L'attesa è finita, ecco il nuovo ristorante di Cracco

MILANO - "Hype" è un termine inglese in voga nell'ambito pubblicitario che indica sostanzialmente l'arte di saper "gonfiare" il lancio di un prodotto, rendendolo desiderabile ancor prima della sua uscita. La parola anglosassone ai tempi di Internet è entrata, manco a dirlo, nel dizionario comune anche tra gli italofoni e la si può tradurre, più o meno alla lettera, con "aspettativa". Questa breve spiegazione è doverosa, perché intorno all'apertura del nuovo ristorante del noto chef italiano Carlo Cracco, di hype se n'è creata davvero molta. E non solo tra gli addetti ai lavori. Il ristorante Cracco, in galleria Vittorio Emanuele II a Milano, apre questa sera in anteprima stampa, mentre il debutto ufficiale sarà domani, il 21 febbraio, proprio nella settimana della moda. A poco più di due mesi dalla clamorosa perdita della seconda stella sulla guida Michelin, forse proprio viziata dal dispendio di forze per il nuovo ambiziosissimo progetto, lo chef noto per programmi come MasterChef e Hell's Kitchen, inizia così la sua avventura nella Galleria inaugurata nel 1877, luogo imprescindibile della Città per chi cerca l'atmosfera da "salotto milanese".
La nuova location targata "Cracco" riunisce cafè, ristorante, cantina e un salone privato per occasioni particolari, aperta tutti i giorni, dalle 8 del mattino a sera inoltrata, dalla prima colazione al dopo teatro. Uno scenario che porta la firma dello Studio Peregalli: Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli hanno inventato un luogo inedito e allo stesso tempo familiare, espressione di uno stile architettonico che spazia dalla seconda metà dell'800 al designer novecentesco Gio Ponti. Un'idea che mantiene dunque un gioco di corrispondenze tra galleria Vittorio Emanuele II e il nuovo ristorante.
1118 metri quadrati suddivisi su più livelli. Al piano terra si trova il café, con le sue pareti in stucco, dipinte a mano con un motivo a damasco. Il pavimento in mosaico è in accordo cromatico con l'esterno, mentre il grande bancone-bar di fine 800, arriva direttamente da Parigi. Per spostarsi tra i livelli è presente un ascensore che ad ogni piano subisce una "metamorfosi" per sintonizzarsi con l'ambiente circostante, costruito interamente in ferro e decorato a finto bronzo con inserti in vetro al piano terra, in specchio e metallo dorato al primo piano, infine dipinto con una patina scura in cantina. La proposta gastronomica del cafè è più semplice rispetto al ristorante, con piatti meno elaborati, per pranzi e cene veloci e informali. Grande spazio verrà dedicato alla pasticceria e alle creazioni in cioccolato dello chef Marco Pedron: dalle brioche del mattino alle torte, dalle praline ai biscotti, tutto verrà creato in loco, nell'apposito laboratorio.
Al primo piano è situata una sala d'accoglienza che fa da introduzione al ristorante vero e proprio, articolato quest'ultimo in tre sale e due privé. A sottolineare la centralità delle grandi finestre affacciate sulla Galleria, un'architettura a bassorilievo di archi e lesene che incorniciano grandi specchi. La cucina, promette lo chef, sarà all'insegna della continuità con quella del vecchio ristorante in via Victor Hugo: non mancheranno quindi piatti classici come l'insalata russa caramellata al tuorlo d'uovo marinato o il risotto allo zafferano e midollo alla piastra al rombo in crosta di cacao. Un menù a parte invece per lo scenografico fumoir, con proposte come ostriche e spaghetti al caviale. Ogni piano ha la sua cucina, ma è proprio qui che si trova la più importante.
Il secondo piano, cui si accede privatamente dal cortile affacciato su via Pellico, è riservato alle occasioni speciali: concepito come uno scenario teatrale, permette di creare ogni volta un ambiente su misura, grazie all'assenza di arredi fissi, fatta eccezione per il grande bancone del bar in marmo di Levanto degli anni '20. Una hall di colore verde scuro in lacca e tessuto conduce a un unico ampio spazio, la Sala Mengoni. Qui il posizionamento degli specchi crea una serie di rimandi e riflessi in un incessante dialogo con la cupola della Galleria.
Nel seminterrato la cantina ospita oltre duemila etichette e oltre diecimila bottiglie, con un'importante selezione di vini soprattutto italiani e francesi, ed è dedicata, oltre che alla vendita, alle degustazioni. Sono circa 50 i coperti al piano terra, 50 al primo piano, fino a 100 posti seduti e 150 in piedi al secondo.
Cracco, personaggio che divide e fa discutere, vorrà senz'altro recuperare la stella persa nella guida Michelin, per dimostrare - ancora una volta - di non essere una stella cadente.