Keanu Reeves torna in "John Wick"

Un film riuscito tra action ed estetica noir
Marisa Marzelli
30.01.2015 00:03

Dopo un periodo di appannamento, la stella di Keanu Reeves torna a brillare. John Wick è un film a suo modo particolare e per inquadrarlo bisogna partire dai registi Chad Stahelski e David Leitch. Di professione stuntmen, hanno creato la società 87Eleven, specializzata nel realizzare complicate scene di combattimenti e acrobazie. Stahelski è stato anche la controfigura di Keanu Reeves in Matrix, affiancato da una troupe asiatica. Ecco spiegato perché il protagonista di John Wick poteva essere solo Reeves e perché lo stile di questo film ricorda la scuola del gangster-movie di Hong Kong, da John Woo a Johnnie To. John Wick è assolutamente stilizzato, un'elegante coreografia action, con una violenza così iperrealista da trasformarsi in balletto. L'estetica, nel film, è (quasi) tutto. Mentre il racconto, quello di una spietata vendetta, è classico e aggiunge poco a stilemi consacrati. Ma è una summa – gli autori mostrano di conoscere molto bene le regole del gioco – di tutto ciò che, dai costumi alle luci, all'uso espressivo degli ambienti e delle musiche, ai personaggi maledetti, fanno la bellezza suggestiva e glaciale delle storie criminali. Strutturato in un lungo flash-back, come un noir classico, è la storia di un'ascia di guerra (da intendere come fucili di precisione e pistole) dissepolta, perché non si sfugge al proprio destino. Lasciando un margine di mistero nel passato dei personaggi. Un racconto molto dark influenzato dalla graphic novel. John Wick (Reeves) è stato una leggenda nel mondo del crimine, non solo un killer a pagamento, il migliore. Si è ritirato quando ha incontrato e sposato la dolce Helen che gli ha fatto cambiare vita. Ma tutta questa parte il film la evoca soltanto. Ora Helen è morta di malattia e Wick cerca faticosamente di elaborare il lutto. Come ultimo dono (recapitato post mortem all'affranto marito) gli ha regalato un cagnolino. Ma, mentre con la sua Mustang d'epoca fa benzina ad un distributore, Wick incrocia il giovane Iosef (Alfie Allen, Trono di spade), balordo figlio viziato del boss della mafia russa (Michael Nyqvist, il protagonista della trilogia Millennium), deciso a comprargli l'auto che lui non vuole vendere. Più tardi Iosef e la sua banda lo malmenano, uccidono il cane e rubano la Mustang. Non l'avessero mai fatto. Wick dichiara guerra alla comunità di sicari a pagamento. La furia del vendicatore è tale che la malavita mette una taglia su di lui e incarica un suo vecchio amico (Willem Dafoe) di eliminarlo. A questo punto qualsiasi residuo elemento di realismo svanisce. In una New York prevalentemente notturna, piovosa e magnificamente fotografata dall'alto, John Wick va nella tana del lupo, una zona franca della malavita, un hotel superlusso chiamato Continental, dove s'incontra l'élite del crimine. Il luogo è un mondo a parte del mondo reale (si potrebbe dire una realtà parallela, altro riferimento a Matrix), con severe regole d'onore malavitoso, rispettate dai più anziani, infrante dai giovani. Un luogo pericoloso, stravagante e insieme magico. Gran finale con una punta d'ironia.

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