Il sangue scorre a Crystal Lake

Venerdì 13 rivisita le situazioni della fortunata serie
Adolfo Bader
10.03.2009 14:04

Jason Voorhees è un'icona del genere horror degli anni '80. Come Freddy Kruger in Nightmare e Michael Myers di Halloween, questo personaggio ha segnato un'epoca cinematografica in cui imperava lo slasher-movie (il termine si riferisce a quel genere di film in cui un serial-killer dà la caccia a un gruppo di ignari vittime, solitamente di sesso femminile). Nonostante la rozzezza della trama, molte di queste pellicole hanno incontrato il favore del pubblico, divenendo serie di culto tra gli adolescenti di mezzo globo - basti pensare che, per somma di capitoli, la serie di Venerdì 13 è seconda solo a James Bond. Dopo l'operazione di «ringiovamento» applicata a classici come Halloween e Non aprite quella porta, tocca ora a Venerdì 13. A condurre il gioco è stato chiamato il regista Marcus Nispel; uno che conosce già il genere, visto che si è fatto le ossa con il recente remake del classico di Tobe Hooper. La vicenda non si discosta dall'originale di Sean S. Cunningham e vede i suoi (ignari) protagonisti finire nelle grinfie dello psicopatico, nella suggestiva cornice di Crystal Lake. Come narra la leggenda, il giovane Jason finì annegato nelle acque del lago a causa della disattenzione dei bagnini del vicino campeggio. Assetata di vendetta e in preda a una furia omicida, la madre massacrò così tutti i campeggiatori per finire a sua volta uccisa da uno di loro, alla fine del primo film. Jason, inspiegabilmente tornato in vita, portò avanti la vendetta della madre, continuando a mietere vittime sul luogo del delitto nei successivi capitoli della serie.