«I Wiener? Sono i migliori, perché capiscono ciò che suonano»

Una delle migliori orchestre di sempre diretta da uno dei maggiori maestri della nostra epoca: il prossimo venerdì LuganoMusica e il LAC accolgono i Wiener Philharmoniker e Michael Tilson Thomas per un concerto che già si presenta come epocale. In programma pagine di Charles Ives (Decoration Day dalla Holidays Symphony), Ludwig van Beethoven (il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 con solista Igor Levit) e Johannes Brahms (la Sinfonia n. 2 in re maggiore) e per introdurci all’appuntamento abbiamo scelto di affidarci alle parole del direttore
I Wiener Philharmoniker sono spesso indicati come una delle migliori orchestre al mondo. Cosa può significare l’attributo «migliore», riferito a un’orchestra, e quali sono i parametri oggettivi per esprimere un simile giudizio?
«Ci sono molte prospettive, e anche molto diverse, per giudicare un’orchestra. Lo si potrebbe fare sulla base del valore tecnico, e quindi quanto un’orchestra è brillante. Oppure si potrebbe giudicare l’operatività: quale orchestra impara più velocemente rispetto alle altre. Oppure ancora riferirsi alle potenzialità dinamiche: quale orchestra riesce a suonare più forte ma anche più piano. Io direi che la migliore orchestra è però quella che riesce a comprendere più a fondo la musica che suona, e da questo punto di vista i Wiener Philharmoniker sono indubbiamente straordinari: per la loro intelligenza musicale, per il loro amore verso la musica e il modo unico con cui riescono a trasmetterlo al pubblico».

Quando dice «comprendere la musica» pensa a un processo tecnico e analitico o piuttosto a una vicinanza spirituale?
«È qualcosa di spirituale. Ovviamente dal punto di vista tecnico i Wiener Philharmoniker sono raffinati, eleganti, meravigliosi; ma soprattutto hanno un rapporto spirituale con la musica unico al mondo, sancito dal fatto che buona parte del repertorio sinfonico tra Otto e Novecento è cresciuto con loro, anzi spesso è un repertorio che è nato nella loro esecuzione. E questa vicinanza originaria si ripresenta sotto forma di un entusiastico calore nell’interpretazione».
Nel 1987 lei ha fondato a Miami la New World Symphony, un’orchestra giovanile con cui ancora oggi collabora regolarmente. A trent’anni di distanza come valuta il risultato di quest’operazione?
«La creazione di quell’accademia è stata una delle cose più importanti che credo di aver fatto in tutta la mia vita. Ormai i musicisti che sono passati dall’orchestra si contano a migliaia, e tanti di loro sono oggi parte delle migliori orchestre al mondo. Quello che alla New World Symphony abbiamo provato a insegnare è proprio la comprensione profonda della musica, e quindi la condivisione del suo significato. La stessa qualità di cui i Wiener sono esempio vivente, e non a caso diversi membri dei Wiener (alcuni dei quali saranno presenti a Lugano) si sono spesso uniti alla New World Symphony per trasmettere il loro sapere».

Quali differenze si possono rilevare tra i giovani musicisti di trent’anni fa e quelli di oggi?
«Alla fine degli anni Ottanta tanti dei giovani che venivano da noi miravano semplicemente a perfezionarsi per trovare un posto stabile in un’orchestra. Oggi vedo ragazzi più curiosi, con tanta voglia di sperimentare nella musica ma anche nei contesti sociali, ormai completamente rivoluzionati dal digitale e dai social network».
Proprio da questo punto di vista nel 2009 lei ha creato un certo scalpore collaborando con la YouTube Symphony Orchestra. Qual è oggi il suo rapporto con i media digitali?
«Io uso costantemente le potenzialità della nuova tecnologia. Sia nella quotidianità personale sia per il lavoro, insegnando o lavorando con i colleghi attraverso internet. E credo che l’intero movimento della musica classica non possa che trarne beneficio».