«In questo balletto l’orchestra ha molte responsabilità»

Ha un taglio politico il Romeo e Giulietta di Prokof’ev coreografato da Angelin Preljocaj, che ha riletto il conflitto Montecchi-Capuleti collocandolo nel contesto dei regimi totalitari dei paesi dell’Est. Nel balletto infatti la lotta fra le due famiglie diventa uno scontro tra la milizia incaricata di assicurare l’ordine sociale e il mondo dei senzatetto. Il pubblico del LAC potrà assistere alla messa in scena nella serata di sabato 15 dicembre alle 20.30, in replica domenica 16 dicembre alle 16:00. Creato nel lontano 1990, il balletto è un vero e proprio capolavoro che ha decretato il successo mondiale del coreografo Angelin Preljocaj. Ad eseguire le musiche dal vivo è attesa l'Orchestra della Svizzera italiana guidata dalla direttrice d'orchestra Nada Matoševic, che abbiamo intervistato.

Dirigere un'orchestra dal vivo che accompagna un balletto è qualcosa di raro: cosa significa questo per una direttrice d'orchestra?
«In realtà per me non si tratta di un'esperienza nuova. Con il Teatro Nazionale di Fiume, di cui sono stata direttrice, abbiamo messo in scena diversi balletti con l'orchestra dal vivo. Ma quella di Genova è stata un'esperienza molto interessante, perché il Balletto Preljocaj non aveva mai messo in scena Romeo e Giulietta con la musica dal vivo. Personalmente amo lavorare con il balletto, a differenza di altri colleghi che prediligono dirigere l'Opera. Per lo spettacolo luganese la musica di Prokof’ev è stata ridotta in modo magistrale da Tobias Leppert».
Quali sono le peculiarità del Romeo e Giulietta messo in scena da Angelin Preljocaj? E quali sono state le sfide per lei?
«Avevo già lavorato con loro in occasione della messa in scena di Blanche Neige. Il loro modo di ballare è al contempo contemporaneo e poetico ed inoltre risulta godibile da parte del pubblico. Non a caso a Genova Romeo e Giulietta è stato molto apprezzato dagli spettatori presenti. La sfida per un direttore d'orchestra è quella di riuscire a essere sincronico con quanto accade in scena: i ballerini si devono sentire bene, quindi bisogna non solo trovare i tempi giusti, ma anche passare l'energia giusta. Un direttore d'orchestra deve sempre guardare i danzatori, stare insieme a loro e guidarli. Fare questo con la musica di Prokof’ev, molto bella ma anche molto impegnativa, comporta un’ulteriore sfida».
In che senso?
«Romeo e Giulietta di Prokof’ev è uno fra i più bei balletti, per qualcuno il più bello in assoluto. Però è molto impegnativo, ripeto, perché è scritto in modo che gli strumenti solisti – archi, fiati, percussioni - abbiano tanto da fare. Questo non è facile non solo da un punto di vista tecnico, ma anche sul piano dell'interpretazione. L'orchestra è molto responsabilizzata, perché ha il grande compito di mantenere i tempi e le specificità ritmiche interpretando la partitura, insieme al balletto».
Quanto è importante il rapporto di fiducia tra orchestra e direttore?
È una cosa fondamentale, praticamente dipende tutto da questo. Dalla qualità del rapporto che intercorre fra un direttore e la sua orchestra può venire fuori un risultato veramente buono o qualcosa di mediocre. Per esempio dal lavoro con l'Orchestra della Svizzera italiana mi aspetto molto: so che i professori dell’OSI sono molto competenti. La possibilità di lavorare con loro è davvero allettante».
Progetti futuri?
«Adesso sono direttore freelance e collaboro con il Teatro Nazionale di Sarajevo. Lavoro molto sulla musica contemporanea e sul balletto ma non tralascio l'Opera. Con la Filarmonica di Sarajevo abbiamo in agenda un concerto per Capodanno, un Gran Galà che sarà ospitato in un'abbazia croata».