"La verità e la finzione convivono"

Che cosa significa la ricerca del tempo perduto nella creazione letteraria? Una ricostruzione che insegue la realtà scomparsa o piuttosto l'invenzione di un tempo parallelo affidato alla magia delle parole? Ne abbiamo discusso con uno degli ospiti degli Eventi letterari di Ascona, Jean-Philippe Toussaint.
Nel romanzo La verità su Marie, lei rimescola le varie linee temporali, mettendo alla prova la verità e la sua percezione, in che modo?
«In questo romanzo cerco di descrivere come il passato prende vita nella mente di qualcuno. Come si manifesta nei pensieri del narratore nel momento in cui si ricorda di certi avvenimenti del passato. Il narratore prende coscienza di un difetto, una lacuna costitutiva nel processo di rielaborazione degli eventi passati e del genere romanzesco in generale. Sperimenta l'impossibilità nella quale si trova il romanzo di arrivare con le parole a ritrovare il passato e ricostruirlo esattamente, ma allo stesso tempo ne scopre il trionfo che a partire da questo difetto ha il potere di trascendere la vita reale per arrivare a una verità nuova, di un'altra natura. Non una verità storica ma una verità poetica che lui chiama la verità ideale».
Quindi che cosa significa elaborare i ricordi nella creazione letteraria?
«Possiamo distinguere la memoria volontaria, gli sforzi che facciamo per ricordarci di un evento passato, e la memoria involontaria, che sopraggiunge in modo fortuito nelle circostanze della vita. A ognuna di queste categorie della memoria ho cercato di articolare una categoria di verità. Ci sarebbe così un modo attivo di ritrovare il passato, che senza dubbio ognuno di noi possiede, ma che è più specifico per gli scrittori. È in questo modo, evocando il passato nella loro mente in modo volontario, servendosi per far ciò sia della loro memoria sia della loro immaginazione, che gli scrittori possono far apparire nei loro libri una verità del passato, che non può essere una verità storica, ma una verità letteraria o poetica».
C'è anche un modo passivo per evocare il passato?
«Ma c'è anche, e la letteratura con Proust l'ha meravigliosamente mostrato, un modo passivo di recuperare il passato, che non sarà più "convocato" dallo scrittore o da colui che ricorda, ma che scaturirà da lui stesso, all'improvviso, inaspettatamente, in favore di un'esperienza sensoriale particolare, un sapore o un odore, senza alcuna partecipazione della volontà cosciente. La verità ritrovata, in questo caso, non cercherà di competere con la verità storica, ma sarà una sorta di verità assoluta, inconfutabile, che ci scaturisce dal passato.
Come costruisce i suoi personaggi?
«La creazione di un personaggio letterario è molto complessa, a volte viene ispirato dalla realtà e nutrito dalla finzione. I dettagli provenienti dalla realtà si mescolano a immagini che si formano nell'immaginazione, nel sogno. A volte si aggiungono degli schizzi, piccoli disegni, fotografie. Li combino fra loro e li fondo insieme per crearne uno a mia misura, nutrendo la mia immaginazione di dettagli veritieri attinti dalla realtà. Bisogna cancellare molto della vita reale per ottenere il concentrato di una sola pagina di finzione. Questi reticoli d'influenze multiple, di varie fonti autobiografiche, che si mescolano e si sovrappongono, si intrecciano e si agglomerano al punto di non poter più distinguere il vero dal falso, la finzione dall'autobiografia, si nutrono tanto di sogno quanto di memoria, di desiderio e di realtà.
«Grazie alla letteratura lo scrittore cerca di creare una vera relazione con il lettore, tramite immagini le quali lo scrittore trasforma in parole e che vengono completate dal lettore con la propria memoria ed i propri ricordi, questa è la magia della scrittura. Questi personaggi, altrimenti immobili e silenziosi, sono pervasi da una sorta di corrente data dall'energia che la lettura permette, come un collegamento tra due sensibilità, quella dell'autore e quella del lettore».
L'altra esperienza che permette di rievocare il passato è il sogno...
Si tratta di un'ulteriore verità, una verità nascosta, mascherata. Una dimensione sconosciuta che non può essere decifrata semplicemente. Il sogno racconta una storia in immagini con una forza emozionale incredibile, un legame segreto con la storia personale di chi li produce, in cui tutte le figure non sono altro che emanazioni di noi stessi, ricreate attraverso il prisma della nostra soggettività, animate dalla nostra sensibilità, dalla nostra intelligenza e dalle nostre fantasie».