Letteratura

La viralità dei social nella più grave moria di ulivi

Presentato al LAC di Lugano il libro «Il fuoco invisibile - Storia umana di un disastro naturale» di Daniele Rielli
Mattia Darni
06.05.2023 21:00

Raccontare un dramma ecologico e sociale come se fosse un incalzante romanzo a più voci: è ciò che fa Daniele Rielli nel suo ultimo lavoro letterario intitolato Il fuoco invisibile - Storia umana di un disastro naturale (Rizzoli, 2003). Arrivato ieri, venerdì, al LAC di Lugano per presentare il proprio libro, l'autore ha ripercorso le ragioni storiche, politiche e sociali che hanno accompagnato l'arrivo in Puglia di Xylella, un batterio che ha causato nella regione la più grave epidemia mondiale di piante. Vittime della malattia sono gli ulivi, piante simbolo della civiltà mediterranea le quali, secondo credenze popolari e leggende metropolitane, sarebbero immortali. A cadere sotto i colpi di Xylella sono invece stati ventun milioni di esemplari, alcuni dei quali secolari se non addirittura millenari.

Le colpe della politica

Tutto inizia nel 2013 a Gallipoli quando degli ulivi cominciano a seccare e morire in un modo mai visto prima. Presto si scopre che la malattia è dovuta al batterio Xylella – fino ad allora conosciuto nel continente americano, ma semisconosciuto in Europa – arrivato tramite una piantina ornamentale di caffè giunta dalla Costa Rica. Generalmente, per fronteggiare questo tipo di crisi fitosanitarie, la pratica universalmente applicata è tagliare le piante infette e quelle attorno ad esse. Ma è proprio qui che, ha spiegato Rielli nel corso della serata luganese, sorgono i primi problemi. Gli ulivi sono infatti delle piante culturalmente rilevanti nella regione e quindi procedere alla loro eliminazione genera degli attriti. A complicare le cose è poi l'ampiezza dell'intervento, la malattia viene infatti scoperta tardi, quando ha già colpito un numero considerevole di piante.

Sfortuna vuole poi che, quando viene identificata Xylella, sono imminenti le elezioni regionali. Nessun candidato, né di destra né di sinistra, ha pertanto il coraggio di spingere l'acceleratore sul taglio delle piante perché la popolazione, per ragioni identitario-culturali e perché fuorviata dalle teorie del complotto che iniziano a diffondersi, è contraria alla loro eliminazione. Succede addirittura che il candidato favorito e che poi vincerà le elezioni, Michele Emiliano, vada a visitare i campi in compagnia dei negazionisti e rilasci interviste ad emittenti che hanno adottato tale linea di pensiero.

Ulteriore fattore che ha favorito la diffusione di Xylella è la proprietà degli ulivi. Come ha spiegato Rielli al LAC, alcune piante non avevano dei proprietari e dunque delle persone che si potessero occupare del loro taglio. Le altre appartenevano a delle famiglie della regione e ad occuparsene erano, generalmente, gli anziani. Quando perciò gli è stato intimato il taglio delle piante infette attraverso una lettera inviata dalla Regione Puglia che indicava le coordinate GPS degli alberi da eliminare, essi, nella maggior parte dei casi, non riuscivano ad identificare le piante oggetto della misura.

Le teorie del complotto e il ruolo dei social

A favorire poi il diffondersi di Xylella hanno concorso anche le credenze popolari: l'ulivo, infatti, era considerato dalle persone una pianta praticamente immortale e immune alla maggior parte delle malattie. Quando, quindi, le piante cominciano a morire, nella popolazione, ha spiegato Daniele Rielli durante il suo intervento, cominciano a diffondersi delle teorie del complotto. Alcune di esse sostengono che ci sarebbero delle multinazionali che vorrebbero sostituire gli alberi secolari con delle specie transgeniche, mentre altre teorie affermano che nella zona di Gallipoli si vorrebbe procedere all'abbattimento delle piante per edificare un complesso turistico.

Alla base di tali fantasiose teorie, secondo Rielli, c'è il bisogno umano di identificare un colpevole in quanto ciò dà un senso di protezione: se si smaschera il cattivo,  la situazione si risolve. Quello che non ha fatto la natura umana, poi, lo hanno fatto i social. Durante la serata al LAC, l'autore de Il fuoco invisibile ha attirato l'attenzione dei presenti sul ruolo che hanno giocato le piattaforme sociali nella diffusione delle teorie del complotto: esse hanno funto da cassa di risonanza delle teorie alternative sulla morte degli ulivi. Così facendo sono addirittura arrivate a capovolgere la realtà: gli scienziati che avevano isolato e scoperto la malattia sono stati tacciati di essere coloro che l'hanno diffusa. Apice della distorsione del reale è poi stata l'indagine della magistratura italiana nei confronti di coloro che avevano scoperto Xylella i quali, alla fine, sono stati prosciolti.

A colpire l'autore del libro è stata soprattutto la follia sociale: nessuno, tranne gli scienziati e qualche olivicoltore illuminato, credeva che Xylella fosse una malattia reale. Il fuoco invisibile vuole così essere anche uno strumento attraverso cui indagare le ragioni che hanno portato a una tale situazione delirante.

Le ragioni del cuore

In alcuni casi, inoltre, a frenare il taglio degli ulivi hanno concorso delle ragioni sentimentali. Nel libro Rielli racconta di un signore emigrato in Germania per lavorare alla Volkswagen. Per lui quelli furono anni terribili, ma, grazie ai suoi sforzi, riuscì a mettere insieme un capitale che gli permise di comprarsi degli ulivi. Poco dopo l'acquisto, tuttavia, scoprì che le sue piante dovevano venire tagliate e in ciò egli vide la vanificazione dei sacrifici di una vita. L'episodio serve a Rielli per spiegare come, nonostante ciò non giustifichi la mancanza di interventi decisi volti al contenimento di Xylella , si possa capire perché in Puglia siano regnati un certo immobilismo e rifiuto di fronte alla grave situazione fitosanitaria.

Daniele Rielli è nato a Bolzano l’11 agosto 1982 e attualmente vive a Roma. Ha scritto cinque libri: «Il fuoco invisibile – Storia umana di un disastro naturale» (Rizzoli, 2023), «Odio» (Mondadori, 2020; candidato al premio Strega), «Storie dal mondo nuovo» (Adelphi, 2016), «Lascia stare la gallina» (Bompiani, 2015 e Mondadori, 2021) e «Quitaly» (Indiana editore, 2014). Ha scritto e diretto il documentario «Hockeytown» (2019) e collaborato al soggetto delle serie TV RAI «The net» (2022) e «Brennero» (2023). Ha scritto due spettacoli teatrali per la compagnia Vico Corto Mazzini e sta sviluppando «Stelle», uno spettacolo per il Teatro Stabile di Bolzano. Ha tenuto il corso di scrittura gratuito «Raccontare» e numerose lezioni nelle università. Dal 2020 conduce il podcast «PDR-il podcast di Daniele Rielli» su Youtube, Spotify; Apple; Google podcast e tutti i principali canali podcast. Ha scritto per Domani, il Foglio, La Stampa, Repubblica, Il Sole 24 ore, Sette (Corriere della Sera) e Internazionale.