Il duro viaggio di una vittima della pedofilia

Il rapporto tra cinema e psicoanalisi è molto complesso e affascinante, soprattutto perché le immagini in movimento possono facilmente varcare quel confine quasi invisibile che separa il conscio dall’inconscio. Sarebbe impossibile qui ripercorrere le molteplici articolazioni a cui ha dato vita questo vero e proprio genere cinematografico: da Marnie, il capolavoro di Alfred Hitchcock del 1964 nel quale un ricco industriale (Sean Connery) s’innamora di una psicopatica (Tippi Hedren) riuscendo a farle rivivere il trauma infantile che condiziona tutta la sua esistenza; fino a Inception di Christopher Nolan (2010) che punta sulla ricostruzione dell’universo onirico sullo sfondo di una vicenda di spionaggio industriale. Presentato in anteprima martedì sera nel parco di Villa Argentina a Mendrisio, il cortometraggio Non sono più cappuccetto rosso di Giona Pellegrini (prodotto da Alberto Meroni per Inmagine in collaborazione con RSI) si inserisce pienamente in questo contesto. Il film (della durata di 23 minuti) si ispira all’omonimo racconto autobiografico di Roberta Nicolò pubblicato nel 2015 che con molta delicatezza descrive il trauma dell’essere vittima di pedofilia e il lungo, difficile e doloroso percorso che conduce alla liberazione e all’inizio di una nuova vita. Il regista e l’autrice del libro hanno lavorato insieme alla sceneggiatura con ottimi risultati: il cortometraggio rispecchia infatti fedelmente lo spirito del racconto originale ma non è la semplice trasposizione cinematografica di un testo letterario. L’aspetto che colpisce di più del film è proprio quello di riuscire a mantenere accesa l’attenzione dello spettatore facendo a meno di qualsiasi dialogo, fatto oltremodo raro per un cortometraggio di questa durata. Indovinata anche la scelta del bianco e nero (direttore della fotografia: Giacomo Jaeggli) che fa assumere alla vicenda una dimensione simbolica; così come quella della giovane attrice Federica Carra (diplomata dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano e già con una bella esperienza alle spalle sia a teatro che al cinema), il cui volto e il cui sguardo riescono ad esprimere con intensità le contraddittorie pulsioni interiori che rendono infernale la vita della protagonista. Il 31.enne mendrisiense Giona Pellegrini sfrutta a dovere questi atout, offrendo un’ampia gamma di atmosfere ed emozioni che vanno dall’inquietante incubo iniziale alla lievità del palloncino rosso che si libra in volo alla fine, riuscendo a dar corpo con la giusta delicatezza a un personaggio dentro il quale si alternano squarci di luce ed ombre pesanti. Non sono più cappuccetto rosso è stato pensato per sensibilizzare il pubblico sul tema della pedofilia e dare sostegno a realtà attive in ambito di prevenzione sul nostro territorio come la Fondazione ASPI e l’Associazione Io No. Ciò non toglie che il film, grazie anche al fatto di essere privo di dialoghi, possa ambire a una bella carriera internazionale nell’ambito dei festival.