La fantasia in libertà del movimento Dada

ZURIGO - Dada è la parola che ricorre ovunque a Zurigo, a partire dalla stazione che accoglie pendolari locali e turisti, dove una grande installazione mette in rilievo le varie manifestazioni dedicate al gruppo Dada in occasione del centenario dalla fondazione. Al Kunsthaus e al Landesmuseum due significative esposizioni, al Cabaret Voltaire le performance e le serate musicali celebrano la creatività «corsara», rumorosa, provocatoria del movimento. Oltre a queste tre grandi occasioni celebrative, l'attività creativa del movimento è ricordata un po' ovunque: la città si riappropria, con onore, di una stagione culturale che aveva inizialmente osteggiato. Troppo provocatorie le proposte artistiche, troppo disinvolte le relazioni internazionali «senza confini», troppo quattrinati i protagonisti per essere allora considerati e accettati dalla società borghese zurighese. Suonavano, cantavano, scrivevano e concepivano nuove forme d'arte e si sentivano come dei privilegiati, facenti parte di un gruppo ben definito all'avanguardia, che sapeva trattare con sarcasmo la tradizione e i canoni artistici. Lo si vede bene nell'esposizione al Landesmuseum, dove sono esposte alcune opere-icone, come la celebre «Fontana», del 1917 di Marchel Duchamp, un orinatoio in ceramica: l'oggetto è considerato come la prima testimonianza del ready-made. L'arte prende e riusa, trasformando in modo disinvolto un oggetto di uso quotidiano, elevandolo ad opera d'arte entro i confini museali e attribuendogli un diverso valore. Fra le provocazioni c'è anche «la macchina celibe», sempre di Marcel Duchamp, che trasforma in arte complessa e meccanica le manie e le ossessioni erotiche dell'artista.Se al Landesmuseum c'è la storia del movimento coi suoi protagonisti, filmati, oggetti scandalosi e provocatori, al Kunsthaus c'è un omaggio all'utopia Dada: perché nelle sale a pianoterra è ricostruito un progetto mai portato a termine, ossia il leggendario libro «Dadagloge». L'idea era quella di riunire in un progetto collettivo duecento contributi di artisti e scrittori provenienti dall'Europa e dall'America. Attraverso questa pubblicazione Tristan Tzara (1896-1963), voleva lasciare alle generazioni future una testimonianza concreta dell'internazionalità del movimento da lui fondato con altri amici. L'esposizione zurighese riunisce 160 opere artistiche, fotografie, testi letterari inviati dall'Europa e dall'America da quaranta artisti. È un'occasione unica e preziosa, perché i documenti originali sono oggi dispersi in diversi archivi. Ma «Dadaglobe» è soprattutto un'impressionante antologia del movimento, al quale aderirono in forme eccentriche e diverse tra loro, personaggi come Hans Arp, Constantin Brancusi, Max Ernst, Francis Picabia, Man Ray. «Dadaglobe» è dunque anche un modo di capire la percezione internazionale del movimento e il suo utopico disegno di un mondo senza conflitti e senza confini.