La partitura millenaria del Cantico dei Cantici

Stralci
Il Cantico dei cantici, attribuito al re Salomone (il monopolista intellettuale della sapienza biblica) è una delle più brevi, ma anche delle più liriche opere contenute nella Bibbia. Le brune bellezze della Sullamita, i suoi ardori e i suoi languori vi sono evocati con uno sfarzo stilistico di cui soltanto l’Oriente conosce il segreto. Ebbene immaginate – dice un collaboratore di Le Soir – che Salomone abbia scritta anche la musica del suo mirabile poema e che da tre mila anni a questa parte gli eredi del Re Saggio abbiano conservato gelosamente, tramandandosi i preziosi cartoni, la partitura del Cantico e che – ciò che è più meraviglioso ancora – un bel giorno dei nostri tempi un cultore appassionato scopra la partitura meravigliosa e la riveli al pubblico di uno dei più eleganti e mondani teatri del mondo!
La cosa è avvenuta e il Cantico dei Cantici – secondo la partitura millenaria – è stata seguita per cura del signor Gunsbourg a Montecarlo, fra gli splendori e le magnificenze della Costa Azzurra. A rappresentazione finita si è scoperto che Salomone ricordava troppo… Puccini e Massenet. E l’elegante mistificazione è divenuta evidente; ma il successo c’era stato e la mistificazione non poteva che riuscire più elegantemente piacevole.
Oltre alla rievocazione del Cantico, c’è stata a Montecarlo un’altra riesumazione di fossili della musica esotica. Si tratta di Il sole di mezzanotte, un’opera musicale cinese, scritta al V secolo prima dell’era cristiana da Chin-Sang, su libretto (nientemeno!) di Confucio e con notazioni, assai più recenti, del figlio del compositore russo Rimsky-Korsakow. Anche Ching-Sang come Salomone – notano i critici – ha avuto la divinazione della musica moderna, con tutti i trucchi scenici del teatro verista. Specialmente commovente e suggestiva è stata l’apparizione del Sole di mezzanotte, un sole come – certamente – in Europa non se ne vedono mai: salvo, ben inteso, sugli orizzonti eccezionali di Montecarlo.
Lugano
All’Istituto Elvetico
Presieduta da Mons. Vescovo, alla presenza del Console Italiano, Barone Acton, di personalità del partito conservatore, di rappresentanti del ceto magistrale (del quale particolarmente festeggiato fu il Prof. G. Nizzola) e di numeroso pubblico, ha avuto luogo, ieri nel pomeriggio, all’Istituto Elvetico, la Accademia di chiusura degli studi. La cerimonia, comprendente saggi musicali, di canto e di dizione, ha lasciato nei presenti la migliore impressione della serietà dell’insegnamento impartito nel fiorente istituto e del lodevole zelo dei suoi insegnanti. Monsignor Vescovo ed il prof. Anastasi hanno avuto vive parole di elogio per la Direzione, a nome della quale ha parlato l’infaticabile e simpaticissimo direttore Don Radaelli.
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