Il caso

Il ritorno dei giustizieri

Dalla giustizia pubblica stiamo passando a quella privata? Il fenomeno si sta diffondendo in tutta Europa ma in Italia è esploso
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Stefano Olivari
16.09.2023 19:00

Dalla giustizia pubblica stiamo passando a quella privata? La domanda è di stretta attualità, perché la cronaca di giornali, televisioni e web è sempre stata piena di episodi criminosi ma solo negli ultimi tempi ha iniziato a farsi largo una tendenza preoccupante, comunque la si pensi: quello di amici o parenti delle vittime, quando non anche i passanti, che provano a punire subito i delinquenti. Un fenomeno che si sta diffondendo in tutta Europa ma che in Italia è letteralmente esploso. Riportando alla mente discorsi e film di mezzo secolo fa, sia pure in un contesto molto diverso.

Linciaggio

L’elenco degli episodi di giustizia fai da te sarebbe lunghissimo, ovviamente sempre meno di quello dei crimini che li hanno originati, quindi non ci sostituiamo a Google o agli articoli scritti con ChatGPT. Fra quelli che più hanno fatto discutere è però obbligatorio citare quello del Quarticciolo, zona popolare di Roma, dove una settimana fa un ragazzo indiano che aveva scippato una donna di 90 anni è stato linciato da chi si trovava in strada in quel momento. La curiosità è che in questo caso a reagire non sono stati soltanto bravi cittadini, ma anche alcuni malviventi (soprattutto spacciatori) locali che mal tolleravano incursioni di un esterno sul loro territorio. Lo scippatore se l’è cavata con un po’ di botte, ma il messaggio è comunque arrivato ai suoi colleghi. L’episodio è doppiamente significativo perché in ogni caso i delinquenti «locali» hanno interpretato un sentire comune, quello secondo cui la polizia può fare poco contro la criminalità di strada e anche quel poco viene poi vanificato da sentenze creative della magistratura. Un sentire che torna a mezzo secolo dal suo periodo di maggior diffusione, consegnato all’eternità da un numero incredibile di film.

Poliziotteschi

Il genere cinematografico che meglio ha raccontato questa realtà e questi sentimenti è senza dubbio il poliziottesco, che ebbe la sua età dell’oro all’inizio degli anni Settanta e la sua fine con la fine proprio degli anni di piombo, anche se quasi mai il terrorismo era al centro delle trame. L’architrave ideologica del poliziottesco, oltre che vera differenza con il poliziesco classico, è che il poliziotto protagonista era nella maggior parte dei casi un vendicatore, uno che risolveva a modo suo, chiaramente ammazzando il cattivo, casi in cui la giustizia normale non riusciva a punire i colpevoli. Non occorre essere Quentin Tarantino per avere visto La polizia incrimina, la legge assolve, di Enzo G. Castellari, film proprio di 50 anni fa e vero manifesto del genere anche se in realtà non è che venisse criticato il garantismo della magistratura. Quel memorabile commissario interpretato da Franco Nero fu seguito dal commissario Betti, con il volto di Maurizio Merli in una trilogia (Roma violenta, Napoli violenta e Italia a mano armata) di enorme successo, seguita da varie imitazioni e dal sotto-sottogenere del poliziottesco comico, quello del Monnezza, il commissario Giraldi interpretato da Tomas Milian.

Il fascismo

La critica principale al poliziottesco era la stessa che viene riservata ai cittadini (magari non gli spacciatori del Quarticciolo) che si ribellano a delinquenti che vedono sempre a piede libero: fascisti. Ma il genere, oltre che dal poliziesco di azione, deriva anche dal film di impegno civile e non è un caso che vi siano stati coinvolti registi come Damiano Damiani e Florestano Vancini, che a molti fanno venire in mente La Piovra. Nei poliziotteschi è raro che i cattivi siano poveracci ai margini della società, di solito sono finanzieri e boss della malavita, oppure loro sottoposti. La curiosità è che il genere piaceva al cittadino comune, ma di solito a fare giustizia era un professionista, un poliziotto o qualcuno del genere. Vengono in mente pochi esempi con protagonista una vittima che si vendica, il più noto è Il cittadino si ribella, sempre di Castellari e con Franco Nero, in cui si suggerisce che la resistenza al crimine è equiparabile a quella dei partigiani contro i tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale. Ma al di là dei dibattiti seriosi, è chiaro che i poliziotteschi avevano e hanno un pubblico tendenzialmente di destra, che mezzo secolo fa veniva definito anche qualunquista.

L'America

All’inizio degli anni Ottanta i giustizieri e i cittadini vendicatori scomparvero dal cinema italiano. L’ottimismo dell’epoca ed il successivo politicamente corretto avrebbero impedito un ritorno di questo genere, anche in chiave d’autore come era stato in Un borghese piccolo piccolo di Monicelli, con Alberto Sordi, questo sì un cittadino che si vendica (in maniera piuttosto incisiva, anche se il film è una critica al genere umano). E così a presidiare questo mercato sono rimasti soltanto gli Stati Uniti, che con Il giustiziere della notte, non a caso del 1974, hanno aperto una strada per film e serie tv che è arrivata fino ad oggi, con i vendicatori equamente divisi fra cittadini, come appunto quel grande Charles Bronson, e poliziotti che vedono i limiti della giustizia e agiscono di conseguenza: icona assoluta è Dexter, il tecnico della polizia di Miami che la fa pagare ai serial killer ma non soltanto a loro, generando un tifo da stadio sui divani. Poi la fiction si chiama fiction perché non è la realtà, ma negli Settanta come oggi c’è qualcosa che si sta muovendo in parti della società ignorate dai media e che non si possono tenere buone con le statistiche, che dicono che negli ultimi 10 anni in Italia le denunce sono diminuite del 25%. Ma la gente si sente insicura come negli anni Settanta, con il paradosso di media che criticano atteggiamenti da loro stessi indotti.