Cinema

Il Male ritorna vestito da clown

In «IT: capitolo 2», seconda parte dell’horror tratto dal romanzo di Stephen King
L’inquietante personaggio interpretato da Bill Skarsgard. (Foto Warner Bros.)
Marisa Marzelli
05.09.2019 06:00

170 minuti di durata e (quasi) non sentirli. Il materiale del romanzo di Stephen King è denso e, nonostante qualche sfrondatura, assicurare uno svolgimento logico non è facile. IT: Capitolo 2 è solo la parte conclusiva di quello che viene considerato il capolavoro letterario del re del brivido (pubblicato nel 1986). Il primo film, del 2017, ha raccolto consensi di critica e 700 milioni di dollari d’incassi, record per un horror.

Entrambi i film sono diretti dal regista di origine argentina Andrés Muschietti, che ha riservato il primo all’infanzia dei protagonisti, mentre stavolta li ritroviamo adulti. Chi non conosce le opere di King può scambiare IT: Capitolo 2 per un qualsiasi horror soprannaturale, con annesse cianfrusaglie di rito, come la presenza sulla terra di un essere diabolico dall’alba dei tempi; ma i fan troveranno rimandi più o meno espliciti ad altri suoi lavori, da Shining ai litri di sangue di Carrie. Senza contare un cameo dello scrittore stesso nei panni di un negoziante di biciclette. E naturalmente c’è Derry, linda cittadina del Maine (il Maine di King è un ribollente inferno dietro la facciata sorridente, luogo da cui scappare appena possibile).

Stephen King è l’autore di horror psicologici del tutto interiori, generati da una società perbenista e ossessiva. IT (pronome neutro che significa “esso”), nel contesto è il mostro della mente, il lato oscuro dell’essere umano, il diavolo, il Male o comunque lo si voglia definire. L’IT di King e dei film di Muschietti è un mutaforma, è la causa di traumi infantili che la memoria rimuove o rielabora a modo suo, è la somma di sensi di colpa, insoddisfazioni e impossibilità di liberarsene, IT è ciò che temiamo di più e non sempre riusciamo a combattere, perché è in noi, anche se metaforicamente sbuca da tombini e fogne.

In questo senso i due film di Muschietti – il primo sui protagonisti da piccoli, il secondo con gli stessi diventati adulti, sebbene non manchino flashback di raccordo con il passato, perché il tempo è un altro elemento importante del racconto – sono un compendio delle principali tematiche dello scrittore. A Derry c’erano sette ragazzini, ognuno con qualche pesante segreto; diventati amici, si erano autodefiniti il Club dei Perdenti. Già allora avevano combattuto IT, reo di aver tra l’altro fatto sparire il fratellino di uno di loro. La leggenda dice che IT torna per reclamare il suo tributo di sangue ogni 27 anni. Nel frattempo i Perdenti si sono persi di vista. Solo uno è rimasto a Derry, è afroamericano e fa il bibliotecario. Ma si rende conto che IT è tornato e convoca tutti gli altri, per rimettersi insieme e combatterlo di nuovo. Poi è chiaro che lo sviluppo risponde agli stilemi del genere horror, comprensivi di risvolti splatter (mancano le inquietanti sottigliezze dello Shining di Kubrick, che peraltro King non ama), ma il tema della difficoltà di liberarsi dai propri complessi e da tutte le paure che fanno soffrire l’essere umano è sempre presente, come altri spunti: la memoria, voler cancellare ciò che ci turba e insieme l’impossibilità di prescindere dalle esperienze negative passate.

Film corale, IT: Capitolo 2 non è perfetto nel mettere a fuoco tutti i singoli personaggi; soprattutto all’inizio la voce fuori campo può risultare fastidiosa, come la musica invadente. Ma l’insieme lascia con un senso di sottile disagio. Nel cast, le star sono James McAvoy (il personaggio fa lo scrittore e sembra quasi un alter ego dello stesso King, con ironia sulla sua incapacità di inventare buoni finali) e Jessica Chastain (l’unica donna del gruppo). Sotto la biacca del clown c’è Bill Skarsgard (figlio del noto attore svedese Stellan).