Fotografia

I paesaggi trafitti da ago e filo di Stefania Beretta

Il nuovo progetto dell’artista ticinese in mostra alla Galleria Cons Arc di Chiasso
Una delle immagini in mostra © STEFANIA BERETTA/PRO LITTERIS
Antonio Mariotti
08.12.2020 21:51

La luce che colpisce la pellicola si può immaginare composta da una serie infinita di minuscoli aghi che ne intaccano la superficie senza però mai trafiggerla. Nel suo più recente progetto intitolato Paesaggi improbabili, iniziato nel 2006, la fotografa ticinese Stefania Beretta ha portato alle estreme conseguenze quest’idea che pare uscita dalle pagine di un antico manuale alchemico, armandosi di ago e filo per tessere delle sorprendenti trame geometriche attraverso una serie di sue stampe analogiche. Un’operazione iconoclastica che va a trafiggere la superficie perfettamente liscia della carta, fornendole una dimensione tattile che mal si coniuga con l’atto del vedere? No, al contrario, queste «linee di fuga», questi interventi - a volte quasi impercettibili, altre chiaramente leggibili - paiono rendere concreto il percorso che compie lo sguardo di chi osserva le fotografie. Le cuciture aggiungono alle immagini una dimensione irreale, sovrapponendosi agli elementi naturali (acqua, vegetazione, alberi) che ne costituiscono l’essenza, senza togliere loro nulla. Rendendo il tutto «improbabile» soltanto per chi non ha l’occhio allenato.

Un percorso iniziato nel 2006

Non è la prima volta, del resto, che Stefania Beretta si cimenta in questo genere d’imprese: nel 2006 alla Galleria Palladio di Lugano presentò, insieme a Maurizio Anzeri, una serie di fotografie scattate nel Regno Unito (Places - Scenari del reale e cattedrali della mente) nelle quali le cuciture erano realizzate a macchina, risultando quindi più fitte e più regolari. Nel caso di questi Paesaggi improbabili, in mostra fino al 24 dicembre alla galleria Cons Arc di Chiasso, di cui una prima serie era già stata presentata nel 2014 alla Galerie Monika Wertheimer di Oberwil (BL), invece, le trame sono per lo più fatte a mano e ciò le rende più incerte, meno «automatiche», più vicine alle esitazioni di cui può essere vittima l’occhio di chi le scopre per la prima volta. Quanto alle fotografie in sé, esse costituiscono una conferma della visione molto personale di Stefania Beretta che, senza mai mostrarlo direttamente, è capace di raccontare l’impatto dell’essere umano sulla realtà. Un discorso che rimanda a suoi precedenti progetti, come Rooms (2000) o Trop (2002), segno di una coerenza non solo artistica ma anche etica e filosofica, che sa sempre trovare nuove strade per esprimersi.

Un progetto di respiro europeo

Le opere in mostra a Chiasso sono state realizzate tra il 2014 e il 2020, sono poste sotto il titolo Paesaggi improbabili - Religamen (termine latino che si può tradurre con «legame») e fanno parte di un percorso che si completa con due mostre a Monaco di Baviera e a Genova. Un itinerario di respiro europeo, da Nord verso Sud, con una collana di opere uniche che cuce insieme tre realtà diverse, dalla Foresta Nera al Mediterraneo.

«Paesaggi improbabili - Religamen», Fotografie di Stefania Beretta. Mostra e catalogo a cura di Viana Conti. Chiasso, Galleria Cons Arc, fino al 24 dicembre (su prenotazione: [email protected], 091 6837949).