Il personaggio

Le botte di Conor McGregor

Il doppio gancio sinistro che il lottatore irlandese ha tirato alla mascotte dei Miami Heat è solo l'ultimo di tanti episodi controversi
© AP
Stefano Olivari
14.06.2023 18:30

Che Conor McGregor picchi qualcuno dentro o fuori dal ring, anzi la gabbia visto che parliamo di MMA, non dovrebbe fare notizia. Eppure del doppio gancio sinistro che il lottatore irlandese ha tirato alla mascotte dei Miami Heat si parlerà a lungo, più che del suo dimenticabile autospot mascherato da documentario di Netflix. Ma che cosa è successo?

Burnie

Durante gara-4 delle finali NBA, a Miami, fra gli Heat e i Denver Nuggets, McGregor è andato in mezzo al campo per una gag organizzata per pubblicizzare uno dei mille prodotti a lui legati, uno spray antidolorifico chiamato TIDL Sport in partnership proprio con gli Heat. La gag, quando mancavano 7 minuti e 35 secondi alla fine del terzo quarto, prevedeva una rissa fra l’irlandese e Burnie, la mascotte degli Heat, ma come spesso avviene con McGregor la situazione è degenerata: forse la persona dentro Burnie ha fatto una battuta che lui non ha gradito, forse la rissa non gli sembrava abbastanza realistica, sta di fatto che con due ganci sinistri degni delle sfide con Nate Diaz ha steso il povero Chris Brown, finito all’ospedale. Un uomo fortunato, Brown, ballerino che dal 2011 è dentro questo pupazzo a forma di palla di fuoco, visto che per gli standard dei risarcimenti statunitensi McGregor si dovrà alleggerire di parecchie migliaia di dollari. Brown, che per questo lavoro di mascotte di dollari ne guadagna 60.000 a stagione, non è certo in fin di vita, anzi nella sostanza non si è fatto niente, tanto è vero che gli Heat avevano già annunciato la sua disponibilità per gara-6 (che non si farà, visto che nella quinta i Nuggets sono diventati campioni), con le parole ironiche del loro allenatore Erik Spoestra: «Questa è la durezza che voglio dalla squadra». Ma il caso specifico scompare di fronte al personaggio McGregor, uno degli sportivi più ricchi del mondo anche se la maggior parte delle persone non lo ha mai sentito nominare.

I soldi

Mc Gregor è uno di quegli sportivi più grandi del loro sport, oltre che uno dei pochi atleti MMA (arti marziali miste, in pratica un misto di pugilato, kickboxing, karate, judo, lotta libera, muay thai e altro) a essere riconoscibile fuori da questo mondo che deve la sua fortuna alla pay-per-view. Merito delle sue bravate fuori dalla gabbia ma anche della sua capacità comunicativa e della sua intelligenza, che lo ha portato a non sbagliare un colpo nemmeno nel mondo degli affari. Stime prudenziali danno il suo patrimonio netto intorno ai 250 milioni di dollari e i soldi non sono un dettaglio perché McGregor ci tiene ogni giorno a far sognare i suoi follower (46,4 milioni soltanto su Instagram) con uno stile di vita da ricco che ci tiene ad apparire ricco. Un po’ come quel Mayweather con il quale ha combattuto nel 2017 giocando in trasferta (era soltanto pugilato) e perdendo con onore unito a tantissimi soldi: si può dire che un terzo del suo patrimonio derivi proprio da questo incontro. Comunque la sua infanzia nella periferia di Dublino non è stata né drammatica né disagiata: non gli è mai mancato niente e mentre andava in palestra lavorava tranquillamente come idraulico. Anche in questa sua normalità di partenza risiede il suo fascino: McGregor in Irlanda e negli Stati Uniti è percepito come «uno di noi» qualsiasi cosa faccia, a prescindere dal fatto che la sua carriera a 35 anni e dopo 2 di assenza per la frattura alla tibia sia vicina al capolinea.

MMA

Nelle scorse settimane McGregor è stato santificato da McGregor Forever, una docuserie di Netflix abbastanza noiosa, in cui ha cercato di ripulire la sua immagine trasformandosi in una specie di filosofo-motivatore. È sembrata quasi il testamento della sua carriera di atleta, iniziata da stella della britannica Cage Warriors ed esplosa con la staunitense UFC, Ultimate Fight Championship, l’organizzazione che si sa vendere meglio in un mondo anarchico quello delle arti marziali, pieno di sigle e sottosigle. Il record del campione noto anche come Notorius, 22 vittorie e 6 sconfitte, è inferiore alla sua fama ed è stato sporcato negli ultimi match (3 sconfitte, con Nurmagomedov e 2 volte con Poirier, su 4 incontri), con l’infortunio di due anni fa che gli ha imposto un lungo stop. Alto 1 metro e 75, campione UFC nei pesi piuma e nei pesi leggeri, McGregor fa parte del partito di chi preferisce combattere stando in piedi che nel corpo a corpo a terra, ma la sua arma vincente è la lingua, ispirandosi dichiaratamente a Muhammad Ali. È anche per questo che è arrivato fuori dal mondo MMA e che i dirigenti UFC, in testa il presidente Dana White, cercano di tenerselo stretto e di rimandare il suo futuro da influencer.

Le risse

Insieme al trash talk McGregor fa notizia per le mille infrazioni al codice della strada, per le accuse di molestie sessuali più o meno ritirate (in maniera free o pay) e soprattutto per le risse, quelle organizzate in stile wrestling per accendere un po’ una serata ma anche la tante genuine. La più famosa, fra quelle recenti, quella del 2019 in cui ha picchiato un uomo che in un pub di Dublino si era rifiutato di bere un whisky da lui offerto, vicenda finita con l’acquisto del pub, il Marble Arch, da parte di McGregor, in modo che alla sua vittima non fosse più consentito entrare. Notevole anche quella con il rapper Machine Gun Kelly, a una trasmissione di MTV a New York, e dai contorni leggendari quella con Francesco Facchinetti nell’ottobre 2021 a Roma. McGregor era a una festa dell’ex DJ Francesco, invitato da Bella Thorne che insieme a Benjamin Mascolo (il Benji di Benji e Fede, all’epoca fidanzato con l’attrice statunitense) recitava in un film prodotto da Facchinetti, scherzando con tutti e soprattutto con Facchinetti che fra l’altro è (era?) un suo grande fan. Forse uno sguardo male interpretato per colpa del vino, forse una parola equivocata, sta di fatto che McGregor ha spaccato la faccia a Facchinetti. Notorius in fase di ripulitura della sua immagine ha spesso raccontato di essersi avvicinato alle arti marziali a 14 anni, «perché avevo problemi di bullismo». Però non ha mai specificato chi fosse il bullo.