsi.ch/musica). È giusto che noi si arrivi laddove c’è il nostro pubblico, e gran parte di esso sta dall’altra parte del tablet e del telefonino. Abbiamo al contempo un pubblico radiofonico fedele, preparato ed esigente che non vogliamo deludere. In fila con quel pubblico mi ci metto anch’io che - pur fruendo di una miriade di contenuti sul web – rimango costantemente sorpreso da ciò che la radio mi offre. Se penso alle trasmissioni d’approfondimento musicale, non c’è giorno in cui non impari qualcosa sintonizzandomi, ad esempio, su Rete Due».

Tra i tre pilastri delle strategie future anche a livello musicale della RSI c’è «più svizzera». Dunque un maggior impegno nel sostenere le produzioni locali e delle altre regioni del Paese?
«Anche qui non c’è nulla di nuovo, ma il prosieguo di un cammino intrapreso da tempo e che, personalmente, è sempre stato uno dei miei mantra da quando ero un conduttore e un programmatore radiofonico. Negli ultimi vent’anni c’è stata una vera e propria esplosione nella produzione musicale elvetica che è davvero di qualità. È dunque nostro compito divulgarla e promuoverla superando quel “röstigraben” musicale che è tutt’oggi imponente, forse per le differenze culturali, forse perché i poli urbani attorno ai quali ruota la musica sono diversi e non necessariamente si parlano. Ma poco importa: la produzione musicale svizzera è florida e portarla alle orecchie e agli occhi del nostro pubblico è una missione importante ed appassionante».