76. Festival di Cannes

Johnny Depp è il re di Francia

L’attore americano è Luigi XV nel riuscito film d’apertura «Jeanne Du Barry» diretto e interpretato da Maïwenn, mentre il suo collega e connazionale Michael Douglas ha ricevuto una Palma d’onore per la sua eccezionale carriera costellata di non facili sfide
© WHY NOT PRODUCTIONS Girato in parte nella Galleria degli Specchi di Versailles, il film vede Maïwenn (a sinistra) regista e protagonista e Johnny Depp nei panni di Luigi XV
Antonio Mariotti
17.05.2023 06:00

Oggi è un distinto signore di 79 anni, la cui rassomiglianza con il padre rimane impressionante. Eppure, si può dire che tutta la vita di Michael Douglas sia stata votata a cercare di sottrarsi all’ombra gigantesca che il genitore - l’indimenticabile Kirk, scomparso nel 2020 all’età di 103 anni - ha gettato sui figli, grazie alla sua forte personalità e al suo successo. Michael che ieri sera, in occasione della cerimonia d’apertura del 76. Festival di Cannes, ha ricevuto una Palma d’onore strameritata è quello che se l’è cavata meglio di tutti, proprio perché ha osato sfidare il leggendario Kirk sul suo stesso terreno, riuscendo là dove neppure lui era riuscito ad arrivare. Ha infatti vinto due premi Oscar, dapprima come produttore e poi come attore, ma ha anche commesso i suoi stessi errori in ambito familiare. Grazie anche al documentario inedito a lui dedicato diretto da Amine Mestari e prodotto da Arte che il festival ha messo a disposizione per 48 ore sul proprio sito, oggi la figura di Michael Douglas appare non più soltanto come quella del «figliol prodigo » ma come quella di un uomo che ha sì ottenuto successo, fama e ricchezza ma che ne ha anche pagato le conseguenze sulla propria pelle, ben sapendo fin dall’inizio che sarebbe stato impossibile fare altrimenti.

Dalla Tv al nido del cuculo

Una parabola iniziata a metà anni Sessanta al college, in piena epoca hippie e di proteste contro la guerra in Vietnam, che trova un primo banco di prova nella serie Tv poliziesca Le strade di San Francisco che vede Michael Douglas farsi le ossa come attore e che gli permette di conoscere dal di dentro i meccanismi segreti di un mondo che pensava gli fosse familiare. Grazie alla disponibilità del padre (che aveva acquistato i diritti del romanzo anni prima) produce poi Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) che gli vale il primo Oscar e in seguito Sindrome cinese (1979), ma la tentazione di mostrarsi anche davanti alla macchina da presa è troppo forte ed eccolo trionfare anche in questo campo con la statuetta ottenuta per Wall Street (1987). Michael Douglas non ha (quasi) più nulla da dimostrare e si dedica allora a film in cui interpreta personaggi distruttivi ed estremi ( Attrazione fatale, Basic Instinct) nei quali si riconosce in quel periodo. Seguiranno gravi problemi di famiglia (il figlio maggiore Cameron condannato per spaccio di droga) e di salute (il cancro alla lingua in fase avanzata scoperto nel 2010) dai quali Michael Douglas sembra essere emerso con la tempra del saggio patriarca che non disdegna però di tornare sullo schermo quando è attratto da una nuova sfida, come accaduto di recente in Ant-Man o nella serie Tv Il metodo Kominsky.

Dal Kentucky a Versailles

E una bella sfida - attoriale, non esistenziale - era anche quella che attendeva Il nativo di Owensboro (Kentucky) e ben presto sessantenne Johnny Depp, a cui la regista e attrice francese Maïwenn ha affidato il ruolo di Luigi XV nel suo Jeanne Du Barry che ieri sera ha inaugurato le proiezioni sulla Croisette. Una scelta sopravvenuta dopo il rifiuto da parte di alcuni attori francesi di accettare la parte, ma che Maïwenn definisce «la migliore in assoluto » nell’ambito di un progetto ambizioso e per molti versi inatteso da parte di una regista che finora aveva prediletto opere intimiste, autobiografiche ed estremamente «verbose ». Nata nel 2006 dopo aver visto Marie-Antoinette di Sofia Coppola con Asia Argento nei panni della figlia del popolo divenuta la favorita del re grazie al suo fascino e alla sua intelligenza, l’idea ci mette del tempo a maturare, anche perché Maïwenn non si sente ancora all’altezza. Jeanne Du Barry è un film biografico in costume che, pur non discostandosi troppo dai canoni del genere, ha il pregio di concentrarsi sul rapporto tra la cortigiana e il sovrano. Un rapporto che, da subito, infrange alcune delle tante rigide regole che imperano a Versailles, ma che è condizionato dai protocolli della corte: Jeanne deve essere nobile e maritata per poter essere presentata al re, ma sarà proprio questo matrimonio a impedire che il re la sposi dopo la morte della regina, relegandola al fragile ruolo di favorita che le costerà l’espulsione dalla corte dopo la morte di Luigi XV. A Maïwenn interessano in primo luogo i complessi rituali di questo mondo del tutto avulso dalla realtà che pochi decenni più tardi verrà letteralmente spazzato via dalla Rivoluzione francese: Madame Du Barry sarà ghigliottinata nel dicembre del 1793, pochi mesi dopo Luigi XVI e Marie-Antoinette. Una scelta interessante, corroborata da ambientazioni sfolgoranti (Versailles è sempre Versailles), costumi di grande ricchezza e precisione e una luce spesso «a lume di candela» che ricorda a tratti il Barry Lyndon di Kubrick anche perché il film è stato girato in pellicola 35 mm. Quanto ai due protagonisti, entrambi riescono ad essere credibili e non troppo melensi: Maïwenn appare a tratti un po’ affannata, mentre Depp (che recita in francese) sembra preferire i silenzi pensosi e gli sguardi languidi alle parole.