Il tragico amore di John Keats

Bright Star ha segnato il ritorno in concorso a Cannes nel 2009 della regista neozelandese Jane Campion, a quindici anni di distanza dalla Palma d?oro vinta per Lezioni di piano. Un ritorno dignitoso, di grande qualità stilistica ma piuttosto freddo, forse per paura di cadere a capofitto nella mielosità del melodramma.Nel raccontare il tragico amore che unì il poeta romantico John Keats (1796-1821) e la vicina di casa Fanny Brawne, la Campion evita così il romanticismo fine a se stesso ed è proprio questa reticenza a far volare liberamente i sentimenti ad impedirle alla fine di rendere i propri personaggi per davvero vivi. Questa debolezza di fondo – che non dipende minimamente dalla prova dei due protagonisti (i convincenti Ben Wishaw e Abbie Cornish) – spinge paradossalmente lo spettatore ad interessarsi più da vicino alle figure secondarie della pellicola, che risultano più a fuoco dei due amanti, forse troppo pesantemente «schiacciati» dal peso dei magnifici versi del poeta inglese che ricorrono a più riprese, dando al film il ritmo di una ballata triste ma piuttosto prevedibile. Il punto di vista femminile è senz?altro preponderante ma anche l?efficace parallelismo iniziale tra il cucire vestiti (la passione di Fanny, che dà origine a costumi a dir poco sontuosi) e il cucire poemi si sfilaccia a poco a poco senza alcun esito concreto. Resta un accorato omaggio alla poesia come «luce» che nemmeno la morte del poeta può spegnere e una figura di musa che a tratti sa trasformarsi in vera e propria incarnazione del tormento letterario e amoroso. Un?opera di grande raffinatezza ma un po? troppo priva di mordente per poter davvero sedurre lo spettatore.