Grande schermo

La vita divisa in due di Camilla

Kasia Smutniak è la protagonista di «3/19», il nuovo film del regista italo-svizzero Silvio Soldini
Kasia Smutniak e Francesco Colella nel film. © FILMCOOPI
Antonio Mariotti
29.01.2022 06:00

Silvio Soldini si è costruito nel corso degli anni una reputazione solida e peculiare nel panorama del cinema italiano, troppo spesso viziato da eccessivi compromessi a favore del (presunto) successo al botteghino. Il sessantatreenne regista milanese con passaporto rossocrociato ha sempre guardato ad esempi virtuosi al di fuori dei confini della Penisola, capaci di unire la leggerezza della commedia a una profonda riflessione di tipo sociale su una realtà colma di contrasti e di contraddizioni. Un percorso coerente e per molti versi coraggioso nell’ambito della fiction, al quale si è sempre affiancata la produzione di documentari la cui eco si ritrova anche nei suoi lungometraggi.

Una donna in carriera
A quattro anni da Il colore nascosto delle cose, Soldini presenta ora la sua undicesima opera per il grande schermo in 30 anni di carriera, come tutte le altre una coproduzione italo-svizzera con RSI e, per la terza volta, con Ventura Film. Dietro il criptico titolo 3/19 si cela la vicenda di Camilla Corti (Kasia Smutniak), avvocatessa quarantenne divorziata che ha scelto di consacrare la propria vita al lavoro nell’ambiente milanese dell’alta finanza. La donna non conosce né tregua né vacanze, né tanto meno trova il tempo di occuparsi dei problemi della figlia adolescente. Tutte le sue energie sono concentrate nel soddisfare le esigenze del suo datore di lavoro e dei suoi clienti in un ambiente in cui le donne sono ancora oggi escluse dai ruoli dirigenziali. Ad interrompere questa routine infernale sarà un incidente casuale. Una sera di pioggia, Camilla viene urtata da un ciclomotore: la donna se la cava con una slogatura al braccio ma uno dei due ragazzi in sella al motorino cade sull’asfalto e muore sul colpo. È lui il 3/19 del titolo: il terzo cadavere senza identità conservato nelle celle frigorifere dell’obitorio cittadino dall’inizio del 2019. Di lui si sa solo che è un immigrato clandestino di origine nordafricana: niente documenti né altri indizi che possano dirci di più sulla sua breve vita e sulla sua tragica fine. Nonostante l’incontro con Bruno (Francesco Colella), il calmo e rassicurante direttore della morgue, questo fatto sconvolge la vita di Camilla che si trova confrontata con una realtà di cui nemmeno sospettava l’esistenza.

Un’anima sempre spezzata
Proprio per questa «dinamica degli opposti», che vede avvicinarsi due persone appartenenti a comparti ai due estremi della società, 3/19 richiama Un’anima divisa in due (1993), il secondo film di Soldini. In quel caso però, il «gagio» sorvegliante in un grande magazzino di Milano e la giovane ladruncola rom si amavano, si sposavano, conoscevano ciascuno il mondo dell’altro prima di lasciarsi a malincuore. In questo caso invece Camilla non conoscerà mai 3/19 e la sua storia d’amore con Bruno sembra solo un palliativo o, al limite, il primo timido passo verso una nuova vita, verso la conquista di un’anima non più divisa in due, come la società in cui viviamo.