Le colorate e iconiche fantasmagorie del dottor Gilbert e del signor George

Adesso che non possono andare a spasso insieme per Londra a osservare, commentare e ironizzare, come fanno dal 1967, hanno deciso di farsi britannicamente sberleffi del virus con un poster (scaricabile gratuitamente) alla loro maniera intitolato «Don’t catch it!» che tanti sudditi di Sua Maestà hanno già esposto alle finestre. D’altronde gli inossidabili Gilbert & George (al secolo Gilbert Prousch e George Passmore), protagonisti della mostra che inaugura oggi alla faccia della pandemia la stagione espositiva del Museo Casa Rusca di Locarno sono fatti così e con l’età non hanno certo perso quella verve e la britishness dissacrante che ne hanno fatto dei riconosciuti monumenti di classe e ironia nel panorama dell’arte contemporanea. Una grande mostra che si inserisce nel filone delle esposizioni internazionali avviato con successo alcuni anni fa a Casa Rusca con l’idea di proporre artisti di fama internazionale, mai o poco esposti in Svizzera.
L’attenzione quest’anno è dunque caduta su Gilbert&George la coppia di artisti certamente più famosa, provocatoria, discussa e celebrata del panorama artistico internazionale. Un sodalizio il loro che dura da oltre mezzo secolo e che li ha portati ad esporre nei maggiori musei del mondo, dal Moma alla Tate Gallery al Centre Pompidou, e a ricevere nel 1986 il Turner Prize , il riconoscimento artistico internazionale di maggior prestigio. «Siamo davvero onorati e orgogliosi - ci spiega Rudy Chiappini, come al solito gran patron dell’operazione - di essere riusciti a convincerli a esporre le loro opere degli ultimi vent’anni a Locarno. Nel nostro primo incontro nel loro studio di Londra abbiamo presentato loro le mostre recenti organizzate al nostro museo e la filosofia che guida le nostre scelte. L’adesione, certo non scontata, è giunta in breve tempo e una volta individuata la tipologia di mostra G&G hanno elaborato un piano dettagliato del percorso espositivo, curato fin nei minimi dettagli. Un allestimento carico e coinvolgente che certamente potrà stupire il visitatore, circondato da opere imponenti e coloratissime. Purtroppo a causa del virus non possiamo per il momento organizzare un’apertura ufficiale alla presenza degli artisti, ma ci hanno assicurato la loro presenza prima della chiusura della mostra ad ottobre: e vedrete che il loro arrivo a Locarno sarà un vero e proprio evento».
E non potrebbe essere altrimenti per questi due geni della body art prima (memorabili le loro «living sculptures»), delle photo pieces, fotomontaggi tra il narcisistico e l’umoristico poi e infine del confronto attraverso le grandi fotografie dai colori violenti e dai contenuti provocatori (quasi parodie delle vetrate medievali della vecchia Inghilterra) con i grandi problemi della contemporaneità da razzismo, alla violenza giovanile, dall’idiozia dei potenti fino all’Aids. Il tutto senza mai farsi scalfire dalle mode ma interpretando sempre alla perfezione il ruolo dei gentlemen londinesi, ombrello, guanti, completi di alta sartoria made in Savile Row e scarpe stringate e lucide ( non a caso nel 2005 hanno rappresentato con onore la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia).
E non a caso questa «The Locarno Exhibition» si concentra sulle tematiche più controverse e urgenti del dibattito contemporaneo, da sempre, alla base della loro ricerca. Sesso, razza, religione, politica, identità all’insegna di pochi comuni denominatori: l’ironia pungente, il rifiuto delle etichette e la voglia di mettere tutto in discussione, senza necessariamente fornire risposte alle domande suscitate. Progettata in stretta collaborazione con Gilbert & George, la mostra si concentra su cinque gruppi di opere realizzate tra il 2008 e il 2016, una selezione di sessanta opere imponenti e dirompenti, scelte con cura appositamente per ogni spazio del Museo, caratterizzate da immagini intense e cromatismi accesi, dominate da una caleidoscopica simmetria speculare, trasformerà ogni sala in un grande affresco dalle violente cromie, dando vita ad un’esperienza affascinante e coinvolgente, che comunicherà al pubblico l’essenza del lavoro del duo artistico inglese.
Dal loro studio nell’East End, dalle loro continue passeggiate per Londra, gli artisti propongono una continua e colta parodia sul tema della fusione tra arte e vita che condita di classe e autoironico aplomb britannico continua da decenni ad affascinare l’osservatore grazie ad immagini allo stesso tempo elettrizzanti e spaventose, teatrali, austere, bizzarre, in cui i due artisti dividono la scena con titoli di giornali, avvertimenti, pubblicità erotiche, scorci urbani, iconografia religiosa, bandiere e slogan. «God Save G&G!», insomma.
Un nome, una griffe
Come gli antieroi shakespiriani Rosencranz e Guildestern che Tom Stoppard ci ha insegnato ad amare, qualche volta è legittimo e consigliato confonderli tanto rappresentano le due facce della stessa identità, con quella & commerciale che da sola incarna un’intera poetica contemporanea. Gilbert Prousch (San Martino in Badia, 1943) e George Passmore (Plymouth, 1942) sono inseparabili dal loro incontro alla Saint Martin’s School of Art di Londra dove studiavano scultura, avvenuto nel 1967. Uniti nella vita e nella professione, fedeli a loro stessi, indipendenti, da allora si presentano sempre insieme come un’unica entità artistica, eccentrici nello stile e nel modo di porsi convinti che le loro vite e la loro arte sono indissolubili. Amati dal pubblico da mezzo secolo, osannati da musei e gallerie, il loro atteggiamento pluralista mescola performance, scultura e grafica pop in un unicum accessibile a tutti. E il segreto forse sta proprio nella loro indistinguibilità. Il loro modo di intendere l’arte si rispecchia anche nella scelta della firma comune: ciò non indica solo un rifiuto della distinzione dei ruoli, ma anche una profonda revisione dell’idea di identità e di individualità. L’essere insieme, il fatto di esistere in quanto due in un unico concetto, fanno di Gilbert & George degli autentici precursori di tematiche che oggi vengono poste quali importanti e necessarie. Si tratta di porre in esame situazioni che riguardano la vita di coppia e la condivisione di un’esistenza al di là dei pregiudizi. Da quella Londra, con il suo melting pot di culture, religioni, correnti politiche, musicali e letterarie, crogiolo ideale per l’inizio della loro carriera G&G hanno portato avanti sempre uguali a se stessi il leitmotiv dell’arte per tutti con una forte impronta democratica e di straordinario impatto comunicativo. E non importa se quasi nessuno sa riconoscere chi sia l’uno e chi sia l’altro. Loro sono due ma così il messaggio è ancora di più uno solo.