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Jazz Pass

Dopo due anni di assenza torna, da giovedì 10 a sabato 12 marzo, il Festival di Cultura e Musica Jazz di Chiasso
Il pianista francese Jacky Terrasson indica con le mani il numero 53 che dà il titolo al suo più recente e che con ogni probabilità farà da filo conduttore al suo concerto al Festival di Cultura e Musica Jazz di Chiasso. © Marc Obin
Red. Online
04.03.2022 21:05

È stata la prima rassegna ticinese, due anni fa, a doversi arrendere alla pandemia ed è anche la prima a riproporsi al proprio pubblico ora che l’emergenza sanitaria sembra rientrata. È il Festival di Cultura e Musica Jazz di Chiasso, la cui 23. edizione andrà in scena al Cinema Teatro di Chiasso da giovedì 10 a sabato 12 marzo con un titolo - Jazz Pass - che, come sottolineano gli organizzatori, «prende in prestito un termine entrato a far parte del nostro quotidiano trasponendolo in un contesto che vuole essere di gradevole intrattenimento».

Un ritorno, come sottolinea il direttore del Cinema Teatro di Chiasso Armando Calvia, che avviene in una dimensione ancora condizionata dalla pandemia: «Quando abbiamo iniziato a programmare il festival, le norme sanitarie in vigore erano ancora piuttosto stringenti, per cui abbiamo optato per una versione “soft”, soprattutto in termini di allestimento, rinunciando sia a trasformare, come nelle ultime edizioni, la platea del teatro in un elegante “jazz club”, sia ad approntare un ampio servizio di ristorazione. Poco o nulla è cambiato, per contro, sul fronte delle proposte artistiche che, pur ridotte numericamente, mantengono un elevato tasso qualitativo. Quella di quest’anno è insomma un’edizione con la quale riprendere il discorso interrotto due anni fa, in attesa di tornare a far funzionare la nostra macchina organizzativa a pieno regime».

Nonostante queste affermazioni è tuttavia riduttivo parlare di un mini-festival, anche perché, dopo l’eliminazione delle restrizioni antipandemiche da parte della autorità federale, il Festival si è immediatamente attivato per rendere la sua proposta più... «corposa». «In effetti, pur non rivoluzionando la nostra location, non rinunceremo a renderla più confortevole e accattivante grazie al contributo degli allievi dell’Accademia di Architettura di Mendrisio», spiega Calvia. «Inoltre, abbiamo deciso di istituire un servizio bar e di allungare le tre serate festivaliere con altrettanti “dopo concerti” nei quali, accompagnati da musica dal vivo, chi lo volesse può rimanere più a lungo con noi».

Sul fronte artistico l’edizione 2022 del Festival non rinuncia alla sua duplice missione di ospitare grandi nomi della scena internazionale e, nel contempo, favorire progetti artistici che coinvolgono artisti elvetici. Nel primo caso grazie alla presenza di due importanti esponenti del pianismo internazionale, il francese Jacky Terrasson e il cubano Gonzalo Rubalcaba; per quanto riguarda le novità dando spazio all’originale incontro tra il trombettista norvegese Nils Petter Molvær il il duo R:ED composto dal pianista ticinese Gabriele Pezzoli e dal chitarrista, produttore e manipolatore sonoro Elia Anelli.

Due talenti del pianoforte
Parlare di Jacky Terrasson (in scena giovedì 10 marzo in trio con il bassista Geraud Portal e il batterista Lukmil Perez) significa parlare di uno dei più quotati talenti giunti alla ribalta internazionale a cavallo tra anni ’80 e ’90. Nato a Berlino da padre francese e madre americana, dopo studi musicali classici a Parigi e jazzistici a Boston, Terrasson ha iniziato la propria carriera imponendosi nel 1993 nel prestigioso concorso «Thelonious Monk» di Washington: un successo che l’ha portato all’attenzione sia dell’universo concertistico, sia del mondo discografico (da allora incide infatti per la prestigiosa Blue Note), sorretto da uno stile tecnicamente perfetto che affianca la tradizione modernista europea (ascoltandolo possono a volte venire in mente Debussy e Ravel) e l’alta scuola dell’improvvisazione pianistica jazz, in linea con una tradizione che da Art Tatum, passando per Bud Powell, Ahmad Jamal e Thelonious Monk, arriva a Bill Evans.

All’insegna della contaminazione stilistica anche il pianismo di Gonzalo Rubalcaba il cui stile percussivo, abbinato ad una notevole tecnica, gli ha permesso di sviluppare una originale musicalità che combina il jazz di matrice più tradizionale con sonorità latine, soprattutto cubane e messicane. Un sound, il suo, che a Chiasso sarà reso ancora più caldo dalla timbrica di Aymée Nuviola, amica di Rubalcaba dai tempi della scuola e con il quale si è recentemente ritrovata per un progetto piano e voce dal titolo Viento y Tiempo.

Atmosfere nordiche
Tra queste due originali proposte, il Festival jazz di Chiasso incastra l’incontro tra il progetto R: ED del pianista locarnese Gabriele Pezzoli e del chitarrista e soundmaker Elia Anelli, con il trobettista scandinavo Nils Petter Molvær: un’operazione non nuova per Pezzoli, da anni assiduo frequentatore del jazz nordico e delle sue rarefatte atmosfere in bilico tra classicismo contemporaneo e musica d’ambiente, e alla quale aggiunge un ulteriore tassello grazie a questa collaborazione con Molvær, dalla metà degli anni Novanta esponente di punta di quel «nu-jazz» che, fondendo jazz, rock e musica elettronica, ha dato un forte scossone a quel «jazz da camera» tipicamente associato all’etichetta ECM di cui è uno storico portacolori. Tutti i concerti s’iniziano alle 21.00. Info: www.centroculturalechiasso.ch.

Scoprite di più sugli eventi in programma dal 4 al 10 marzo sfogliando AgendaSette n. 9, in allegato venerdì al Corriere del Ticino e sempre a portata di smartphone e tablet con l’app CdT Digital.