Recensione

L’anno è il 1794: l’orrore bussa alle porte

Nel seguito di «1793» l’irriducibile ex soldato Mickel Cardel è di nuovo alle prese con una morte misteriosa in una perduta Svezia d’antan narrata da Niklas Natt och Dag
L’autore Niklas Natt och Dag, 41 anni.
Sergio Roic
13.01.2021 23:33

Niklas Natt och Dag, rampollo di un’antica nobile famiglia svedese, si è messo in testa di dipingere la fine del XVIII secolo nella sua terra come un romanzo dell’orrore. Cominciando dal riuscito romanzo 1793 e proseguendo con questo 1794, l’autore mette in scena un irriducibile ex soldato, Mickel Cardell, che in una Stoccolma tenebrosa e dedita a ogni vizio inizia una personale discesa negli inferi. Se nel primo romanzo Cardell assisteva il geniale Cecil Winge nella risoluzione del caso criminale in oggetto, stavolta si avvale della mente perspicace del fratello, Emil Winge, per cercare di trovare il colpevole del brutale assassinio di una ragazza avvenuto durante la notte di nozze. Come orribile aperitivo, 1794 inizia narrando la trasferta su un’isola caraibica, allora possesso della Svezia, da parte di Erik Tre Rosor che in quel luogo sperduto inizierà la sua vita da adulto tra il disumano trattamento degli schiavi che vi vengono portati e l’impersonificazione del male, un uomo che lo condurrà alla rovina. Tre Rosor, giovane marito della ragazza assassinata, viene ritenuto il colpevole dell’efferato delitto, ma la verità è ben altra e si dipana tra manicomi mostruosi, sette dedite al male e una congerie di orripilanti vite che si attorcigliano per stritolare la perduta Svezia d’antan scaturita dalla penna di Och Dag.

Edizione: Einaudi, 2020; 544 pagine.
Edizione: Einaudi, 2020; 544 pagine.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 51, 2020

In questo articolo: