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Il film «The Alleys» tra maschere sociali e campi profughi

Il regista Bassel Ghandour: «Nel mio film parlo del peso della reputazione»
© KEYSTONE/Urs Flueeler
Giacomo Butti
09.08.2021 06:00

In occasione delle celebrazioni per l’anniversario della Convenzione del 1951 sui rifugiati, Locarno Film Festival ha presentato in Piazza Grande The Alleys, di Bassel Ghandour (sceneggiatore di Theeb, candidato ai Premi Oscar 2016 nella categoria «Miglior film straniero»). Al debutto alla regia di un lungometraggio, Ghandour proviene da un Paese, la Giordania, confrontato giornalmente con le conseguenze dei conflitti che attanagliano la regione. Sono infatti 2 milioni i rifugiati palestinesi attualmente ospitati dal Regno Hascemita, 1,4 i siriani, centinaia di migliaia quelli provenienti da altre nazioni. «L’accoglienza nei confronti dei profughi? Fa parte dell’identità della Giordania», ci conferma Ghandour, che al Film Festival di Locarno partecipa per la prima volta. Il suo lungometraggio, però, non affronta direttamente questa realtà: «In The Alleys ho voluto parlare del peso della reputazione, la “maschera sociale”», ci dice il regista. Già nel cortometraggio Freekeh (2019), Ghandour aveva raccontato la violenza di strada e il peso che le parole possono avere, se udite dall’individuo sbagliato. «Ero attratto dall’idea di sviluppare una storia riguardante la reputazione e i pettegolezzi in un quartiere conservatore e quando ho lavorato al mio primo corto, ho deciso di partire da questo interesse», spiega il regista. «Sotto questo punto di vista, The Alleys può essere visto come un’evoluzione della mia produzione precedente».

La tematica migratoria, però, non è del tutto assente: «Molti personaggi di The Alleys sentono il fascino per l’estero, pensano che lasciare il proprio quartiere possa portare nuove opportunità. La zona dove abbiamo girato il film, inoltre, era originariamente un campo profughi palestinese», sottolinea Ghandour.

Cosa riserva il futuro al regista giordano? «Difficile a dirsi», risponde. «Sicuramente continuerò a produrre film sul Medio Oriente, penso ci sia moltissimo da esplorare. Essendomi trasferito nel Regno Unito, però, vorrei provare anche a girare qualcosa di diverso».

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