La «rivoluzione» ai vertici del Teatro alla Scala e i possibili risvolti ticinesi

Cambia ufficialmente timoniere il Teatro alla Scala di Milano: l’attuale sovrintendente, l’austriaco Alexander Pereira ha infatti ufficializzato il suo trasferimento, con contratto quinquennale, a Firenze dove sarà alla testa del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e dove ritroverà un suo vecchio e fidato sodale: il direttore onorario a vita Zubin Metha. Un passaggio che risolve un’imbarazzante impasse che durava da mesi, dopo che il CdA della Scala si era rifiutato di rinnovare il contratto di Pereira (in scadenza a febbraio 2020) offendogli solo un prolungamento di un anno a fianco del nuovo sovrintendente, il francese Dominique Meyer, già direttore dell’Opera di Losanna e da sette anni alla testa della Wiener Staatsoper. «Una coabitazione che avrebbe potuto rivelarsi non semplice», è il commento del direttore d’orchestra ticinese Diego Fasolis, un beniamino di Pereira che infatti gli ha offerto numerosi incarichi al Piermarini. «E questo perché, pur essendo due straordinarie e preparatissime personalità, hanno caratteristiche diverse. Pereira è un direttore vecchia maniera, di quelli che aprono il mattino il teatro, lo chiudono la sera e che della struttura in cui operano conosce anche il numero di viti e bulloni delle poltroncine della platea. E che è abituato al dialogo e al confronto con tutti, dalle produzioni ai sindacati cercando sempre il dialogo alla ricerca di una soluzione dei problemi che metta d’accordo tutti. Inoltre ha straordinarie capacità di coinvolgere sponsor e finanziatori: un manager insomma a tutto tondo. Meyer è una personalità diversa, molto più artistica che manageriale e che tra l’altro viene da una realtà differente quale quella di Vienna in cui aveva a sua disposizione una struttura e un cast fisso. Ecco perché sarebbe stata difficile una coabitazione tra i due». Su cosa cambierà a seguito di questo avvicendamento alla Scala Diego Fasolis è tutto sommato ottimista. «La qualità artistica della struttura è tale a prescindere da chi la dirige. Anche se è chiaro che qualcosa muterà. Non credo a breve scadenza visto che la nuova stagione è stata impostata da Pereira e che, anche nel caso dovesse lasciare subito (le voci più ricorrenti parlano di un suo ufficiale addio il 7 dicembre, subito dopo la «prima» – ndr), proseguirà come programmato, ma cambierà. Sarà interessante vedere cosa accadrà con gli sponsor e i sostenitori di Pereira che, fino ad oggi hanno iniettato tanto denaro nelle casse del teatro meneghino permettendogli sia di risolvere parecchi problemi sia di realizzare allestimenti importanti: se resteranno a Milano o lo seguiranno a Firenze dove la situazione finanziaria è tutt’altro che buona e dove credo si confidi molto nelle abilità di Pereira quale crowdfunder».



Intanto a Milano c’è già chi inizia a preoccuparsi. «La Scala – ha sottolineato ieri una nota sindacale – perde un ottimo sovrintendente dal punto di vista artistico e umano. È la prima volta che un CdA non rinnova il contratto a un sovrintendente in scadenza. E questo è stato un errore. Ora chiederemo un incontro per sapere come sarà confermato il modello produttivo e contrattuale. Abbiamo bisogno di rassicurazioni anche sull’occupazione». E cosa accadrà invece al «pereirano doc» Diego Fasolis? «Gli impegni già fissati con la Scala credo verranno rispettati. Poi vedremo. Ciò che posso dire (ride – ndr) è che i miei contatti con Firenze sono buoni, che per anni ho insegnato ad Arezzo per cui un pizzico di accento toscano mi è rimasto. E che credo ci sarà presto l’occasione di rispolverarlo...»
Nel frattempo comunque il lavoro di Diego Fasolis alla Scala prosegue: ad ottobre il direttore ticinese sarà infatti in tournée in Cina alla testa dell’orchestra meneghina: concerti che avranno una anteprima luganese mercoledì 9 ottobre al LAC quando l’Orchestra del Teatro alla Scala, affiancata dai Barocchisti, metterà in scena l’opera buffa di Mozart La finta giardiniera in forma di concerto.