L’intervista

«Il coronavirus ci sta portando via la storia della musica»

Da Luci a San Siro a Goldrake, il mondo della musica piange per la scomparsa degli autori Andrea Lo Vecchio e Luigi Albertelli – Il ricordo e gli aneddoti di Massimo Luca, amico e chitarrista dei più importanti cantanti italiani
© foto da Facebook
Mattia Sacchi
24.02.2021 21:42

Il 17 febbraio Andrea Lo Vecchio, autore di Luci a San Siro ed E poi. Due giorni dopo è stata la volta di Luigi Albertelli, paroliere di Furia, Ufo Robot e Goldrake. Il mondo della musica italiana piange per la scomparsa, nel giro di pochi giorni, di due dei più importanti autori della sua storia, entrambi a causa del coronavirus.

E ad andare via con loro, oltre all’indiscutibile statura artistica, c’è anche un modo di vivere la musica e il rapporto con i colleghi, come ricorda commosso il collega e amico Massimo Luca, chitarrista tra gli altri di Lucio Battisti, Paolo Conte e Fabrizio De André.

Massimo, due addii dolorosi in meno di una settimana.

«È una generazione di musicisti che sta scomparendo e la pandemia sta accelerando questo processo. È davvero doloroso. Peraltro avevo parlato con Luigi poco prima di Natale ed era ancora lucido, con la sua solita parlantina e la sua profondità di pensiero. Nonostante fosse un po’ “rallentato” a causa di alcuni problemi di salute, aveva un fisico forte visto il suo passato di ex atleta e viveva in modo sano, non mi aspettavo questa terribile notizia».

Che rapporto era il vostro?

«Quando l’ho conosciuto è stato per la produzione di Vado Via di Drupi: io avevo 23 anni e lui già 39. Per questa differenza di età era diventato un po’ il mio maestro di vita: parlavamo ore e mi dava tanti consigli. E io da studente diligente ascoltavo e imparavo il più possibile da persone del suo spessore. Con il tempo e i rispettivi percorsi ci sentivamo un po’ meno, ma l’affetto e la stima era sempre intatta. Ma questi sono quei rapporti che non hanno bisogno della frequenza dei contatti per dimostrare la loro solidità e che ti accompagnano sempre e comunque durante la vita».

Voi due siete stati tra i protagonisti della «stagione delle sigle» dei cartoni animati giapponesi che sbarcavano in Italia...

«È bello pensare che queste sigle ci terranno uniti per sempre e saranno in qualche modo tramandate a generazioni di ragazzi. A proposito di Goldrake, una delle sigle più epiche che abbiamo realizzato: per i suoi 80 anni tutte le persone che hanno collaborato con lui gli hanno dedicato dei video che poi abbiamo messo insieme per un augurio speciale. Nella fattispecie io avevo storpiato le parole della canzone cantando “80 anni tu hai non arrenderti mai...”. Si mise a piangere dalla commozione. E ora piango anche io ripensandoci...».

Massimo Luca (a destra) con Mina e Lucio Battisti.
Massimo Luca (a destra) con Mina e Lucio Battisti.

Qual era la sua più grande qualità artistica?

«Aveva l’innata capacità di immedesimarsi totalmente in quello che scriveva, diventando il protagonista. Lui non ha scritto le parole di Goldrake, lui era Goldrake in quel momento! E così in tutti i suoi testi. Se scriveva una sigla conosceva tutti i protagonisti e le vicende di quel cartone, se scriveva una canzone coglieva tutte le emozioni e i contrasti di quel determinato cantante. Era unico in questo».

Come unico era Andrea Lo Vecchio.
«Non lo sentivo da un paio di anni, ma come con Luigi il nostro rapporto trascendeva la frequenza dei contatti. Sin da quando lo conobbi, durante il periodo in cui lavoravamo con Vecchioni, mi resi conto di che persona meravigliosa fosse e capii che c’è una cosa che accomuna i grandi artisti».

Quale?

«Che più in alto vai, più trovi normalità. L’arroganza e la supponenza è per i mediocri che hanno bisogno di dimostrare. Se arrivi ai livelli a cui è arrivato Andrea è perché sei stato in grado di imparare da tutti e di essere in grado di convertire questi insegnamenti in emozioni».

Parli di insegnamenti, ma qual è stato il loro che vorresti che le nuove leve percepissero?

«Che questo è un mestiere vero, con delle regole e delle discipline. In questi ultimi anni siamo abituati a vederlo attraverso i talent, ma la realtà è che anche il mondo della musica passa dal rispetto delle persone e dalla gavetta, senza i lustrini che ci propongono e danno una visione diversa della realtà. Non devi per forza diventare una star, ma devi essere in grado di portare a casa lo stipendio, nutrendoti non di autografi e gloria effimera ma di passione».

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