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I mille volti di Sherlock Holmes

Da grande protagonista a misterioso personaggio nell’ombra, l’infallibile investigatore inglese da sempre amatissimo da cinema e televisione
William Gillette fu interprete di Sherlock Holmes a teatro e tra i primi attori ad averlo portato sullo schermo.
Max BorgeRed. AgendaSette
29.03.2021 06:00

Correva l’anno 1893, e sulle pagine della rivista Strand Magazine fu pubblicato il racconto L’ultima avventura, dove Sherlock Holmes passava a miglior vita affrontando la sua nemesi, il professor James Moriarty, nel paesino di Meiringen, nel Bernese (i due avversari precipitano nelle cascate di Reichenbach). Doveva essere esattamente ciò che annunciava il titolo, poiché Sir Arthur Conan Doyle si era stufato di raccontare le gesta del grande detective. I lettori però non ne vollero sapere, inondandolo di lettere di protesta per anni, e nel 1903 l’autore ammise la sconfitta scrivendo L’avventura della casa vuota, dove Holmes ritorna e spiega di essere sopravvissuto allo scontro con Moriarty (Il mastino dei Baskerville, pubblicato l’anno precedente, era ambientato prima della presunta morte dell’investigatore). Già allora era evidente la grande popolarità del personaggio, talmente amato da potersi salvare anche dalle intenzioni del proprio autore, e oggi detentore di un record nel Guinness dei primati: è il personaggio umano di finzione con il maggior numero di interpreti al cinema e in televisione, e il secondo personaggio di finzione in generale, dopo il conte Dracula (guarda caso, anch’egli aggiornato per il piccolo schermo da Steven Moffat e Mark Gatiss, il duo della serie Sherlock).

Basil Rathbone ha impersonato Sherlock Holmes in ben 14 film.
Basil Rathbone ha impersonato Sherlock Holmes in ben 14 film.

Tra i primi ad averlo portato sullo schermo c’è William Gillette, che interpretò Holmes ripetutamente a teatro e nel 1916 trasformò lo spettacolo in film. Alla sua versione per il palcoscenico dobbiamo la forma primordiale di quella che è diventata la frase tipicamente associata al detective, «Elementare, mio caro Watson» (mai usata nei testi di Conan Doyle). Due decenni dopo, complice il sonoro, Holmes è diventato un’icona del grande schermo grazie a Basil Rathbone, protagonista di ben quattordici film usciti tra il 1939 e il 1946, e regolarmente citato come il miglior interprete cinematografico del personaggio, al punto che nella versione originale di Basil l’investigatopo, film d’animazione della Disney del 1986, per il cameo di Holmes fu usato un audio vintage di Rathbone. La sua incarnazione del detective è nota per aver introdotto lo stereotipo di un dottor Watson generalmente incapace (per fare da contraltare al freddo e infallibile investigatore), e non manca il tentativo di modernizzare le storie: dopo i primi due film, prodotti dalla 20th Century Fox e ambientati in epoca vittoriana come i libri, i diritti passarono in mano alla Universal che, complice il conflitto mondiale allora in corso, aggiornò la collocazione cronologica all’Inghilterra degli anni Quaranta, con inediti avversari nazisti (questo era possibile perché, per contratto, lo studio doveva far uscire tre film all’anno e solo due di questi dovevano essere esplicitamente basati sugli scritti di Conan Doyle).

Benedict Cumberbatch è tra gli interpreti più recenti del celebre investigatore inglese.
Benedict Cumberbatch è tra gli interpreti più recenti del celebre investigatore inglese.

Al netto della licenza poetica, l’adattamento ebbe successo perché, come la maggior parte delle trasposizioni di Holmes, rispetta la caratteristica principale del protagonista che ne fa un eroe affascinante: il suo intelletto prodigioso lo rende spesso indifferente alle emozioni umane, al punto che in Sherlock, l’acclamata serie della BBC dove lui ha il volto di Benedict Cumberbatch, il buon Watson (Martin Freeman) a volte lo schernisce chiamandolo Spock, alludendo al personaggio di Star Trek che fa parte di una razza che aderisce ai precetti della logica a discapito dei sentimenti (gli autori del franchise di fantascienza hanno a loro volta omaggiato Conan Doyle nel 1991, lasciando intendere nel sesto film che Spock - il cui interprete originale Leonard Nimoy fu anche Holmes a teatro con la Royal Shakespeare Company - sia un discendente del detective di Baker Street). Solo in alcune occasioni sceneggiatori e registi hanno scelto di deviare da questa caratterizzazione, come nel film comico Senza indizio, dove il vero genio è Watson (Ben Kingsley), mentre Holmes è un attore squattrinato (Michael Caine) di cui il dottore si serve per poter continuare le proprie indagini senza dare nell’occhio. Ancora più demenziale è Holmes & Watson, dove il duo (Will Ferrell e John C. Reilly) è ripetutamente dalla parte del torto.

Robert Downey Jr. dovrebbe tornare prossimamente a vestire i panni di Sherlock Holmes per la terza volta al cinema.
Robert Downey Jr. dovrebbe tornare prossimamente a vestire i panni di Sherlock Holmes per la terza volta al cinema.

Oggi il pubblico associa la figura di Holmes principalmente a Cumberbatch o a Robert Downey Jr., che dovrebbe tornare prossimamente con un terzo capitolo della versione cinematografica che accentua le doti action del personaggio. Ma negli ultimi anni è stato notevole anche Jonny Lee Miller in Elementary, serie che colloca le storie a New York e aggiorna uno dei dettagli meno eleganti della vita dell’investigatore: la sua tossicodipendenza, che in questa sede diventa il motivo per cui Watson - in inedita versione femminile con il volto di Lucy Liu - va a vivere con lui (nei libri il detective è solito fare uso di cocaina quando è a corto di enigmi da risolvere). E se ne riparla anche nella nuova serie Netflix Gli irregolari di Baker Street, disponibile dal 26 marzo, dove lui è una figura minore e i casi sono affidati ai suoi giovani aiutanti che raccolgono indizi e prove in giro per Londra.

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