Loving Highsmith

Il volto inedito e affascinante di una scrittrice di grande talento

Il documentario di Eva Vitija va alla scoperta dell’omosessualità della «giallista»
Patricia Highsmith, qui in una foto giovanile, è morta 74.enne ad Aurigeno nel 1995. © Filmcoopi
Antonio Mariotti
15.10.2022 06:00

«L’immagine di Patricia Highsmith che ci siamo fatti è fortemente influenzata dai suoi anni tardivi in Svizzera e dalla sua reputazione di autrice, cupa e misantropa, di romanzi polizieschi. Quando all’Archivio svizzero di letteratura, ho iniziato a studiare i suoi Quaderni (come li chiamava lei) e i suoi diari, e a incontrare le sue vecchie amiche in diversi Paesi, sono rimasta sorpresa e profondamente toccata dalla scoperta, dietro l’immagine conosciuta, di una persona completamente diversa: una giovane e bella scrittrice, con una verve romantica e una penna poetica, protagonista di una vita amorosa incredibilmente attiva nello sfrenato ambiente newyorchese del dopoguerra. Una personalità toccante e indimenticabile che inanellava instancabilmente storie d’amore con delle donne». Così la regista e sceneggiatrice basilese Eva Vitija, qui al suo secondo lungometraggio documentario, parla di Loving Highsmith toccando il centro di tutto il discorso: l’immagine assolutamente inedita della celebre scrittrice che lo spettatore si porta a casa dopo aver visto il film. Un’immagine che conferma il fatto che la Highsmith non sia assolutamente riducibile a una «giallista» qualunque, come del resto dimostrano gli adattamenti cinematografici più riusciti dei suoi romanzi da parte di registi come Alfred Hitchcock (Strangers On A Train), René Clément (Plein soleil) o Wim Wenders (Der amerikanische Freund). In Loving Highsmith, Eva Vitija racconta - grazie ad alcune commoventi interviste e facendo un ottimo uso di citazioni dai diari della scrittrice e di materiale d’archivio (filmati e fotografie) - le «avventure» omosessuali della giovane Patricia che, già aureolata dal successo, passa di conquista in conquista rimanendo però scottata da alcune esperienze che la condurranno a una sofferta scelta di solitudine sempre più estrema. Fondamentale anche la pubblicazione, sotto pseudonimo, del suo secondo romanzo, «per ragazze», Carol (adattato per lo schermo da Todd Haynes) che la spinse ad abbandonare gli Stati Uniti per paura di essere vittima di ritorsioni e a esiliarsi in Europa, dapprima in Francia e poi in Ticino, a partire dal 1981 e fino alla morte nel 1995. Il tema del doppio che si ritrova spesso al centro dei suoi intrighi (i due protagonisti di Strangers On A Train che si «scambiano» gli omicidi, la strana quanto profonda amicizia che nasce tra Jonathan e Ripley in Der amerikanische Freund) è quindi chiaramente il riflesso dell’esistenza dell’autrice, caratterizzata sin dalla nascita dall’assenza di una figura maschile di riferimento. Una doppiezza che non è però mai né ambigua, né meschina e che trova la propria trasfigurazione letteraria nelle pagine dei suoi romanzi. Loving Highsmith, coprodotto anche da RSI, è un documentario che, soprattutto grazie a testimonianze pregnanti e a un punto di vista originale, va ben oltre la rievocazione biografica o la consacrazione critica postuma di artisti scomparsi