Luganomusica

Le fascinose invenzioni della stagione romantica

La Luzerner Sinfonieorchester, sotto la guida di James Gaffigan, ha eseguito al LAC pagine di György Ligeti, Jean Sibeliuse e Felix Mendelssohn con solista Gil Shaham
Ottima la prova del solista Gil Shaham.
Alberto Cima
16.02.2020 22:52

Oggi al LAC, nel tardo pomeriggio, l’eccezionale cartellone sinfonico di «LuganoMusica» ha ospitato la Luzerner Sinfonieorchester guidata da James Gaffigan con il solista Gil Shaham, che ha eseguito il Concerto in mi minore, op. 64 per violino e orchestra di Mendelssohn.

L’evento musicale ha inoltre accostato la scrittura novecentesca del Concerto Romanesc (o Romanian Concerto) di György Ligeti e la Sinfonia n. 2 in re maggiore, op. 43 di Sibelius. Cardine del programma è stato il Concerto mendelssohniano, ammirevole per la sua fascinosa invenzione tematica e il brillantissimo rilievo della parte del solista, bilanciato dalla felicità della scrittura orchestrale. Altrettanto importanti sono le caratteristiche formali del concerto, in cui l’originalità di un grande protagonista della stagione romantica convive con la sicurezza costruttiva di un degno erede dei classici. Impeccabile l’interpretazione del violinista americano Gil Shaham, che si è disimpegnato brillantemente nel contesto tecnico-virtuosistico; altrettanto lodevole l’elemento melodico in cui ha ben evidenziato la plasticità dei temi. Impeccabile l’intonazione, affascinante il fraseggio. Costantemente bello, limpido e palpitante, il suo suono per chiarezza e morbidezza. L’orchestra, ben diretta da James Gaffigan, ha accompagnato con precisione. Due i bis concessi da Shaham, affiancato dal primo violino della Luzerner Sinfonieorchester: il Pizzicato da un Duo di Bartok e una Gavotte di Leclair.

La composizione di Ligeti risente in maniera abbastanza evidente dell’influenza di Bartok. Nei temi della musica popolare romena e ungherese predomina l’elemento tonale, anche se sembra emergere in varie circostanze un ideale platonico che guida la fantasia del compositore, tale da inquadrare architettonicamente una persuasiva vena autentica, tipica di Ligeti, e non retorica. James Gaffigan, adeguatamente coadiuvato dall’orchestra, ha reso magnificamente tutti gli elementi insiti nella partitura.

La seconda è fra le Sinfonie più popolari e amate di Sibelius. Il maggiore interesse è dato dal primo movimento. I motivi evolvono l’uno nell’altro in maniera quasi naturale e spontanea, eludendo riferimenti troppo rigidi al trattamento di prammatica dei temi della Forma-Sonata. È una delle pagine più ricche di sentimento e di suggestive atmosfere. Perfetta sotto ogni senso l’interpretazione che ha sottolineato l’intensità espressiva, grazie al direttore in ottimo stato di grazia e all’orchestra, precisa in ogni settore. Al termine un bis: il Valse triste, celebre per il suo pathos espressivo, dello stesso Sibelius.