Recensione

L’antistoria di Binet

Le scoperte geografiche al centro del premiato romanzo «Civilizzazioni» assumono un andamento a prima vista paradossale
Un dettaglio della copertina.
Sergio Roic
20.01.2021 16:46

Laurent Binet, già autore di due romanzi di buon successo, con Civilizzazioni, vincitore di uno dei maggiori premi letterari transalpini, conquista tutti: critica e pubblico. Il libro, ambientato al tempo delle scoperte geografiche, ha un andamento a prima vista paradossale. Colombo arriva sì a scoprire le agognate Indie (l’America), ma è sconfitto in battaglia campale da indios ben poco arrendevoli e militarmente ben organizzati. L’arcano si spiega con una combinazione di sangue indio e vichingo, reminiscenza di quegli uomini del Nord che arrivarono nel Vinland (si parla sempre dell’America) attorno all’anno Mille. Basta quindi, secondo Binet, un solo elemento eterodosso messo sul piatto della bilancia storica, l’organizzazione militare degli amerindi, per sovvertire tutta la storia. Perché in questa storia B Atahualpa, l’imperatore Inca in fuga davanti al fratello Huáscar, riuscirà a sbarcare a Lisbona e, complice il grande terremoto, a infinocchiare i poteri europei fino a prendere in ostaggio uno stupefatto Carlo V, sovrano di Spagna e di mezza Europa. Il libro prosegue fra dipinti di Tiziano e Tintoretto del nuovo signore venuto dall’Ovest, tra rivolgimenti e alleanze storiche al limite dell’assurdo (il Papa romano sarà difeso dall’Impero ottomano), fino alle avventure conclusive di un Cervantes bardo sì, ma del nuovo mondo. Un romanzo da leggere e confrontare con la storia accaduta davvero.

Editore: La nave di Teseo, 2020; 384 pagine.
Editore: La nave di Teseo, 2020; 384 pagine.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 29, 2020

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