75. festival di cannes

L’eterna violenza a Napoli e un’amicizia spezzata

Nei nuovi film in concorso diretti da Mario Martone e Jean-Pierre e Luc Dardenne — Il primo, «Nostalgia», interpretato da Pierfrancesco Favino, è una denuncia dell’onnipresenza della malavita — Il secondo, «Tori et Lokita», racconta la storia di due giovani migranti africani alla ricerca di una vita normale
Pierfrancesco Favino interpreta Felice, napoletano che torna nella sua città dopo 40 anni di vita in Africa.
Antonio Mariotti
25.05.2022 06:00

È ancora possibile girare dei film sui «grandi sentimenti» come la nostalgia della giovinezza o l’amicizia spezzata dalla tragedia? Ieri a Cannes, dopo aver visto le nuove opere in concorso del napoletano Mario Martoni e dei belgi Luc e Jean-Pierre Dardenne, la risposta non poteva essere che un sì convinto. In entrambi i casi infatti questi «mastodonti» affettivi vengono inseriti in un contesto talmente preciso e affidati a personaggi talmente veri da riuscire a sconfiggere il rischio del déjà vu e a condurre per mano lo spettatore in un’avventura avvincente, anche se non tutta rose e fiori.

Il ritorno a casa di Felice

Nostalgia, tratto dall’omonimo romanzo di Ermanno Rea pubblicato nel 2016, l’anno della morte dello scrittore e giornalista, è la storia di un ritorno a casa, quello di Felice, cresciuto nel rione Sanità e reduce da 40 anni di brillante attività imprenditoriale in Africa. Un ritorno dapprima provvisorio, finalizzato a prendersi cura dell’anziana madre, ma che dopo la morte della donna diventa definitivo, poiché Felice (interpretato da Pierfrancesco Favino) capisce che, nonostante la macchia del fatto di sangue giovanile che lo lega indissolubilmente ad Oreste - diventato nel frattempo il «Malommo», temuto boss locale della camorra - quella è la città in cui è nato e in cui vuole morire. Martone può contare su un protagonista presente in ogni scena al quale, contrariamente a quanto accadeva in Hammamet o Il traditore, non serve una maschera per trasformarsi. Gli basta un lieve accento straniero per dare al suo personaggio la profondità e il distacco necessari. La Napoli che Felice ritrova al suo arrivo è la stessa che ha lasciato quindicenne per sfuggire ai rimorsi e alla galera, ma lui è un altro (si è convertito all’islam) e grazie al sorprendente legame che sviluppa con Don Luigi (Francesco Di Leva), prete impegnato con le idee ben chiare su cosa si può e non si può fare in quel contesto, riuscirà ad incontrare Oreste che vive come un recluso in completa solitudine. Riflessione amara sulla propria città e i suoi eterni drammi, per Martone Nostalgia rappresenta una prova importante e riuscita nell’ambito di una ricca filmografia che raramente l’aveva visto far uso così duramente della denuncia.

Inventarsi una vita insieme

È un’amicizia tenera e fondamentale per entrambi quella che lega Tori (Pablo Schils) e Lokita (Joely Mbundu): un ragazzo e un’adolescente africani che, dopo essersi conosciuti sul gommone che li ha sbarcati sulle coste della Sicilia, ora cercano di far credere alle autorità belghe di essere fratello e sorella, poiché lui - bambino abbandonato e fuggito da un orfanotrofio - ha già i documenti in regola, mentre lei non ancora. I fratelli Dardenne (già vincitori di due Palme d’oro) non smentiscono certo con il loro nuovo film il loro impegno sociale, ma la storia di violenza e povertà che ci raccontano è nobilitata da questo sentimento puro. I due ragazzi hanno bisogno l’uno dell’altra come dell’aria che respirano. Per farsi cantare una canzone, inventarsi una vita in comune che non hanno mai avuto e non avranno mai, abbracciare o ricevere un abbraccio per cercare di dimenticare le madri che non sono più con loro. A circondarli c’è un sottobosco malavitoso cinico e spietato che li tratta come fonte di guadagno facile e senza rischi, mentre ai loro conterranei interessa soltanto farsi rimborsare il prezzo del viaggio verso l’Europa. Il sistema di assistenza sociale esiste ma è impotente di fronte alle decisioni delle autorità e, dopo che la sua domanda d’asilo è stata definitivamente respinta, a Lokita non resterà che l’illegalità. Il destino peggiore, senza più via d’uscita.