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Gli anni di Supersex, oscurati dalla denuncia a Rocco Siffredi

La giornalista Alisa Toaff ha denunciato il pornodivo: «Sessista e molesto» – La serie televisiva ha il merito di raccontare anche l’era di passaggio fra i giornaletti e il video, fra cinema e videocassette VHS
© Netflix
Stefano Olivari
23.03.2024 21:00

Una serie televisiva su Rocco Siffredi ha un grosso problema: il vero Rocco è vivo e attivo, anche se non più come un tempo, fra l'altro fresco di denuncia per molestie da parte di una giornalista. Un episodio che, inevitabilmente, sta mettendo in ombra la serie a lui ispirata. Supersex, disponibile dal 6 marzo su Netflix e con Alessandro Borghi nei panni del mito del porno, era comunque una delusione annunciata. È però un prodotto ben fatto, che ha il merito di raccontare anche l’era di passaggio fra i giornaletti e il video, fra cinema e videocassette VHS, con il giovane Siffredi che grazie alle sue doti non soltanto fisiche riesce a evadere dalla provincia e a diventare un mito trasversale, oltre il ghetto del porno.

Rocco Siffredi, il personaggio

Tutti sanno chi sia Rocco Siffredi, anche se magari non hanno visto i suoi film: c’è però sempre un provvidenziale e misterioso amico che riassume le trame. Meno conosciuta è la sua formazione, fra la fine degli anni Settanta (Rocco è nato nel 1964) e l’inizio degli Ottanta, con la fuga da un piccolo paese dell’Abruzzo per raggiungere il fratello a Parigi e fare il cameriere, sognando un futuro come modello. Poi l’incontro casuale con Gabriel Pontello, icona del porno di quei tempi sia come attore sia come produttore, e l’inizio di quarant’anni di carriera che lo hanno portato a recitare in oltre duemila film (ma non più di un centinaio quelli reperibili in circuiti normali) con dive come Moana Pozzi, Karin Schubert, Lilli Carati, Tracey Adams e tante altre, alternando il porno a film quasi d’autore, come Romance e Pornocrazia (entrambi di Catherine Breillat) e a numerose comparsate televisive, anche come concorrente di reality show (quinto all’Isola dei Famosi 10), che lo hanno reso un personaggio formato famiglia. C'è pure chi si è commosso quando all’ultima edizione di Ballando con le stelle ha pianto guardando l’esibizione del figlio. E anche nella serie Netflix di peccaminoso ed erotico, non si dice pornografico, c’è poco: tanti discorsi e frasi che vorrebbero essere memorabili, ma scene che appassionano soltanto nelle parti sull’adolescenza e sul rapporto con il fratello Tommaso, interpretato da Adriano Giannini, la cui fidanzata (e musa ispiratrice del vero Rocco) è nella fiction Jasmine Trinca. Insomma, un prodotto attento più a evitare volgarità (in questo senso missione compiuta) che a emozionare, che si spinge fino alla rappresentazione di un Rocco quasi femminista. Forse nel 2024 non si può andare al di là di questo.

L’industria del porno nei film

Di sicuro l’industria del porno continua a incuriosire, anche più delle situazioni rappresentate. Non è un caso che di serie televisive moderne sull’argomento ne siano state fatte tante, prima di Supersex. Da The Deuce a Hard, da Family Business a Xanadu, da Webdreams a Hot girls wanted turned on, sembra che l’industria del porno interessi più del sesso, sia pure soltanto guardato: un fenomeno che Siffredi ha capito prima degli altri, giocando su più tavoli. La migliore serie è forse The Deuce, tre stagioni con James Franco e Maggie Gyllenhall ambientate nella New York anni Settanta. Fra i tanti film sull’argomento impossibile non citare Boogie Nights, Larry Flint, WonderlandLe pornographe. La sensazione è che il tema interessi di più a chi non ha mai guardato film di questo genere che agli spettatori abituali, che hanno seguito l’evoluzione della tecnologia da VHS fino a YouPorn.

Il fotoromanzo Supersex

Certo è che la serie con protagonista Siffredi-Borghi strizza l’occhio anche a un pubblico di un certa età, quello che ha avuto un’educazione sessuale non troppo diversa da quella di Siffredi, cioè Tano (Rocco Tano il suo nome all’anagrafe e in molti film, anche se per anni si è creduto che fosse uno pseudonimo e Siffredi il vero cognome). Un compito, quello dell’educazione sessuale, che le famiglie dell’epoca spesso delegavano al passaparola fra coetanei e ai giornaletti porno, i fumetti propriamente detti e i fotoromanzi. E il più famoso fotoromanzo di tutti era Supersex, che come protagonista aveva proprio il Gabriel Pontello che avrebbe cambiato la vita di Rocco sia come mito sia poi come guida nel mondo del porno. Supersex era di ideazione francese, ma veniva fatto a Milano, stampato con un memorabile bianco e nero. Le storie fotografiche, arrivate fino al 1985, sono più o meno tutte uguali: Pontello, improbabile poliziotto e poi investigatore privato, si occupa di un caso che in un modo o nell’altro risolve con una scena di sesso finale (non che ne manchino anche prima), favorita da una sorta di fluido erotico di origine extraterrestre a cui nessuna donna resiste. E nei momenti decisivi il grido «Ifix tcen tcen», rimasto nella testa di una generazione e quindi anche del piccolo Rocco Tano.

Erotismo a fumetti

Certo l’immaginario da cui parte la carriera di Siffredi parte non soltanto da Supersex, ma anche dai fumetti erotici, rappresentativi degli anni Settanta dei giovani italiani (e ticinesi) come poche altre cose, in quell’era pre-internet e anche con una televisione che nelle nostre vite era marginale. Infiniti i titoli, ma ci limitiamo ai più famosi, partendo da quelli della Edifumetto di Milano: Lando (una specie di sosia di Celentano), Jacula, Sukia, Il Tromba, Attualità nera… E poi Camionista, Centravanti, Corna vissute, Il montatore, La Hostess, Maghella, Zora, eccetera. Inutile mettersi a fare un elenco di oggetti di culto per collezionisti (sconsigliamo comunque l’acquisto di seconda mano), più interessante notare che questa visione della sessualità, rigorosamente etero e in buona sostanza maschilista, si saldava a quella del cinema italiano popolare di quegli anni, con le varie poliziotte e dottoresse a proporre l’immagine di una donna che oggi non sarebbe proponibile nemmeno per scherzo e nemmeno nelle caserme. Sì, perché quei prodotti erano caratterizzati da una straordinaria ironia, che ovviamente i tredicenni non coglievano ma era senz’altro superiore a quella dei fumetti erotici d’autore, a volte capolavori come la serie di Crepax su Valentina ma di solito cose noiose ed intellettualoidi. Bravo Siffredi ad essere connesso non soltanto con quelli della sua età ma anche con i più giovani, affascinati da dinamiche che oggi sembrano misteriose.

La giornalista Alisa Toaff ha denunciato Rocco Siffredi per presunte molestie sessuali via WhatsApp. Toaff lavora nel settore spettacoli dell’AdnKronos e lo scorso dicembre ha ottenuto un’intervista al pornodivo in un hotel di Roma. Si è presentata all’incontro con un’amica: «Alla mia amica, che festeggiava il compleanno, ho chiesto io di essere presente. Sia perché è una sua fan e aveva l’occasione di conoscerlo, sia perché la sua presenza mi rassicurava, visti i precedenti messaggi di Siffredi e la sua fama di predatore», ha dichiarato la giornalista al Corriere della Sera. Dopo l'intervista e alcune foto, la conversazione è proseguita su WhatsApp, con la richiesta di Siffredi di modificare alcune parti del testo. Ma quando è uscito l'articolo, è stato il titolo a fare infuriare il pornodivo. «Mi sono molto inca**ato e, certamente sbagliando, ho usato nei confronti della giornalista parole molto offensive. Parole che le ho mandato con un vocale su WhatsApp. Volgarmente le ho consigliato di fare più sesso perché le avrebbe fatto bene. L’ho richiamata subito per scusarmi. Mi ha risposto che non ci sarebbe stato nessun problema, perché mi avrebbe querelato. Lei ora avrà la sua gloria e io devo prendermi la me**a addosso per una cosa che non ho fatto». A quel punto fan (anche della serie) e social si sono scatenati. Tanto da portare Siffredi a lanciare un appello: «Se mi volete bene dovete fare quello che vi chiedo: smettetela di insultare la giornalista con la quale ho questa problematica, chiamiamola incomprensione. Vi chiedo di non insultarla, di non minacciarla e soprattutto di rispettare la sua natura, la sua persona. È una donna, abbiamo avuto un problema, è un problema nostro che risolviamo».
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