Il tempo assoluto del villaggio di Prawiek

Ai libri e ai loro autori capitano, a volte, strani destini. Olga Tokarczuk, premio Nobel per la letteratura del 2018, viene ora ristampata in vari Paesi da case editrici diverse da quelle che la presentarono in traduzione magari già negli anni Novanta in parecchie lingue europee. Il suo romanzo Nella quiete del tempo, edito oggi da Bompiani, è stato infatti preceduto da un’edizione «Nottetempo» del 2013 e da un’edizione antecedente di «e/o» che risale a una ventina di anni fa e che portava un titolo diverso. In ogni caso, tutto ciò non scalfisce minimamente la qualità della scrittura della Tokarczuk, una sorta di Garcia Marquez in salsa polacca, tale e tanto è il suo talento per la narrazione fantastica che deriva, però, da una conoscenza profonda della storia, nel caso di Nella quiete del tempo della storia del proprio Paese, la Polonia. Il romanzo ci presenta un villaggio, Prawiek (che in polacco vuol dire «tempo remoto»), un’autentica Macondo dell’Est, dove in definitiva si svolgono tutte le cose importanti del mondo. Il villaggio è popolato da persone e cose, fiumi e piante, ed è attraversato dalla storia. Tuttavia, esso è attraversato soprattutto dal Tempo, quell’ineffabile filo conduttore in grado di narrare ogni sorta di storie. Ecco a voi, quindi, Olga Tokarczuk: vi propone una sua variante della storia universale.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 41, 2020