Musica

I Negrita nella loro veste più elegante

Al Palacongressi di Lugano la band toscana ha mostrato un suo lato meno rock, presentando i brani con sonorità più cantautoriali - FOTO e VIDEO
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
25.01.2020 06:00

La formula concertistica «unplugged» fu inventata negli anni Novanta da MTV che chiamava gli artisti nei propri studi invitandoli non solo ad utilizzare una strumentazione acustica, ma anche ad esibirsi in una dimensione quasi informale, quasi familiare, con il pubblico a strettissimo contatto. Dimensione che i Negrita, che proprio in quegli anni muovevano i primi passi nella musica, devono aver metabolizzato alle perfezione tanto da riprenderla, pari-pari, nel tour La teatrale: Reset celebration, che ha fatto tappa venerdì sera al Palacongressi di Lugano. Stessi fondali con drappi teatrali rossi un po’ barocchi, stesse lampade gialle retrò tese a ricreare un’atmosfera da club e stesso utilizzo di strumentazione, con suoni elettrici (leggi chitarre) ridotti al minimo indispensabile. E ovviamente arrangiamenti delle varie canzoni adattati alla bisogna, ovvero più morbidi, sfumati, caldi, privi di eccessi, così come la vocalità e la gestualità «fisica» di Pau, molto meno rock rispetto al passato e per certi versi più vicina a stilemi cantautorali, eccezione fatta per un utilizzo massiccio (e a tratti esagerato) del distorsore vocale. Il risultato di tutto ciò? Interessante ed estremamente gradevole e per nulla al di fuori delle corde dell’ensemble toscano che, d’altronde, negli ultimi anni ha notevolmente ammorbidito il suo sound che ha ormai più in Manu Chao che negli Stones il punto di riferimento stilistico. Ed infatti la vena latina ha percorso tutto il concerto, sia nella parte iniziale più «mainstream» (Ho imparato a sognare, Brucerò per te, Greta, Che rumore fa la felicità, Il libro in una mano, Malavida in Buenos Aires), sia quella dedicata alle canzoni di Reset, di cui il tour celebra il ventennale (Provo a difendermi, Fragile, Hollywood, Transalcolico, In ogni atomo e Mama Maè nel finale sfumata in una piacevole citazione beatlesiana) sia in quella finale in cui si sono concentrati hit come Il giorno delle verità, Non torneranno più, Radio Conga, la storica Cambio, fino si bis Rotolando verso sud e Gioia infinita. Canzoni che il pubblico ha accompagnato con affetto e che sono state eseguite con un taglio raffinato ed elegante, energico ma non troppo, segno eloquente del grande equilibrio e della maturità acquisita da un ensemble che di diritto fa ormai parte del gotha del pop italiano.