Recensione

È il sedicesimo secolo: l’Andalusia è in fiamme

Un romanzo storico di ampio respiro: «La mano di Fatima» di Ildefonso Falcones
Un dettaglio della copertina.
Sergio Roic
21.01.2021 19:18

La mano di Fatima è il secondo poderoso romanzo di Ildefonso Falcones, scrittore barcellonese assurto alla notorietà con La cattedrale del mare. Pubblicato nel 2009 è stato alla base anche di una fortunata serie tv di Netflix. La storia è ambientata per la maggior parte nelle Alpujarras, le montagne che attorniano l’andalusa Granada. Lì, nel 1568, scoppia una violenta rivolta della popolazione musulmana, cristianizzata a forza dopo la caduta di Granada del 1492, conquistata dai celebri Re cattolici. Tra rivincite, rivalse e massacri inenarrabili (ma narrati), ecco che Falcones ci presenta il giovane Hernando Ruiz, nato da un rapporto non consensuale tra il prete del villaggio e la musulmana Aisha. Il ragazzo, che ha ereditato gli occhi azzurri del prete, viene chiamato beffardamente il Nazareno dai suoi stessi correligionari musulmani. Perché sì, i nuovi convertiti, in segreto praticano le loro usanze tradizionali. La risposta dei cristiani non sarà meno terribile e le Alpujarras saranno teatro di altri spargimenti di sangue, con l’uccisione della popolazione maschile adulta e la schiavizzazione di donne e bambini. La storia di Hernando e della giovane madre Fatima innerva questo romanzo storico di ampio respiro. Buona lettura, con la consapevolezza che i musulmani furono poi definitivamente espulsi dall’Andalusia nel 1609.

Editore: TEA, 2012; 911 pagine.
Editore: TEA, 2012; 911 pagine.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 17, 2020

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