I giornalisti sono tutti dei buoni figliuoli

La Nota
Quei giornalisti!... Eh, badiamo a non parlar male dei giornalisti in questi giorni in cui tutta la popolazione non vive, si può dire, che per essi e dà loro prove di così schietta e spontanea simpatia. I giornalisti, signori miei, sono tutti dei buoni figliuoli, un po’ bohème, un po’ menimpipisti, qualche volta rompiscatole o guastafeste, ma tutti con un cuorone grande come una cattedrale.
Si parla male dei giornalisti; e di chi non si parla male in questo mondo? Ma se si parla male anche del buon Dio! Eppure i giornalisti se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Dinastia antichissima quella dei giornalisti, che risale a Mosè, primo corrispondente di guerra e redattore dei bollettini ufficiali delle gesta degli Ebrei.
I giornalisti forniscono la minestra quotidiana con le notizie del mondo e della città. Ci sono troppe carote!, osserva qualche malcontento. Signori miei, leggete un trattato di igiene e mi saprete poi dire se le carote non fanno bene alla salute; le ordinano persino i medici e ne spacciano anche! Se c’è il concittadino che si distingue, ecco subito il giornalista a farlo sapere al pubblico; il ragazzetto degli Asili infantili che recita bene la poesiola, il fanciulletto che passa gli esami di prima ginnasio, il candidato politico che ha delle doti da far conoscere e delle promesse da spacciare, l’inventore dei chiodi senza capocchia, il cane che abbaia nell’Opera, il cittadino che protesta, l’uomo grande, l’uomo piccolo che vuol camminare sui trampoli per pare grande, l’artista, il letterato, l’usciere che fa il suo dovere, il gendarme che arresta il ladro, il medico che ammazza il cliente, l’avvocato che lo pela, il conferenziere che conferenzia, il calciatore che ha o para i goals, il cittadino che si fa onore, quello che si fa disonore, chi si sposa, chi si battezza, chi si ammazza, chi nasce e chi muore, chi vince il premio della lotteria, chi si rompe una gamba, tutti hanno bisogno del giornalista che racconta, fa sapere, illustra, chiarisce, ingrandisce, rimpicciolisce, crea grandezze, ne demolisce, fabbrica celebrità, improvvisa con un giro d’interruttore della cronaca, luminarie, fa i fuochi di bengala.
Si può dunque parlare male del giornalista (ma c’è poi veramente qualcuno che osi sparlare dei giornalisti?), ma bisogna convenire che se non ci fosse bisognerebbe, modestia a parte, inventarlo, se non per altro, per poterlo mandare di tanto in tanto a quel paese.
Gavroche
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