I grandi occhi di Tim Burton

"Big Eyes", biopic sull'artista Margaret Keane
Marisa Marzelli
09.01.2015 00:20

Difficile se non impossibile riconoscere lo stile dark-fiabesco di Tim Burton. Big Eyes è un biopic, è la storia vera – nell'America degli Anni '60-'70 – di una truffa artistica, di un'emancipazione femminile e dei meccanismi manipolatori della cultura di massa. Margaret (Amy Adams, American Hustle) è una casalinga di provincia con la passione di dipingere bambini dai grandi occhi tristi. Lasciato il primo marito, sbarca a San Francisco e, per racimolare qualche soldo, fa ritratti ai passanti nei mercatini. Qui conosce Walter Keane (Christoph Waltz, Django Unchained), sedicente pittore di strada, affascinante e dalla parlantina sciolta. I due si sposano e Margaret continua a dipingere tele tutte più o meno simili, che il marito offre invano alle gallerie. Le espone perciò in un locale, nel corridoio vicino ai bagni. Capita una rissa e ne scrive un giornalista di gossip (Danny Huston). L'interesse attorno ai quadri dei bambini tristi esplode. Keane prende in pugno la situazione e crea un redditizio business. Vende le opere alle celebrità, i poster e le cartoline alla gente comune. Ma giocando sull'equivoco di tele firmate solo con il cognome, fa credere che i quadri siano suoi e non della moglie. Quest'ultima accetta l'imbroglio perché il marito la convince che le pittrici non hanno mercato. Parte della critica bolla i dipinti come kitsch, ma il pubblico impazzisce. La coppia si arricchisce rapidamente, Walter cura le pubbliche relazioni mentre Margaret, nascosta in casa, sforna quadri su quadri. Finché non si stufa dell'anonimato, dei mancati riconoscimenti, pianta il marito e anni dopo gli fa causa, vincendola. Girato come un mélo d'epoca, colorato e ben contestualizzato, il film però resta in superficie, si fatica a dare un senso più universale al racconto. Manca forse la sintesi, manca un'ironia surreale e beffarda. E c'è qualche sbavatura di troppo; la voce off, ad esempio, è superflua e appesantisce. Inoltre, l'interpretazione di Christoph Waltz va in crescendo di gigionerie, troppo sopra le righe. Non c'era bisogno di enfatizzare troppo il personaggio. Il vero Walter Keane è scomparso nel 2.000, mentre Margaret, che appare in un cameo, è ancora viva e ha 87 anni. Il mistero degli enormi occhi dei bambini tristi non viene svelato.

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