L’intervista

Il nuovo volto di Sebalter

Con il Cd «Gente simpatica» l’artista bellinzonese dà una svolta alla sua produzione, cantando in italiano anziché in inglese e inserendo molta elettronica – IL VIDEO
Sebalter, all’anagrafe Sebastiano Paù Lessi, 35 anni. © Stefano Sala
Red. Online
06.03.2020 08:30

Lo scorso autunno aveva messo la parola fine ad una interminabile serie di concerti annunciando un’imminente e importante svolta artistica. Svolta che si paleserà con la pubblicazione di un nuovo album il 22 maggio e che ci farà conoscere il nuovo volto artistico di Sebastiano Paù Lessi, in arte Sebalter, che già il titolo del suo nuovo disco, Gente simpatica lascia intuire. Perché dopo cinque anni in cui è stato l’alfiere, a livello ticinese e nazionale, di un folk-pop di chiara impronta anglosassone con testi rigorosamente in inglese, l’artista bellinzonese ha deciso di lanciarsi in una nuova sfida: comporre e cantare rigorosamente in italiano.

Come mai questa svolta?
«È il risultato di un percorso lungo e ragionato il cui “la” è avvenuto tre anni fa quando gli organizzatori dello Swiss Press Print (il premio svizzero per la stampa) mi hanno commissionato una canzone per celebrare l’assegnazione dei riconoscimenti per il 2017, dandomi carta bianca per quanto riguarda il testo ma chiedendomi che fosse in italiano. Ho accettato la sfida e scrivendo questa canzone (Un cuore a metà – ndr) ho riscoperto il gusto di scrivere nella mia lingua natia, il piacere e l’emozione nel soppesare le parole, cosa che facevo da ragazzino, che ho fatto quando ero nei Vad Vuc e che negli ultimi anni avevo messo da parte a favore di una scrittura più internazionale in inglese. Da lì è partita questa voglia di rimettermi in gioco, di mettermi a nudo in modo differente e che ha portato alla realizzazione dell’album».

❝Scrivendo in italiano<br />ho riassaporato sensazioni <br />che non provavo da tempo❞

Una scelta interessante ma anche rischiosa, soprattutto in considerazione del fatto che il suo pubblico è in massima parte nell’area germanofona del Paese dove l’inglese è la lingua musicalmente più apprezzata.
«C’è sicuramente un rischio, ma la vita stessa è un rischio. D’altra parte, quando si crea qualcosa, non bisogna scendere troppo ai compromessi, altrimenti c’è il rischio di ripetersi, nel mio caso di diventare una cover band di me stesso. Ed è una cosa che mi è stata ben chiara sin da quando ho iniziato a ragionare sul mio terzo disco, che non dovevo rimanere troppo legato al passato semplicemente perché in qualche modo mi ha dato molto. Ho capito che era necessario uno slancio positivo, dovevo continuare ad essere me stesso e continuare quel percorso che negli ultimi tempi 3-4 anni mi ha portato ad ascoltare tanta musica italiana e ad usare l’italiano anche nella scrittura. Con i rischi del caso, perché chiaramente ci sarà sicuramente una parte del pubblico che rimarrà delusa, e una che invece sarà felice. Io in primis, che sono molto felice di quanto sto facendo».

A cosa è dovuto questo suo ritrovato interesse nei confronti della musica italiana?
«Mi piacciono molto i testi. Trovo che negli ultimi anni in Italia si sia tornati a comporre testi elaborati, ragionati, profondi. A livello di cantautorato mi piace molto Brunori Sas che con il penultimo album è entrato nella scena artistica a gamba tesa riportandola ad antichi splendori. Ma mi stuzzica parecchio anche l’universo chiamato “indie”: Calcutta, Thegiornalisti, Giorgio Poi, Gazzelle... Credo che in Italia ci sia attualmente una scena molto interessante sia a livello di sonorità (anche lì si è tornati a suoni più elettronici che strizzano un po’ l’occhio agli anni Ottanta) sia a livello di testi, tutti molto spontanei ma al contempo ragionati, non banali».

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

E sul fronte internazionale c’è qualcosa che la stuzzica?
«Lì le cose che attualmente sono in grado di emozionarmi sono meno. Trovo che il pop che si ascolta quotidianamente in radio si sia appiattito a livello di testi. Mi è piaciuto molto il primo lavoro di James Bay, zeppo di cose fantastiche così come adoro The weekend. Ma si tratta sostanzialmente di casi isolati».

Il fronte internazionale però ha influenzato parecchio i suoni di Gente simpatica, zeppi di elettronica che, combinata con il folk delle sue origini, la avvicina in alcuni brani a canoni stilistici alla Avicii. Come ci è arrivato?
«In realtà l’elettronica c’era anche nei miei precedenti dischi, anche se molto sottotraccia. In questo nuovo disco emerge di più anche per un fatto: che contrariamente ai primi album, scritti alla chitarra, questo l’ho scritto al pianoforte e alla tastiera. Quindi anche a livello di composizione, di ritmica, di sonorità molte cose sono cambiate già alla radice. Mi fa piacere il riferimento ad Avicii perché ho amato le sue produzioni, sebbene personalmente non abbia cercato particolari assonanze né con le sue produzioni né con quelle di altri artisti della scena pop elettronica».

C’è però il fatto che Gente simpatica è stato realizzato in buona parte a Parigi, che è una delle capitali dell’odierno pop elettronico...
«Si tratta anche in questo caso di un percorso strano alla cui base ci sono rapporti di amicizia e collaborazione. Negli ultimi anni, infatti, ho cominciato a scrivere parecchio anche per altri e con altri autori. E questo mi ha portato in giro per l’Europa in vari camp organizzati da editori e case discografiche. In uno di questi incontri, in Spagna, ho conosciuto un duo elettronico francese assieme al quale ho scritto una canzone, metà in inglese e metà in italiano. Il risultato è stato interessante ed è stato uno degli episodi che ha dato il via ai ragionamenti attorno a questo nuovo album (nel quale questa canzone è stata inserita). Cosicché quando, poco prima del concerto che ho tenuto al LAC assieme all’Orchestra della Svizzera italiana, ho deciso di iniziare a lavorarci è stato naturale coinvolgere questi amici francesi».

Ha citato l’esperienza sinfonica a fianco dell’OSI. Cosa ha rappresentato nel suo percorso artistico?
«È stata l’esperienza musicale più bella che abbia mai vissuto. È nata da un sogno, da un fantasticare che poi dopo tanto tanto lavoro si è concretizzato. Ho infatti lavorato nove mesi assieme al mio team per portare in scena quel concerto, che è stato fantastico e che mi auguro possa replicarsi, anche perché buona parte degli arrangiamenti fatti per quella serata sarebbe bello sfruttarli di nuovo».

Parliamo ora dei suoi prossimi live, a partire dal doppio concerto al Teatro Sociale di Bellinzona.
«Beh, le tante novità del disco – l’uso dell’italiano e suoni più elettronici – non potevano non riflettersi sui concerti. Nei quali, per me, è importante proporre un suono potente. Per cui ho deciso di aumentare il peso delle chitarre nella strumentazione: ce ne saranno infatti ben tre sul palco, sostenute da sintetizzatori e una batteria ibrida, ossia tradizionale ed elettronica. Il tutto con l’intento di creare un suono molto intenso».

Concludiamo con uno sguardo prospettico in avanti, sia a corto-medio termine che in termini di sogni futuri.
«A corto-medio termine, visto il taglio netto con il passato rappresentato dalla scelta di cantare in italiano, c’è la volontà e il desiderio di avvicinarmi maggiormente a quel mercato che fino ad oggi ho solo lambito, sebbene abbia diversi fan (la testimonianza l’ho avuta lo scorso anno quando a un concerto tenuto in Liguria con mia grande sorpresa, sono arrivate parecchie persone da Milano e da Bologna). E a tal riguardo ho firmato un contratto di distribuzione del disco con un importante marchio della Penisola. Se invece parliamo di sogni, beh, il più grande è un giorno, riuscire ad arrivare a San Siro, magari passando attraverso un altro “santo”: Sanremo».

Il disco

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

Nove tracce, scritte e prodotte da Sebalter assieme ai francesi Martin Chourrout e Simon Beaudoux e realizzate a Parigi e Monte Carasso, sono il contenuto di «Gente simpatica» (Bter Records – www-bter.ch) in commercio da venerdì 13 marzo.

Questa la track list
• Vienna
• Corrono i baci corrono
• Gente simpatica
• La fine dell’estate
• Adesso siamo star
• Tempo perso
• Run away
• Dall’alto del monte
• Le serie tv