“La matematica è la metafora della vita”

LUGANO - Stefania Piazzino è uno dei più interessanti autori giovani della contemporanea letteratura italiana. Autrice per la casa editrice e/o di un documentato (scientificamente) e travolgente (esistenzialmente) romanzo sul celebre matematico tedesco Riemann, parlerà del suo libro e del rapporto tra scrittura e scienze esatte giovedì 18 febbraio al palacongressi di Lugano (Sala E, ore 18.30), ospitata dalla Società Dante Alighieri.
Stefania Piazzino è conosciuta per il suo romanzo «L'uomo che credeva di essere Riemann», la storia, romanzata, di un problema matematico, della sua risoluzione e dei problemi esistenziali che essa provoca. Che cosa l'ha portata a scegliere questo argomento non essendo matematica lei stessa?
«Ero a caccia di un'idea. Il primo indizio decisivo è stato un'immagine che mi tornava sempre alla mente, tratta da un documentario che vidi molti anni fa, che raccontava delle Olimpiadi di matematica, quelle a cui partecipano ragazzi molto giovani. L'immagine era quella di un ragazzo, un quindicenne circa, magro, appoggiato al banco sul quale avrebbe affrontato la prova. Aveva uno sguardo triste e maturo, eppure sembrava un bambino molto piccolo. Il resto è stato serendipità. Una sera, chiacchierando con il mio fidanzato, ho scoperto che vicino al paese dove sono nata si trova la tomba di un matematico tedesco: Friederich Bernhard Riemann. Ho cominciato le ricerche e gli studi, per capire di cosa trattasse esattamente la sua famosa ipotesi, ho intuito fin da subito che era la metafora che mi sarebbe servita per esprimere ciò che non mi era ancora chiaro con il ragionamento e le parole. Ho letteralmente studiato per qualche mese, il romanzo ha preso forma. Ho iniziato la stesura il giorno successivo alla mia fatidica visita al cimitero di Biganzolo, dove si trova la lapide di Riemann.