Tendenze

L'estate del vittimismo

Da Ultimo a Barbara D’Urso, da Daniela Santanchè a Soumahoro, per arrivare a Mourinho, tutti si ritengono vittime di un complotto, e quando va bene soltanto di una campagna di odio
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Stefano Olivari
08.07.2023 16:05

Una delle grandi tendenze dell’estate 2023 è il vittimismo, che però a differenza delle altre tendenze minaccia di dilagare anche nelle altre stagioni. Un vittimismo diffuso, tipico di una società deresponsabilizzata in cui esistono solo diritti e mai doveri, che riguarda tutti noi nella vita quotidiana ma che ovviamente come testimonial ha personaggi pubblici. Da Ultimo a Barbara D’Urso, da Daniela Santanchè a Soumahoro, per arrivare a Mourinho, tutti si ritengono vittime di un complotto, e quando va bene soltanto di una campagna di odio.

Ultimo

Il cantautore romano si considera da sempre nel mirino dei giornalisti ed in generale di un imprecisato sistema, un sistema che peraltro non gli ha impedito di vincere a Sanremo nel 2018 fra le Nuove Proposte e di arrivare secondo l’anno dopo nella gara dei grandi. Ma proprio nel 2019 è accaduto il fatto che ha poi giustificato il vittimismo di Ultimo, che con I tuoi particolari aveva avuto una maggioranza enorme al televoto finendo però poi secondo per precisa scelta della giuria d’onore e soprattutto di quella della sala stampa del Festival, che fece vincere Mahmood. Perché questo astio nei confronti di Ultimo? Pare per una serie di interviste annullate. E quest’anno gli applausi della stessa sala stampa per Ultimo arrivato quarto con Alba, applausi perché non era arrivato nei primi tre, hanno aggiunto benzina al fuoco. Così l’1 luglio, al concerto di Lignano Sabbiadoro, Ultimo ha eseguito la sua Canzone Stupenda mentre sullo schermo alle spalle scorrevano immagini di recensioni negative dei suoi dischi. Nel caso il concetto non fosse chiaro lo ha sottolineato mostrando il dito medio. Classico caso di vittima, perché effettivamente nel 2019 fu danneggiato, che diventa vittimista. Va in ogni caso detto che il vittimismo è nel DNA degli artisti: difficile trovarne uno contento di come viene considerato, e se il presente è troppo buono si cita il bullismo subito nel passato, alla Tiziano Ferro, o l’infanzia in un ghetto immaginario, tipo i trapper.

D'Urso

Da una presunta vittima del sistema mediatico ad una vittima di Mediaset, la più improbabile di tutte vista la sua lunga militanza nell’azienda. Perché Barbara D’Urso già nel 1977 era a Telemilano 58, antenata di Canale 5 e di tutto il resto, ed è sempre stata uno dei personaggi preferiti da Silvio Berlusconi, anche perché le sue trasmissioni hanno sempre portato grandi ascolti e fidelizzato un pubblico che nella D’Urso si riconosceva. La prima decisione editoriale di Pier Silvio Berlusconi dopo la morte del padre è stata però il mancato rinnovo del contratto con la presentatrice, che poi si è sfogata in un’intervista a Repubblica in cui fra le altre cose ha sottolineato che a Mediaset ci sono trasmissioni molto più trash delle sue. Non ha fatto i nomi, ma non è difficile capire che si riferisse ai vari Grande Fratello, Isola dei famosi, Temptation Island e a tutto il mondo che ruota intorno a Maria De Filippi. Come nel caso di Ultimo, c’è un fondo di verità su cui poi si innesta l’ossessione, la cosiddetta sindrome di Calimero: perché Pier Silvio Berlusconi dovrebbe essere parte di un complotto contro la D’Urso? Il vittimismo televisivo scatta non solo quando si viene licenziati, ma anche quando si cambia emittente, come nel caso di Fabio Fazio: non è mai per soldi ma perché ‘di là’ non ci hanno lasciato lavorare.

Santanchè

Altra vittima di grandissima attualità è Daniela Santanchè, ministro italiano del Turismo, entrata nel mirino di Report, la trasmissione di Rai 3, ma soprattutto della magistratura per la gestione di alcune sue società operanti nella comunicazione e nella pubblicità. In Senato la Santanchè non è davvero entrata nel merito delle accuse, ma ha rivelato di essere vittima di una campagna di odio e che molti di questi odiatori, riferendosi ai politici di sinistra, fino a pochi giorni fa le chiedevano una raccomandazione per avere un tavolo al Twiga di Marina di Pietrasanta, di cui lei è azionista. Anche in questo caso la base del vittimismo c’è: migliaia di altri imprenditori sull’orlo del fallimento vivono di espedienti e di furbate, anche se va detto che non sono senatori. In ogni caso non si capisce il motivo del complotto contro un personaggio politicamente marginale, per quanto di grande visibilità televisiva. Ovviamente il vittimismo non ha colore politico: chiunque venga toccato non di dice da un’inchiesta, ma da un tweet, pensa che ci siano dietro i nemici politici, quando non direttamente i poteri forti.

Soumahoro

Da una vittima di destra ad una di sinistra, Aboubakar Soumahoro, che invece di farsi dimenticare per la vicenda della cooperativa, gestita da moglie e suocera, che sottopagava i migranti ha ripreso il palcoscenico in Parlamento: il deputato di origini ivoriane ha sostenuto che i suoi interventi in aula sono spesso accompagnati da ululati da parte di colleghi di destra, anche se di questi ululati nelle registrazioni non c’è traccia. Però Soumahoro, legato per sempre a quella iconica foto con gli stivali da lavoro, ritiene che le critiche nei suoi confronti siano un’offesa alla Costituzione e ha anche registrato un video in cui si chiede e ci chiede: “Mi volete morto?”. Siamo a un nuovo stadio del vittimismo: battersi per una giusta causa, cioè contro lo sfruttamento dei migranti, ma stando mediaticamente dalla parte dei buoni e in concreto da quella dei cattivi.

Mourinho

Il vittimismo è in tutti i settori della società ma è soltanto nel calcio che è istituzionalizzato: addirittura c’è chi teorizza che debba far parte del bagaglio culturale di ogni addetto ai lavori. L’icona indiscussa del vittimismo calcistico è José Mourinho, che entrava nella parte anche quando guidava il Real Madrid e quindi figuriamoci con la Roma, con cui nel solo 2022-23 e nella sola Serie A ha totalizzato 3 espulsioni e 4 ammonizioni: record del campionato a cui ci sarebbero da aggiungere le tante sanzioni per i suoi collaboratori. Un atteggiamento che l’allenatore portoghese ha portato anche in Europa, incolpando l’arbitro Taylor della sconfitta con il Siviglia nella finale di Europa League e venendo squalificato per il suo show post-partita. Tuttora non è chiaro perché a Nyon vedano con più favore il Siviglia della Roma. Il vittimista potrà vincere con i suoi presunti nemici, ma con la logica non ci riuscirà mai.