Hunt e Lauda, gladiatori della Formula 1

In "Rush" anche Favino: "Orgoglioso di aver interpretato il grande Clay"
Marisa Marzelli
27.09.2013 00:48

Vite spericolate, donne e motori, ma non è solo questo. Non si comprende del tutto perché Rush coinvolga ogni tipo di pubblico – anche quello che diffida dei film sportivi o non ama la Formula 1 –, se non si ricorda che nei decenni scorsi l?élite delle corse automobilistiche ha pagato un esagerato tributo di piloti deceduti sui circuiti. 16 morti negli anni ?50, una decina nelle decadi ?60 e ?70 e poi in discesa con l?introduzione di nuove misure di sicurezza. Il regista Ron Howard, narrando un frammento della rivalità tra due campioni agli antipodi – il  playboy inglese James Hunt e l?austriaco freddo ragionatore Niki Lauda – è  riuscito a toccare uno strato più inconscio e profondo, scalfendo il mistero della velocità e l?attrazione della morte. Rush si concentra sulla stagione 1976, quella dello spaventoso incidente di Lauda. Ma il film non è la storia di vittorie o sconfitte, è quella di due sfidanti che si guardano negli occhi come in un duello western. Daniel Brühl è un Lauda perfetto e il biondo australiano Chris Hemsworth è carismatico come una rockstar. Buone la sceneggiatura e l?ambientazione anni ?70; spettacolari le riprese delle corse. La prima parte appare descrittiva, ma il nucleo centrale del racconto s?impenna epicamente. Peccato per un finale più didascalico e c?è poco spazio per i caratteri dei comprimari, come il  Regazzoni di Favino che, riguardo al suo ruolo in Rush ha commentato: "sono orgoglioso di aver portato sullo schermo il grande Clay".