Il virtuosismo travolgente di Denis Matsuev

LUGANO - Denis Matsuev ha sostituito Maurizio Pollini, annunciato assente da qualche giorno, nel recital di martedì sera al LAC. Nessuno, alla fine, ne è rimasto deluso e tutti hanno tributato un’ovazione al pianista russo, che ha ringraziato offrendo ben quattro brani fuori programma.
Dotato di tecnica solidissima, Matsuev ha un approccio al pianoforte atletico e muscoloso, eredità sia delle passioni sportive coltivate in gioventù sia della tradizione pianistica russa (e sovietica). La Sonata op. 2 n. 3 di Beethoven, presentata in apertura, è stata rivestita di una sonorità robusta. Si potrebbe obiettare che un pianoforte del 1795 fosse ben lontano dall’avere tanto volume, ma a me l’interpretazione è piaciuta: è stata coerente dall’inizio alla fine e ha ben rappresentato l’esuberanza di un giovane Beethoven, appena giunto a Vienna con l’intenzione di farsi largo nel mondo musicale. Soltanto l’Adagio in mi maggiore, dopo che si era aperto con una splendida preparazione verso l’episodio in mi minore, non ha mantenuto le promesse ed è rimasto un po’ anonimo. L’Allegro successivo ha recuperato la verve iniziale e ha incantato per la bellezza e la varietà nell’articolazione delle note.
Gli applausi scaturiti spontaneamente fra un movimento e l’altro hanno sollevato qualche malumore in platea, ma essi non devono per forza essere considerati con disprezzo, come una mancanza di educazione musicale: attendere la conclusione dell’intero pezzo prima di applaudire è un’abitudine moderna e Beethoven stesso si sarebbe preoccupato del buon esito della sua sonata, se l’avesse eseguita nel più assoluto silenzio. Anche Rachmaninov aveva i suoi problemi con i rumori del pubblico: ogni volta che aumentavano i colpi di tosse, egli saltava una delle venti Variazioni su un tema di Corelli op. 42. Nonostante i colpi di tosse non siano mancati, martedì, Matsuev ha eseguito tutte le variazioni, con sicurezza e bravura. La seconda parte del programma è proseguita in linea con la prima: da una parte lo stile di Matsuev si è imposto per il vigore e la personalità di un musicista maturo e completo, dall’altra una certa uniformità di questo stile ha travolto Chopin (Ballata n. 4) e ha valorizzato Prokof’ev (Sonata n. 7). Sono stati pertanto graditi i bis: pagine fugaci, brillanti, ipnotiche e sulfuree di Ljadov, Sibelius, Skrjabin e Grieg, che hanno mostrato un ampio ventaglio di timbri e di colori.