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La novità di «Toy Story 4» sono le «giocattole»

Punta sui personaggi femminili il quarto episodio della saga animata
(The Disney Company Switzerland)
Max Armani
27.06.2019 06:00

«Non sono un giocattolo. Sono spazzatura! Libertà!» e così dicendo Forky, il nuovo personaggio di Toy Story 4, un «forchetto» di plastica bianca con un paio di denti rotti, due occhi sbilenchi e uno stecco da gelato come piedi, si butta dal camper che sta portando la piccola Bonnie e i suoi giocattoli in vacanza. Ma lo sceriffo Woody non può lasciare che la bambina venga abbandonata da uno dei suoi «amici», anzi da quello che ama di più, perché lo ha creato lei stessa a scuola. E perciò, deciso a riportare a casa il ribelle in piena crisi esistenziale, Woody si butta e lo segue. Inizia così la nuova avventura di Toy Story 4, film d’animazione Pixar, regia di Josh Cooley, che riporta sulla scena due star come Buzz l’astronauta, Woody lo sceriffo e tutto il cast dei giocattoli che da quando Andy è diventato grande, riempiono la vita della piccola Bonnie. Il quarto film della saga, se pure orfano del geniale John Lasseter (spazzato via dal #me too) che lo creò nel 1995, non delude e mette in scena un altro originale capitolo della storia d’amore tra giocattoli e bambini, dove i primi sono i veri protagonisti. Alternando i toni della commedia e quelli del dramma, il film trasforma l’universo dei giocattoli in un’epopea sentimentale e paurosa, ma anche buffa e piena di sorprese.

Stavolta a risolvere la situazione e a riportare Woody a casa non basta il coraggio di Buzz, ma per fortuna interviene Bo Peep, pastorella amata da Woody, nei panni di una super woman che lo difende dalle grinfie di Gaby Gaby, quasi una bambola assassina. Infatti sono i personaggi femminili la grande novità di Toy Story 4, bambole con ruoli e battute che le mettono in luce e le rendono partecipi dell’azione.

Riccardo Cocciante: «Quando lavoro sulla canzone di qualcun altro cerco di renderla “mia” dandole un’anima»

È una lunga storia quella che lega Riccardo Cocciante ai protagonisti di Toy Story, infatti è dal 1995 che «il cantante dei sentimenti» è l’interprete della versione italiana di Hai un amico in me (You Got A Friend in Me), la canzone di Randy Newman sull’amicizia tra Buzz e Woody, l’astronauta e lo sceriffo, quei due avventurosi giocattoli che si sono incontrati a casa di Andy, il loro padroncino, anzi: il loro «bambino» e non si sono più lasciati. Ecco cosa ci ha detto Riccardo Cocciante alla presentazione romana di questo quarto film della saga.

Sono passati più di vent’anni dal primo Toy Story e dalla sua prima versione di quella canzone, è sempre un’emozione cantarla?

«Sì, perché ogni volta, ad ogni film, traspare qualcosa di diverso nella voce. Non ci si può far niente. Anche se sei sempre tu, se ti senti sempre lo stesso, il tempo in cui vivi e le esperienze di ogni giorno lasciano il loro segno su di te e si sente nella voce. Non puoi evitarlo, magari imitando te stesso. Devi accettare di buon grado ciò che sei in quel momento. In fondo lo trovo stimolante. Lavorare su Hai un amico in me è sempre stato abbastanza facile, perché il fraseggio è facile. Tuttavia la cosa più importante quando si fa una versione di una canzone è darle un’anima che la renda “nostra”, riuscire a ritrovare se stessi nelle parole e nel tono. Ormai questa è una canzone quasi storica. Ne esiste anche una versione dove duettavo con Fabrizio Frizzi che, per anni è stato la voce italiana di Buzz. Purtroppo Fabrizio non c’è più e questo ovviamente mi dà un po’ di malinconia».

Nella colonna sonora italiana di Toy Story 4 lei ha anche una nuova canzone Non permetto, un’esperienza facile anche questa?

«Non direi proprio: Non permetto (I Don’t Let You Throw Yourself Away, che alla lettera sarebbe Non permetto che ti butti via) era difficilissima perché questa volta Randy Newman l’aveva scritta dandole un fraseggio particolare, tutto suo, e adattarlo ad una modalità più “latina”, più “nostra” non è stato semplice. Amo questo tipo di approccio perché alla fine ritrovare se stessi, nella personalità di un altro, è una sfida piacevole. Per esempio, anni fa mi venne proposto di fare un pezzo dei Beatles molto conosciuto: Michelle. Nella versione dei Beatles era una canzone leggera, io invece l’ho rivisitata e resa mia: ossia più tragica. È interessante come una canzone possa cambiare totalmente grazie ad un interprete e ad una visione diversa degli stessi elementi».

Sui titoli di coda di Toy Story 4 sentiamo un’altra versione della sua Hai un amico in me, stavolta cantata da Benji & Fede, a modo loro: che ne dice?

«Mi è piaciuta molto. Mi hanno detto che prima di provare a farla non hanno voluto sentire la mia, e lo capisco. Ho fatto loro i complimenti perché hanno scelto di accompagnarsi con una chitarra e basta, ed è una versione giocata tutta sulla semplicità e la freschezza. Sono partiti da ciò che sono, dal loro modo di essere, dalla loro musica ed è così che si fa».