La mostra

Il Futurismo, l’arte dei rumori e del silenzio

Alla Galleria Allegra Ravizza di Lugano, un percorso tematico, sperimentale e «incendiario» da Francesco Balilla Pretella a John Cage, passando per Mozart
Dalmazio Ambrosioni
05.11.2019 06:00

Ma come, in una Galleria d’arte una mostra sul silenzio e sui rumori? Eppure, il titolo dell’esposizione in corso alla Galleria Allegra Ravizza di Lugano, «L’Arte dei rumori», dice esattamente questo. E appena varcata la soglia si è immersi, come spiazzati, in atmosfere artistiche lungo un percorso apparentemente accidentato ma in realtà ben delineato: parte dal Futurismo di Marinetti, serpeggia tra le invenzioni musicali di Balilla Pratella e Luigi Russolo, retrocede a precipizio per recuperare quel genio impertinente di Mozart per poi catapultarsi su John Cage, che davvero non scherza sul versante d’una metodica rivoluzione, musicale ma non solo. Un’esposizione, come volevano i Futuristi, incendiaria. Che a suon di documenti, di musiche e «rumori» veleggia in un territorio ove il silenzio fa da testardo contrappunto a quella che Luigi Russolo nel 1913-16 definiva, appunto «L’Arte dei rumori» (notare la A maiuscola). Fino a John Cage, che rilancia esattamente il tipo di ricerca musicale avviato dai Futuristi in una vertigine di silenzi e rumori, per alla fine sciogliersi con Mozart in un intreccio di accordi celestiali.

Luigi Russolo ve Ugo Piatti nel laboratorio degli intonarumori a Milano.
Luigi Russolo ve Ugo Piatti nel laboratorio degli intonarumori a Milano.

Tra ascolto e visualità
Una mostra da vedere e ascoltare, lungo un percorso ben cadenzato a suon di documenti: libri, riviste e film dell’epoca, spartiti musicali, voci radiofoniche e musica, tanta musica. Letteralmente avvolti dal rincorrersi di musiche, rumori e silenzi si parte dal Manifesto Futurista, si attraversano il rombo e l’energia del Futurismo in alcuni dei momenti più distintivi, si approda su Cage. Cammin facendo si vede Mozart uscire dal tempo e irrompere in scena. Come dire che questa mostra da ascoltare e vedere – tutti i pezzi sono rigorosamente originali – termina davvero in gloria, con il recupero in stile futurista dell’immenso Wolfgang Amadeus suggellato dall’esplosione finale del Mozart Mix del ’91 di Cage (1912-1992). Si tratta di un’installazione sonora per cinque magnetofoni a cassetta, con una serigrafia e 25 musicassette da inserire a piacimento: ognuno può intrecciarle tra loro ottenendo musiche sempre nuove, espandere inediti intrecci musicali nelle stanze della Galleria sintetizzando nel settecentesco Mozart alcune delle più sorprendenti avanguardie musicali del ‘900. Una sorta di volo pindarico o di rivoluzione copernicana racchiusa da Cage in una valigia di legno (che poi si chiude e si porta via), dove campeggia in inglese la scritta «Music withOut horiZon soundscApe that neveR sTops» allineata dall’alto in basso così da evidenziare il nome Mozart.

John Cage, Mozart Mix, 1991, 25 tapes, 5 tape decks, signed screenprint in wooden box, 10,2x86x81cm.
John Cage, Mozart Mix, 1991, 25 tapes, 5 tape decks, signed screenprint in wooden box, 10,2x86x81cm.

Un viaggio in velocità
In questa rara sintesi conclusiva (la valigia di Cage esposta e utilizzata è una delle due rimaste) si riassume un viaggio all’insegna della velocità. Sarebbe piaciuto a Giacomo Balla, che è possibile incontrare in un’intervista radiofonica del ’52; naturalmente a Marinetti il cui storico Manifesto del Futurismo, 1909, è letto dalla convinta voce gutturale di Carmelo Bene: «Il coraggio, l’audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia».

Verso l’enarmonismo

La prima edizione de «L’Arte dei Rumori» di Luigi Russolo.
La prima edizione de «L’Arte dei Rumori» di Luigi Russolo.

Il viaggio continua poi con la pittura «dei suoni, odori, rumori, della velocità» del primo Carrà futurista, che ci introduce nelle irrequiete dis-armonie di Balilla Pratella: «Bisogna rompere questo cerchio stretto di suoni puri e conquistare la varietà infinita dei suoni-rumori». Detto fatto con l’Arte dei rumori di Luigi Russolo, con la sua «conquista totale dell’enarmonismo mediante gl’intonarumori futuristi» pubblicata sulla storica rivista fiorentina Lacerba. Ecco la macchina per produrre i rumori («l’ululare del vento compie delle complete scale in discesa») con i suoi maestosi altoparlanti, ecco una sosta alle Serate futuriste, un colloquio con Stravinskij, Marinetti che in Russia presenta l’Eroe di Pratella, che in realtà è l’opera L’Aviatore Dro nella prima edizione presentata nel 1920 a Lugo di Romagna, città natale del compositore futurista. Per ritrovarsi quasi in meditazione nel 4’33” (quattro minuti e trentatré secondi) di John Cage, dove i rumori dell’ambiente e delle persone riempiono il silenzio dell’orchestra. E scoprire Silenzio, il libro in cui riporta il testo di alcune sue conferenze, come quella «su Niente». Per infine dolcemente naufragare nel mare di un Mozart proto-futurista, con la sua «musica senza orizzonte sonoro, che non si ferma mai».

La genesi

Il Futurismo nacque in Italia agli inizi del XX secolo come espressione di quel bisogno di cambiamento e novità conseguente al divulgarsi delle nuove scoperte scientifiche.
Tra i suoi esponenti Giacomo Balla, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Russolo e Francesco Balilla Pratella. Quest’ultimo, in particolare, fu l’iniziatore e massimo esponente del Futurismo musicale pubblicando, nel 1911 Il manifesto dei musicisti futuristi. Ed è proprio l’originale di questo manifesto a costituire una delle prime tappe del percorso sperimentale alla Galleria Ravizza (via nassa 3/A, Lugano) in cui da Pratella si passa alle invenzioni di Luigi Russolo (come il sopra citato intonarumore, un generatore di suoni acustici con cui controllare la dinamica, il volume, la frequenza di diversi tipi di suono) arrivando fino agli anni Novanta e alle rivoluzionarie opere musicali di John Cage.

Orari di apertura: lu-ve: 11-18; sabato su appuntamento allo 091.224.31.87. Fino al 16 novembre. Info: www.allegraravizza.com