Formazione e cultura

Il teatro fisico va all’Università

Presente e futuro dell’Accademia Teatro Dimitri, un’eccellenza didattica e culturale del nostro cantone tra progetti di crescita e... traslochi
Creata nel 1975, la Scuola Teatro Dimitri dal 2006 è riconosciuta come Scuola Universitaria Professionale diventando un’Accademia. © Facebook/Accademia Teatro Dimitri
Giorgio ThoenieRed. AgendaSette
14.12.2020 17:32

Considerare il teatro fisico come materia da studiare per il conseguimento di una laurea universitaria potrebbe apparire quantomeno originale. Eppure dal 2006 la Svizzera italiana vanta un’Accademia specializzata nelle arti sceniche del physical theater che offre un percorso che combina la pratica teatrale con il movimento e tecniche per costruire processi innovativi attraverso training, principi di creazione e performance. Nata nel 1975 su iniziativa del clown Dimitri, di sua moglie Gunda e dell’attore e mimo di origine ceca Richard Weber, la Scuola di Teatro di Verscio ha sempre avuto l’obiettivo di offrire ai giovani una formazione artistica professionale completa incentrata sul corpo e sul movimento. Da 14 anni quella realtà è stata riconosciuta come Scuola Universitaria Professionale diventando l’Accademia Teatro Dimitri (ATD) con un’offerta formativa molto più ampia. Ma sono anche 14 anni che il Teatro Dimitri e l’ATD sono diventate due realtà distinte, unite unicamente dal nome del loro fondatore: un dato di fatto che fatica a trovare la sua nuova dimensione nel rispetto di una separazione di competenze e gestione. «È importante ribadirlo», sottolinea Susanna Lotz, responsabile per la comunicazione e il marketing dell’Accademia. La precisazione diventa necessaria per evitare confusione, speculazioni e polemiche. Soprattutto in vista del progettato trasferimento di sede dell’Accademia nella ex-caserma San Giorgio di Losone. Un trasloco divenuto necessario per la mancanza di spazi adeguati, tutto sommato a poca distanza da Verscio ma che viene letto da taluni come uno schiaffo alla tradizione.

Studenti che si allenano. © Accademia Teatro Dimitri
Studenti che si allenano. © Accademia Teatro Dimitri

Una dimensione ampia e complessa
Cerchiamo allora di approfondire la conoscenza dell’ATD, un’iniziativa nata dall’entusiasmo di poche persone che oggi è diventata un’istituzione importante e riconosciuta internazionalmente per la formazione artistica nell’ambito del physical theater. Ma cosa è cambiato in questi 14 anni? «Presiedo il Consiglio di amministrazione dell’ATD solo da quattro anni ma come direttrice di dipartimento della SUPSI ho seguito tutto l’iter», risponde Wilma Minoggio. «C’è stato un grande sforzo per adeguarsi alle richieste di carattere accademico: non solo formazione e formazione continua ma anche la ricerca. Senza dimenticare l’ingresso in quella che è stata la riforma di Bologna, una convenzione europea che allineava tutta la formazione superiore per l’ottenimento di un titolo riconosciuto».
Con l’ingresso nella SUPSI, una scuola basata su regole semplici e da rapporti più diretti ha ceduto il passo a complesse dinamiche universitarie: un passaggio che ha creato mugugni associati a un ricambio generazionale. «Ma anche cambiando le persone che vi lavorano, aggiunge Minoggio, «l’ATD ha sempre avuto un occhio di riguardo sul suo passato nel rispetto delle sue origini. Si è evoluta cercando di darsi un’identità non associata unicamente alla dimensione del Clown, ancora molto presente nell’immaginario comune. Oggi l’idea va oltre, mantenendo la dimensione della poetica di Dimitri che cerchiamo di conservare ampliandola, dando agli studenti anche altre possibilità per trovare una strada che non vada unicamente in quella direzione». E i cambiamenti sono sempre difficili da accettare, soprattutto pensando a personalità carismatiche che hanno segnato fortemente la storia e l’identità della scuola. In fondo chi parla di Verscio pensa a lui, Dimitri.

Dietro le quinte di una lezione. © Accademia Teatro Dimitri
Dietro le quinte di una lezione. © Accademia Teatro Dimitri

«Talvolta è positivo», dice ancora Minoggio, «perché significa che abbiamo una storia importante. D’altro canto può essere vincolante perché dobbiamo dimostrare che non dimentichiamo da dove veniamo pur cercando nuove modalità espressive. Anche il Consiglio d’amministrazione avverte il momento difficile della transizione. Dopo la morte di Dimitri abbiamo sempre cercato di mantenere la collaborazione con la Fondazione che gestisce il suo Teatro nel rispetto della sua autonomia. Teatro che era parte di un’unica entità insieme con la Scuola. Al momento dell’affiliazione alla SUPSI si sono dovute separare a livello finanziario in quanto il sostegno che riceviamo dal Cantone e dalla Confederazione è destinato unicamente allo sviluppo dell’Accademia. In quella fase di trasformazione abbiamo voluto continuare la collaborazione anche perché dobbiamo essere grati a quanto è stato fatto. Non potremmo essere ciò che siamo se non avessimo avuto alle spalle una storia così significativa».
Fra le nuove dimensioni dell’ATD c’è la ricerca, parte integrante del suo mandato. Ne è responsabile Demis Quadri, docente di teoria e storia del teatro: «La ricerca è determinata dal carattere della formazione incentrato sul teatro fisico, è il perno su cui ruota tutta l’attività formativa dove corpo e movimento sono considerati mezzi d’espressione, drammaturgici e conoscitivi. Inoltre dobbiamo curare anche la nostra presenza sul territorio offrendo attività che possono avere riscontro e utilità sociali dove il teatro viene utilizzato come strumento di incontro e dialogo».

Corinna Vitale, responsabile per la formazione, ritiene il trasferimento a Losone foriero di nuovi impulsi alla crescita e allo sviluppo dell’Accademia
Corinna Vitale, responsabile per la formazione, ritiene il trasferimento a Losone foriero di nuovi impulsi alla crescita e allo sviluppo dell’Accademia

La nuova sede
Abbiamo esaminato il progetto di ristrutturazione degli spazi nella ex-caserma di Losone e li abbiamo visitati con Riccardo Maggi, responsabile della logistica e della tecnica per l’ATD: effettivamente è tutta un’altra cosa. Attualmente parte di quegli spazi stanno ospitando gli studenti di Master, ma per iniziarne il rifacimento per un trasloco definitivo si dovrà attendere l’esito del ricorso di un privato al Tribunale amministrativo sul progetto già approvato dal piano regolatore, come ci ha confermato il sindaco di Losone, Corrado Bianda. Nel frattempo quel trasferimento continua ad alimentare un clima di contrasti e polemiche alla luce di una situazione logistica non più sostenibile. «Quella necessità», ricorda Wilma Minoggio, «non è nata adesso, esistevano già diversi progetti. Negli ultimi dieci anni c’è stato il tentativo attraverso il Comune di Verscio e la Fondazione di trovare qualcosa che rispondesse alle accresciute esigenze. Per diversi motivi, non ultimo dovuti ai piani regolatori, dal Comune non abbiamo avuto proposte soddisfacenti. Non abbiamo cercato la caserma di Losone con l’ipotesi di utilizzarla come una strategia del cambiamento: la proposta è arrivata in un momento in cui avevamo bisogno di spazi per svolgere le attività. Con la Fondazione Dimitri e con il Comune di Verscio non abbiamo mai rotto i rapporti. Con David Dimitri (presidente della Fondazione e direttore artistico del Teatro, ndr) mi sarò trovata una decina di volte, fra colloqui e lettere, convenendo che si doveva mantenere qualcosa della nostra storia come il Teatro, gestendolo assieme. (...) Sarebbe un peccato se non si riuscisse a ottenere un rapporto di collaborazione con il rischio che ognuno vada per conto proprio. Noi abbiamo lasciato aperta questa possibilità». Il trasferimento di sede a Losone può davvero diventare un’ulteriore spinta al cambiamento? «Certamente», risponde convinta Corinna Vitale, Decana e responsabile per la formazione all’ATD. «Potrà darci la possibilità di avere più scambi con altre istituzioni, con altri professionisti del territorio, ospitare artisti in residenza o altro ancora. Tutto ciò potrà solo contribuire ad alimentare le aperture verso l’esterno».

David Dimitri, presidente della Fondazione e direttore artistico del Teatro.
David Dimitri, presidente della Fondazione e direttore artistico del Teatro.

«La scuola è vitale per Verscio»

In questi ultimi mesi il Teatro Dimitri di Verscio è rimasto al palo. «Anche se quest’estate», precisa David Dimitri, «è andata molto bene, con una stagione più economica che ha funzionato. L’economia del Teatro ha dovuto essere rivista, non poteva più puntare su cose grandi e costose. Così abbiamo tirato il freno a mano.». Attualmente è tornato sulla scena di Verscio Markus Kunz (già direttore del Teatro 1998-2001, ndr) al quale è stato affidato un mandato per studiare la situazione. «Sì, c’è bisogno di qualcuno che sia presente ogni giorno per assumersi la gestione e curare i dettagli. L’anno prossimo saranno 50 anni del Teatro (luglio ’71), è il momento giusto e Markus è ben accettato dagli abitanti di Verscio e dall’Accademia». Lo scorso agosto David aveva dichiarato che avrebbe creato una nuova scuola in risposta alla partenza dell’Accademia... «Non avere più una scuola a Verscio sarebbe un peccato. Adesso però vedo una luce all’orizzonte e sono più ottimista. Ma quando sei confrontato a una notizia del genere con la grande scuola Dimitri che se ne va... ero sconvolto! Ho provato di tutto, anche incontrando i membri del consiglio d’amministrazione dell’ATD coi quali c’è ancora una porta aperta, trovare delle soluzioni. (...) La Scuola è diventata ciò che è grazie a Verscio, non si potrà più fare la stessa cosa a Losone. Cresciuta in 45 anni, questa scuola è unica e una grande attrazione. Per questo ho detto: se rimane il vuoto lo riempiamo nuovamente di anima con giovani che possono imparare questo mestiere, riunirsi, vedere i grandi artisti a teatro, discutere con loro al ristorante, vivere questo ambiente. Non ne voglio fare la mia battaglia ma sento risuonare in me la voce di mio padre e cerco di proteggere ciò che ha fatto». Ma adesso occorre trovare la via del dialogo.

Scoprite di più sull’Accademia Teatro Dimitri leggendo la versione integrale dell’articolo su ExtraSette n.50, disponibile sull’APP CdT Digital.