Società

Il mondo senza MTV

Qualche giorno fa Paramount ha chiuso MTV News, nel quadro di licenziamenti che hanno toccato varie parti dell’azienda, per un totale del 25% della forza lavoro — Nel 2023 la «Music Television», prodotto dell'industria culturale degli anni Ottanta, ha ancora senso?
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Stefano Olivari
19.05.2023 12:29

MTV News non c’è più e diverse generazioni si sentono più vecchie. Non perché nel 2023 aspettassero con ansia le notizie e gli approfondimenti di quella che per molti anni è stata l’azienda televisiva più cool, ma perché il marchio MTV da solo evoca una filosofia, un mondo, una globalizzazione non minacciosa. E del resto la stessa MTV per così dire "vera" è sempre più marginale, nonostante oggi si ascolti e si guardi molta più musica rispetto a quarant’anni fa. Anzi, proprio per questo.

La chiusura

Qualche giorno fa la Paramount ha chiuso MTV News, nel quadro di licenziamenti che hanno toccato varie parti dell’azienda, per un totale del 25% della forza lavoro. Insomma, la sezione news dell’emittente che ha formato sia Generazione X (è nata nel 1981) sia Millennial è stata cancellata per diversi motivi, ma uno su tutti: l’informazione porta immagine e prestigio, ma costa più di ciò che fa incassare. I recenti ridimensionamenti e chiusure di BuzzFeed e di Vice, per citare altri esempi di ‘giornalismo del futuro’, fanno parte della stessa tendenza: i giovani non sono più interessati all’informazione, nemmeno in forma digitale, comunque non lo sono al punto di far guadagnare editori che puntino soltanto sull’informazione e non anche su mille attività collaterali. Il ‘riallineamento strategico’ di cui parlano alla Paramount significa questo, visto che il declino di MTV News non è dipeso da concorrenti innovativi aggressivi ma semplicemente dalla mancanza di ricambio del suo pubblico.

L'evento simbolo

MTV è un purissimo prodotto dell’industria culturale degli anni Ottanta e la sua esplosione a livello news non poteva che avvenire con il suo evento simbolo, il Live Aid, nel 1985. Per l’occasione alla MTV dei VJ, quelli che poi abbiamo ben conosciuto anche nelle versioni europea e italiana, iniziò ad affiancarsi quella dei giornalisti o comunque di persone che cominciavano a trattare temi musicali, ma non solo, senza il tono del piazzista o dell’entusiasta di default. La Week in rock di Kurt Loder diventò una trasmissione di culto, ma soprattutto fu quella che interruppe i video musicali non stop che fino a quel momento erano stati il marchio di fabbrica di MTV. Un’altra caratteristica di MTV News era quella di parlare di cantanti o di band che magari non avevano video o dischi nuovi da proporre: quasi un sacrilegio nella tivù di allora ed anche in quella di oggi, dove quasi ogni ospite ha qualcosa da vendere o da promuovere. Da lì al parlare di attualità, politica, sport e costume il passo fu breve e grazie a MTV News quello diventò il canale in cui bisognava esserci. Un canale che parlava ai giovani ma non più soltanto agli adolescenti: uno dei primi a capirlo fu Bill Clinton, con la storica partecipazione a Enough is enough. Non più soltanto musica per tenere occupati i ragazzi ma trasmissioni che parlassero dei ragazzi senza il tono condiscendente degli adulti illuminati.

MTV Italia

MTV è arrivata ai telespettatori di lingua italiana nel 1997, quando MTV News era un fenomeno consolidato. Per noi MTV non era un canale soltanto di video musicali a rullo e fino al 2011 non ci fu alcuna svolta se non il cambio di VJ: Enrico Silvestrin, Victoria Cabello, Andrea Pezzi, Daniele Bossari, Kris & Kris, Giorgia Surina, Marco Maccarini, Camila Raznovich, Alessandro Cattelan, eccetera. Inizialmente MTV Italia trasmetteva sulle frequenze di Rete A, poi nel 2001 passò su quelle di TMC2, la ex Videomusic, appena acquistata da Telecom Italia insieme a TMC. I programmi di attualità aumentarono, così come quelli di approfondimento (Avere vent’anni di Massimo Coppola forse il più famoso) e grande importanza venne data a Flash, il notiziario, ereditato da TMC2. Così si andò avanti per quasi un decennio, prima che Flash diventasse MTV News e prima dei tanti spin-off sui canali satellitari: MTV Rocks, MTV Dance, MTV Classic, MTV Brand New, eccetera. Nel contempo l’MTV originale diventò un canale dichiaratamente generalista e da una sua costola nacque MTV Music, quasi un clone della vecchia MTV dei video senza steccati di genere musicale. Sulla MTV principale, invece, si iniziarono a vedere serie televisive e reality show importati o clonati dagli Stati Uniti, da 16 anni e incinta a Geordie Shore. Con l’acquisto da parte di Sky e la trasformazione in TV8, quella che per molti italiani è l’ottavo tasto del telecomando, MTV Italia è adesso emigrata sul satellite.

La generazione MTV

Al di là dei discorsi sulle news, che generano profitto in poche parti del mondo, la vera domanda generazionale è la seguente: nel 2023 MTV ha ancora un senso? Intendiamo MTV canale lineare con una programmazione musicale mescolata a news e programmi di attualità. La risposta generazionale è tristemente un no, perché il pubblico della parte musicale si è spostato su YouTube e altre piattaforme, mentre quello dell’attualità si è frammentato in un miliardo di siti web. La cosiddetta Generazione MTV comprende in realtà più di una generazione, visto che negli Stati Uniti iniziò nel 1981 ciò che in Europa e in gran parte del mondo si sarebbe visto soltanto dagli anni Novanta. Certo è che si tratta di uno degli ultimi marchi globali prima dell’avvento del web ed è anche per questo che il solo nome fa scattare l’effetto nostalgia. Non per i programmi in sé stessi, quasi tutti dimenticabili, o per i VJ scomparsi oppure riciclatisi nella televisione di ‘Ecco a voi, nella splendida cornice’, ma per il suo pubblico: giovani che si sentivano internazionali o comunque connessi con il mondo, che parlavano inglese o almeno fingevano di capirlo, che non mettevano in discussione la colonizzazione culturale angloamericana e che in ogni caso ritenevano MTV una base comune, la cosa giusta da guardare. Come minimo era un argomento di conversazione: è questo che manca e che mancherà.

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