La battaglia per i diritti umani non si ferma

«Durante i mesi di emergenza sanitaria e di confinamento abbiamo più volte considerato l’ipotesi di una rinuncia oppure analizzato l’alternativa di limitarci a una presenza online, come del resto hanno fatto molte altre manifestazioni cinematografiche nel corso di questo sfortunato 2020». Ma la battaglia per i diritti umani non può fermarsi, nemmeno il coronavirus può arrestarla. Ecco, dunque, che il Film Festival dei Diritti Umani di Lugano (FFDUL) conferma la sua settima edizione dal 14 al 18 ottobre, con una ventina di proiezioni (di cui quattro prime svizzere e una internazionale), accompagnate da dibattiti con ospiti illustri e da una mostra: il tutto in forma «diffusa», ovvero con appuntamenti anche a Bellinzona, Locarno e Mendrisio.
«Consapevoli dell’urgenza delle tematiche e convinti della qualità dei film selezionati, abbiamo voluto cogliere questa sfida, malgrado le incertezze logistiche e sanitarie, sicuri che il pubblico saprà apprezzare questa novità», spiega il presidente Roberto Pomari presentando il programma. «Film – aggiunge – come sempre forti e coraggiosi, che testimoniano di violazioni, spesso brutali, dei diritti fondamentali dell’umanità. Film che dovevano in qualche modo trovare uno schermo, un pubblico e un dibattito attorno ai temi e agli interrogativi con i quali ci confrontano. Mentre da noi era forte la tentazione di ripiegarci su noi stessi e sulla nostra crisi sanitaria, sapevamo che il mondo continuava a bruciare nelle fiamme di ben altre emergenze umanitarie». «Saranno quindi i film a riportarci in contatto con il mondo – gli fa eco il direttore Antonio Prata – e, nella complessa situazione in cui viviamo, dove non è facile spostarsi, saremo noi ad avvicinarci al pubblico».

Un’edizione, quindi, in sala certamente, nel rispetto delle attuali norme di sicurezza, e la cui diffusione capillare sul territorio vuole anche evitare un’eccessiva affluenza in un unico luogo. A proposito di spettatori, quest’anno il Festival non potrà accogliere le classi scolastiche, «una platea giovanile che sin dagli inizi del FFDUL costituisce un punto di riferimento importantissimo per la nostra manifestazione», sottolinea Pomari, spiegando che tale rinuncia è riconducibile alla necessità di adeguamento dei programmi scolastici, sconvolti dall’eccezionalità delle contingenze.
Il cartellone
Una ventina, come detto, le proiezioni in agenda, che porteranno a riflettere su temi di strettissima attualità e forza. «In questo nuovo scenario in cui ci ritroviamo forse ancora un po’ spaesati, la parola “corpo” assume ancora più significato», commenta Prata, presentando i film selezionati. Welcome to Chechnya di David France, che mercoledì 14 ottobre alle 20.30 inaugura il Festival al Cinestar di Lugano, sottolinea ad esempio il valore testimoniale di immagini che descrivono i corpi violentati dalla repressione di un governo nei confronti delle persone appartenenti alla comunità LGBTQ; mentre in I am Greta di Nathan Grossman (film di chiusura) «il corpo gracile dell’adolescente Greta Thunberg è capace di smuovere il dissenso di un’intera generazione di ragazzi che sente la necessità di un cambiamento per salvare il destino di un pianeta inquinato e sfruttato».

Tra le prime proiezioni in cartellone, spiccano inoltre Im feuer di Daphne Charizani (mercoledì alle 17.45 al Cinestar) dalla Berlinale 2020; Un fils, che sarà presentato dal regista Mehdi Barsaoui giovedì alle 17.45 all’Iride di Lugano. Allo stesso orario al cinema Forum di Bellinzona verrà proposto Bellingcat, truth in a post-truth world di Hans Pool, vincitore di un Emmy Award. Le tracce dei conflitti, tracce materiali, fisiche e spirituali; la crescente deriva autoritaria, la nascita di totalitarismi, i popoli che si oppongono al tentativo di annullare le loro libertà, sono solo alcuni dei temi che saranno affrontati dal FFDUL, anche grazie agli approfondimenti previsti dopo i film promossi in collaborazione con altri festival, associazioni e ONG. Tra gli ospiti, segnaliamo la presenza il 18 ottobre al cinema Corso di Lugano di Isa Dolkun, presidente del World Uyghur Congress (organizzazione che denuncia il genocidio nello Xinjiang) in occasione della prima svizzera di We have boots di Evans Chan, e il regista iraniano Massoud Bakhshi, il 17 ottobre al Corso per Yalda, a night for forgiveness, vincitore del Premio della giuria al Sundance Film Festival 2020.
Riconoscimenti

In programma spicca anche la prima proiezione svizzera, il 18 ottobre alle 17.45 al Corso, del documentario When we walk, secondo atto della trilogia iniziata nel 2013 con When I walk dal regista, produttore, scrittore e attivista per i diritti della disabilità statunitense Jason DaSilva a cui verrà assegnato il Premio Diritti Umani per l’autore 2020. In Wen we walk DaSilva, che convive con una grave forma di sclerosi multipla, racconta il suo tentativo di mantenere un rapporto con il figlio trasferitosi da New York ad Austin, in Texas. Ma le sue intenzioni si scontrano con il sistema sanitario USA. Ecco, dunque, che alla proiezione seguirà il dibattito «Diversamente fragili: l’assistenza alle persone con disabilità tra Trump e la pandemia» con lo stesso DaSilva, il direttore di Pro Infirmis Danilo Forini e il giornalista Andrea Vosti.
Scoprite di più su questo e gli altri eventi in programma fino al 16 ottobre sfogliando il numero 41 della rivista ExtraSette, disponibile anche sull’app CdT Digital. Per inserire nell’agenda di ExtraSette un concerto, uno spettacolo, un incontro letterario, una conferenza o segnalare un’altra iniziativa culturale vi invitiamo a scrivere a [email protected].