Il «messaggio nella bottiglia» di Jack Braglia: «Rispettiamo la natura»

Il suo curriculum artistico parla di importanti esperienze in tutta Europa, tra cui le esposizioni alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia. Ma l’emozione percepibile ieri pomeriggio a Villa Ciani tradisce l’età di Giacomo «Jack» Braglia, che a soli 24 anni torna nella «sua» Lugano per proporre «Conversations with a Changing World».
Il progetto, promosso dalla Fondazione Gabriele e Anna Braglia con il Patrocinio della Città di Lugano e curato da Beatrice Audrito, è il frutto dell'ultima fase di ricerca del giovane luganese: una serie di installazioni e sculture all’interno di Parco Ciani, dove l’arte si coniuga con la natura e la difende, denunciando il comportamento superficiale di una società che continua a inquinare e rovinare il territorio, ignorando le conseguenze delle proprie azioni.
La mostra, visibile fino al 31 gennaio 2021, è stata inaugurata oggi pomeriggio con la presenza del sindaco Marco Borradori e il capo discastero cultura Roberto Badaracco, i quali hanno sottolineato come la cultura e i suoi messaggi siano fondamentali per affrontare questo particolare momento storico. Il progetto bissa il positivo sodalizio avuto lo scorso anno tra l’esecutivo e la Fondazione Braglia, quando sono state portate in città diverse installazioni di Helidon Xhixha.
Ed è proprio con lo scultore albanese che Giacomo Braglia ha realizzato «The Twin Bottles: Message in a Bottle», due grandi bottiglie in metallo poste sul lago di Lugano che hanno già attirato la curiosità dei passanti e stanno ottenendo centinaia di condivisioni sui social.
«Questo è un momento davvero importante della mia carriera. Essere infatti a Lugano, dove sono nato e cresciuto, dopo tanti anni all’estero, è un’emozione indescrivibile – racconta Braglia – Con un linguaggio visivo voglio parlarvi di come l’inquinamento e il poco rispetto per l’ambiente incidono in maniera determinante sulle nostre vite. Quello che noi facciamo alla natura alla fine lo paghiamo sulla nostra pelle, a partire da quello che ci troviamo sul piatto: basti pensare a tutte le sostanze tossiche che vengono gettate in mare e sono poi assimilate dai pesci, gli stessi che poi peschiamo e mangiamo. Ci stiamo facendo del male da soli ed è incredibile che tante persone ancora non lo capiscano».