Il personaggio

Heinz Holliger, una vita al servizio della musica

Gli ottant’anni dell’oboista, pianista, compositore e direttore d’orchestra bernese – tra le personalità chiave della scena elvetica del secondo Novecento – festeggiati con un concerto giovedì sera al LAC di Lugano
Heinz Holliger (© Priska Ketterer)
Zeno Gabaglio
24.10.2019 06:00

Chi potrebbe oggi essere definito un musicista completo, se non l’oboista, pianista, compositore e direttore d’orchestra Heinz Holliger?» si è retoricamente chiesto il critico musicale zurighese Peter Hagmann, lo scorso maggio in occasione degli ottant’anni del celebre musicista bernese. Riprendendo lo stesso entusiasmo e avvertendo la necessità di celebrare anche a sud delle Alpi uno dei maggiori musicisti svizzeri, LuganoMusica dedica stasera ad Heinz Holliger una serata speciale al LAC. Un’occasione utile per ripercorrere qui alcune tappe fondamentali del suo esemplare percorso artistico.

Dall’Emmental all’Europa
«Un’infanzia molto normale» così Heinz Holliger ricorda la propria giovinezza a Langenthal, dove nacque il 21 maggio 1939, quarto di quattro figli di un medico borghese. A quattro anni la prima passione per il flauto dolce, a dieci quella per l’oboe (strumento con cui mostrò subito prodigiosi progressi) e poi quella per il pianoforte. Nel 1958 oltre alla maturità liceale ottiene anche il diploma di oboe al conservatorio. Dopo Berna Parigi, dove Holliger studia oboe con Pierre Pierlot e composizione con Pierre Boulez. A vent’anni vince il Concorso di Ginevra e due anni dopo il Concorso ARD di Monaco di Baviera: le due competizioni più importanti al mondo per uno strumentista a fiato, e per Holliger si spalancano le porte della carriera internazionale come oboista.

Solista oppure orchestrale?
In genere l’oboe non è uno strumento predestinato alla carriera da solista, perché esigua è la disponibilità di opere a esso dedicate. Anche per questo motivo Holliger accetta inizialmente la posizione di oboe solista alla Basler Orchester-Gesellschaft: un ruolo da orchestrale che rivestì per lui un’importanza maggiore di quanto non possa sembrare. Perché in quella funzione, per quattro anni a partire dal 1959, poté conoscere dall’interno l’orchestra e il suo complesso funzionamento ma anche perché a Basilea strinse un rapporto di profonda amicizia con il facoltoso mecenate e direttore d’orchestra Paul Sacher, punto di riferimento imprescindibile per la musica del XX secolo.

Tra passato e presente
Holliger ha da sempre lavorato per ampliare il repertorio del proprio strumento con un profondo lavoro di ricerca e riscoperta nei materiali d’archivio: da lì fece emergere – negli anni Settanta – Jan Zelenka (un contemporaneo boemo di Johann Sebastian Bach, di cui avviò una rinascita su scala globale). Ma anche sul lato temporalmente opposto – lo stretto contemporaneo – Holliger è stato di grande ispirazione: numerosi pezzi sono stati scritti su sua iniziativa e pensati apposta per valorizzare le sue abilità. Il più famoso è probabilmente il Doppio Concerto per oboe, arpa, archi e due percussionisti di Lutosławski, completato nel 1980 e presentato per la prima volta da Holliger a Lucerna con la moglie, l’arpista Ursula Holliger, e il Collegium Musicum Zürich. Ma anche pagine di Berio, Carter, Henze, Ligeti, Penderecki e Stockhausen, un elenco di nomi che potrebbe anche valere come promemoria per i maggiori autori di musica colta-contemporanea del secondo Novecento.

Compositore e direttore
Dalla fine degli anni Cinquanta Holliger ha anche intrapreso la carriera di compositore, scandita da una produzione regolare sia per cadenza sia per profondità di significati. Tra queste Cardiofonia del 1971: al centro sta l’oboista con il suo battito cardiaco, il suo respiro e il progressivo affanno che porta infine al collasso. Ma anche l’opera Biancaneve (première a Zurigo nel 1998), Scardanelli-Zyklus (ispirato alle liriche di Hölderlin e scritto per flauto solo, coro misto, ensemble ed elettronica) e l’insolito Alb-Chehr con cui nel 1991 stabilì un legame tanto trasversale quanto significativo con la musica popolare svizzera. Se però – attraversando una strada di Tokyo – si chiedesse ai passanti chi è Heinz Holliger, la risposta più probabile sarebbe «il direttore d’orchestra!». Perché questo è l’ulteriore mestiere musicale che lo ha visto primeggiare sin da quando – negli anni Settanta – Paul Sacher lo invitò a dirigere l’Orchestra da camera di Basilea. Una professione d’interprete – forse la più complessa – in cui si è saputo distinguere su scala internazionale, affermandosi come una delle personalità musicali più complete e forti della Svizzera contemporanea.

Il concerto

Giovedì 24 ottobre alle 20.30 al LAC Heinz Holliger, con il proprio oboe si esibirà in trio con la violoncellista Anita Leuzinger e il pianista Anton Kernjak. Il programma prevede i Cinque pezzi in stile popolare di Schumann, il Trio in si bemolle maggiore Gassenhauer di Beethoven e le Romancendres per violoncello e pianoforte dello stesso Holliger