La recensione

Ieri sera in piazza Interdit aux chiens et aux Italiens

La scelta ideale per inaugurare con un po’ di anticipo i festeggiamenti per il 75.esimo anniversario di una manifestazione che, come la famiglia Ughetto, racchiude al suo interno molteplici identità culturali e linguistiche
© Les Films du Tambour de Soie
Max Borg
03.08.2022 06:00

Come da tradizione, lo schermo gigante di Piazza Grande è stato acceso già la sera prima dell’inizio del Locarno Film Festival, con una preapertura gratuita e adatta alle famiglie: Interdit aux chiens et aux Italiens, già presentato - e pluripremiato - al Festival di Annecy un paio di mesi fa, all’interno di un’edizione speciale del grande evento che omaggiava l’animazione svizzera. E un po’ di spirito elvetico c’è anche nel nuovo film di Alain Ughetto, la cui famiglia è stata coinvolta nel traforo del Sempione.  

Regia: Alain Ughetto
Musica: Nicola Piovani
Paese: CH - Ita e altri
Giudizio:  4/5

Francese di origine italiana, il regista ha concepito il progetto come una conversazione immaginaria con la compianta nonna (voce originale di Ariane Ascaride, anch’essa con radici italiche), la quale ricorda il marito che decenni addietro, prima per lavoro - costruzioni di gallerie - e poi per evitare persecuzioni fasciste, lasciò il paesino piemontese di Ughettera, non troppo lontano da Torino, per stabilirsi definitivamente dall’altro lato delle Alpi, in territorio gallico.

Un viaggio nel passato dal taglio estremamente personale, con Ughetto che non solo presta la voce al suo alter ego narratore, ma interagisce direttamente con i pupazzi in stop motion esibendo l’artificio e l’artigianato dell’animazione, con le sue mani che sono quelle di un creatore in costante dialogo con le creazioni. Una vicenda che va dritta al punto - il film dura 70 minuti, titoli di coda inclusi - ma è incredibilmente stratificata sul piano drammatico, umoristico e linguistico, con un’estetica quasi fantastica per raccontare stralci di vita molto reali, intrisi di una tenerezza che sfiora territori strazianti, ma senza mai perdere di vista l’anima ottimista di un nucleo familiare inscalfibile dinanzi alle evoluzioni più cupe della realtà circostante.

La scelta ideale per inaugurare con un po’ di anticipo i festeggiamenti per il 75.esimo anniversario di una manifestazione che, come la famiglia Ughetto, racchiude al suo interno molteplici identità culturali e linguistiche (basti pensare al poliglotta direttore artistico Giona  Nazzaro, italiano nato a Zurigo).

E così, si aprono le danze del Film Festival ticinese con una pellicola adatta a tutti, che propone ad altezza bambino uno spaccato di Storia pieno di pathos e sincerità. Un racconto piccolo e intimo che, sullo schermo di piazza Grande si fa ambizioso, epico e universale, celebrando non solo la famiglia del cineasta ma anche la grande arte dell’animazione a passo uno, che in questa sede conferma, ancora una volta, di non avere nulla da invidiare ai più giovani cugini realizzati con tecniche digitali. È anche, a suo modo, una storia di famiglie cinematografiche, del senso di comunità generato dal tocco artigianale, esattamente come l’aria che si respira a Locarno ogni anno nelle prime due settimane di agosto, con la settima arte in tutte le sue forme. 

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